venerdì 13 dicembre 2019

REGALI DI NATALE 2019 / Bollicine e vini bianchi, rossi e panettone, pranzo del 25 e distillati...


Una tavola natalizia.
Uomo, donna. Bere, mangiare. Regalare e regalarsi. Ecco i suggerimenti  del MoncalVini, con i migliori auguri di Buone Feste.

Le Bollicine
La V a rondine, domina l’etichetta a scudo, che riporta, oltre alla dizione Villa Franciacorta, semplicemente il nome dello spumante classico brut: Emozione. La nuova annata (producono solo millesimati) è il 2015, da poco in vendita dopo affinamento sui lieviti di almeno 3 anni. Unico spumante della casa che aggiunge a un 85% di Chardonnay e al 10% di Pinot nero, anche un 5% di Pinot bianco.
Eppure quella minima quantità del terzo vitigno da bollicine è probabilmente la responsabile di certi grati sentori floreali – fiori bianchi per l’appunto - cui si aggiungono note citrine e persino un accenno di crosta di pane. Un davvero brindisi emozionante.
Abbinamento elettivo: Cernia al forno con patate.
Prezzo: sui 20 € la bottiglia.
Info: Villa Franciacorta, via Villa 2, Monticelli Brusati (Brescia), www.villafranciacorta.it 





Si affina 11 anni sui lieviti il Giulio Ferrari Rosé 2007, Trento Doc, sapiente cuvée di Chardonnay e Pinot nero di montagna, pluripremiato da molte guide. Il colore è rosa salmone con riflessi corallini, al naso si avverte la rosa canina in confettura, seguita da note agrumate, speziate e minerali. Il sapore è intenso, sapido, lunghissimo. 
Abbinamento elettivo: Aragosta alla Thermidor
Prezzo: 205 € la bottiglia.
Info: Ferrari F.lli Lunelli, via del Ponte 15, Trento, www.ferraritrento.com 



Il Prosecco Solidale: buono di sapore e buono perché fa del bene. Le Manzane di San Pietro in Faletto devolveranno parte dei proventi della vendita all’Associazione Revert per il suo progetto (in collaborazione con l’impresa sociale Edipo Re) di ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. Si tratta di un’edizione speciale dal Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Dry appunto Limited Edition, frutto della vendemmia benefica tenuta l’8 settembre scorso tra i filari di Glera. Le bottiglie arricchite da un bindello dedicato alla onlus e da un’etichetta in Braille, sono acquistabili nelle enoteche e negozi specializzati, al Wineshop PaperCigno della cantina e su ordinazione. Le bollicine del Prosecco Solidale hanno colore paglierino brillante; profumi floreali e fruttati. Sapore pieno, fruttato, secco e morbido al contempo, saporoso e allegro. 
Abbinamento elettivo: Bigoli in salsa.
Prezzo: 12,50 € la bottiglia.
Info: Le Manzane,  via Maset 47/B, San Pietro in Falletto (Treviso), www.lemanzane.com


Il vino bianco
I vigneti che dominano Ockfen (piccolo villaggio tedesco della Mosella, lungo il fiume Saar) allignano in terreni di ardesia grigio-blu, che danno al vino sapori unici: come una particolare mineralità che richiama la polvere da sparo. Il vino è naturalmente un Riesling, secco, il Saarburger Kupp 2017 della tenuta Dr. Fischer-Hofstätter Mosel, una produzione dell’altoatesina Hofstätter di Martin Foradori. Il colore è giallo carico, quasi oro, il profumo ricco, complesso: prima la frutta esotica, poi albicocca e pesca, quindi i caratteristici sentori di pietra focaia, polvere da sparo, idrocarburi e un lieve speziato
finale. Vino bianco di buon corpo e di lunga permanenza gusto-olfattiva. Un fuoriclasse.  
Abbinamento elettivo: Risotto alle spezie, con burrata e capesante. 
Prezzo: sui 35 € la bottiglia.
Info: Hofstätter, Rathausplatz 7, Termeno (Bolzano),  www.hofstatter.com


Due vini rossi
Una degustazione verticale di sei “vecchie” annate – dal 2001 al 2009 – ha messo in luce qualche mese fa, le enormi potenzialità di maturazione e la bevibilità strepitosa del Sei Vigne Insyntesis, vino di punta di una grande cooperativa come la Viticoltori associati Vinchio – Vaglio Serra, specializzata nella produzione di Barbera d’Asti e del Monferrato. Quattro su sei le ho giudicate eccellenti (intendo così un voto, in centesimi, superiore a 90) e due “solo” ottime (voti: 88 e 89). Con queste premesse e con un giudizio lusinghiero anche sulla vendemmia 2011 il Sei Vigne Insyntesis Barbera d’Asti Docg 2011 (ultima annata in commercio, dopo 18 mesi trascorsi in piccole botti di rovere francese e parecchi altri anni in bottiglia) mostra una trama tannica elegante, equilibrata, vivace, sapida, di piena soddisfazione. Grande vino dal peculiare bouquet aromatico. Il nome gli deriva dal fatto che nel 2001 una prima sperimentazione era stata condotta su sei vigneti, con ottimi risultati, tanto che da allora il vino è appunto la sintesi (come recita il nome) di quei grappoli provenienti da sei diversi cru. 
Abbinamento elettivo: Brasato di manzo al Barbera.
Prezzo: 32 € nel negozio aziendale, sui 38 € nei punti vendita esterni.
Info: Viticoltori Vinchio – Vaglio Serra, reg. San Pancrazio 1, Vinchio (Asti), www.vinchio.com

La famiglia Cecchetto, che ha come fiore all’occhiello della sua produzione – con l’etichetta Ca’ di Rajo - un Tai del Piave straordinario, l’Iconema (da uve leggermente appassite in fruttaio) vanta anche, come cavallo di battaglia, un altro vino tipico della zona del Piave, il Raboso. Forse il suo nome deriva da “rabbioso”, era infatti un vino spigoloso, molto tannico e acido. Le tecniche moderne ne hanno smussato gli angoli, restituendone una potenza a volte persino morbida, almeno nei casi migliori. Così è per il Notti di Luna Piena, Malanotte del Piave Docg 2013, dove il nome della Docg è un omaggio al bel borgo medievale di Malanotte, che si trova a Tezze di Piave. Per domare l’esuberante Raboso, i fratelli Simone, Alessio e Fabio Cecchetto utilizzano la tecnica dell’appassimento delle uve in fruttaio per tre mesi e, per aumentare la rotondità del vino, una maturazione in barrique che si protrae per tre anni prima dell’imbottigliamento. Un’ulteriore chicca è rappresentata dall’allevamento delle uve secondo l’antico e ormai raro metodo della Bellussera, che innalza le viti fino a 4 metri da terra, disponendole a raggio (vedere articolo “A Ca’ di Rajo con la Bellussera crescono i grandi vini” del 15/1/2019: https://ilmoncalvini.blogspot.com/search/label/
Ca%27%20di%20Rajo ). Il Notti di Luna Piena risulta così strutturato, generoso, ricco, coi suoi bei profumi di ciliegia, mora e prugna, che si evolvono in viola, vaniglia, cuoio e tabacco. All’altezza dei migliori e più famosi rossi italiani.
Abbinamento elettivo: Vitello in doppia cottura, con carciofi e purea di olive.
Prezzo: sui 25 € la bottiglia.
Info: Ca' di Rajo, via del Carmine 2/2, San Polo di Piave (Treviso), www.cadirajo.com

El Panetùn de Milan
A Milano, siamo messi bene in quanto a panettoni. Intanto, l’abbiamo inventato: sembra sia stato, nel Quattrocento, il Toni, garzone di cucina di Ludovico il Moro che, essendo bruciato in forno il dolce durante un pranzo natalizio di corte, con quello che era rimasto in dispensa – farina, burro, uova, uvetta e scorza di cedro – lo creò con gran successo. Certo, non poteva essere come il panettone codificato dalla successiva tradizione, che impone lunghe lievitazioni dell’impasto. Comunque, diciamo la verità, ormai se ne fanno di eccellenti dall’Alpi alle…Madonie, passando per il Centro Italia. (Uno su tutti: Fiasconaro di Castelbuono, Palermo). Come, per altro, anche di cattivi, mal lievitati e con materie prime dozzinali. Questi due, milanesissimi, li garantisco: sono al top della piramide panettonica.
La Martesana da più di 50 anni ci delizia con una pasticceria d’avanguardia, sempre guidata saldamente e dolcemente dal maestro Vincenzo Santoro. I suoi segreti? Materie prime selezionatissime, grande esperienza e creatività, collaboratori in gamba. Quest’anno, due panettoni nuovi di zecca si affiancano ai già noti Tradizionale, Panetùn de l’Enzo, Rustico, ai marron glacé… L’Augusto è stato definito il primo panettone da degustazione, da provare anche fuori pasto delle feste, con un buon bicchiere di vino dolce, Moscato d’Asti o Passito di Pantelleria, per esempio.
Nell’augusto impasto è stato inserito un infuso di caffè, amarene candite e venature di cioccolato bianco. Il tutto è ricoperto da una frolla al caffè, glassa di zucchero e bastoncini di mandorle. Una meraviglia. Prezzo: 40 € al kg.
Notevole anche il Panettone ai tre cioccolati (foto a destra), in cui il normale impasto viene mescolato a un altro impasto, tutto di di cioccolato, che gli dona il colore scuro. All’interno, cubetti di cioccolato bianco, al latte e fondente. Copertura con una glassa di fondente arricchita da croccantini dei vari cioccolati.
Prezzo: 40 € al kg.
Info: Martesana, negozi a Milano in via Cagliero 14, via Sarpi 62 e piazza Sant’Agostino 7. www.martesanamilano.com 

Raffinata la linea di panettoni che Giovanni Cova & C. ha sfoderato quest’autunno. Si chiama Leonardo 500, naturalmente in occasione dell’anniversario della morte del genio di Vinci, che a Milano soggiornò a lungo. Il progetto ha un suo côté culturale, visto che la premiata ditta ha fatto un accordo con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella quale è custodita la più importante raccolta esistente di scritti e opere di Leonardo, fra cui il Codice Atlantico. A chi acquista un panettone  della linea Leonardo, fra l’altro, verrà riservato uno sconto sul ticket d’ingresso alla collezione d’arte
della Pinacoteca. L’idea vincente è stata quella di rivestire i prodotti dolciari con incarti o latte che riproducono le opere del maestro. Così, La Gioconda riprodotta su una latta da collezione racchiude il panettone classico (prezzo: 25,60 €); mentre L’Annunciazione avvolge il Panettone Grancioccolato (con granella di nocciole, prezzo: 22 €); e L’Ultima Cena riveste il Panettone con gocce di cioccolato bianco, lampone e pistacchio (prezzo: 22 €). E così via con La Dama con l’Ermellino, La Vergine delle rocce, Sant’Anna, la Vergine e il bambino con l’agnellino…
Info: negozio a Milano: via Cusani 10, www.giovannicovaec.it


Dopo cena (o anche prima?)
Questo gin sa di Piemonte. Eccome! Ma come? Semplice (a dirsi). Le botaniche utilizzate sono solo tre: ginepro e nocciole tostate piemontesi, nonché tartufo bianco d’Alba. Si chiama Wolfrest Alba questo dry gin e prende il nome da Montelupo Albese, piccolo comune a 10 km da Alba, paese di origine di Valentina Barone e Giovanni Alessandria, ideatori del “gin del lupo”. I profumi e i sentori, sostenuti da 45° alcolici, qui sono quindi ovvii: ginepro, nocciole e tartufo, in un mix singolarmente riuscito. Da bere ben freddo, in solitudine o miscelato in cocktail.
Prezzo: bottiglia da 500 ml, 97 € (sul sito). 
Info: Wolfresthttps://wolfrestgin.com


Vecchio? No, Stravecchio. Anzi, strastravecchio. Il nome identifica un brandy nato effettivamente in casa Branca più di un secolo fa: precisamente nel 1888. Esce ora l’XO (extra old), lungamente maturato prima in botti di rovere e più tardi nella maestosa Botte Madre dalla capacità di 83mila litri. Le acqueviti (distillati di vino) che lo compongono si affinano nel legno fino a 20 anni. Risultato: un bel colore ambrato con guizzi dorati, profumi ampi in cui s’impongono la vaniglia, il cacao amaro e il miele. E poi tutto un fiorire di sentori che s’avvicendano, ciliegia e tabacco su tutti. In bocca, un po’ di astringenza iniziale, che si evolve in una sensazione setosa e quindi in note di cioccolato, uvetta, con finale leggermente speziato e richiami agrumati e di mandorla tostata.
Prezzo: sui 15 € la bottiglia.
Info: Fratelli Branca Distilleriewww.brancadistillerie.com






Natale al ristorante

Uno scorcio del 13 Giugno
Elegante, con le sue boiserie, i grandi specchi, i quadri alle pareti beigeoline, il pianoforte d’angolo fra le due salette e il cantante-pianista che quasi sottovoce diffonde vecchie canzoni dal vivo, il 13 Giugno unisce un certo tono da club inglese a una contenuta allegria siciliana. Già, perché il fondatore Saverio Dolcimascolo, palermitano verace, che da qualche tempo ha lasciato le redini al figlio Edoardo, l’ho voluto così nel 1988, quando l’aprì, e da allora, pur con miglioramenti come l’apertura della veranda e del bistrot, il locale è rimasto sostanzialmente lo stesso: alta cucina siciliana, ben presentata e servita da personale solerte e sorridente. Il regalo di Natale è proprio il pranzo del 25, che a un prezzo contenuto, offre uno spaccato veramente goloso della gastronomia della Trinacria. Il titolo del pranzo è quasi
banale, Sicilia in bocca, i risultati nel piatto no. Si comincia con panelle alla farina di ceci, arancini di riso (risotto giallo all’interno) e crocchette di patate; poi sardine a beccafico (con pangrattato, pinoli e uvetta), strepitosi involtini e caponatina di melanzane. Si prosegue con due classicissimi primi, la pasta con le sarde (condite anche con finocchietto, pinoli, uvetta, filettini di acciuga) e i maccheroncini alla Norma (con pomodoro, melanzane a tocchetti e ricotta salata (eccellenti).
Involtini e caponata di melanzane
Due secondi, di pesce e di carne. Filetto di spigola alla siciliana e cioè con pomodorini, capperi e olive, molto buono; e il Falsomagro, un arrotolato di manzo che qui però è proposto con carne di vitello e che nasconde una farcia di carne macinata, pecorino, pangrattato, mortadella, caciocavallo e uova sode. Da farsi crescere i baffi al solo scopo di leccarseli…
Dolci in fondo, come recita l’adagio. Ci si può sbizzarrire fra “Sua Maestà la cassata siciliana” e i cannoli, i cioccolatini al pistacchio e noci e i tegolini all’arancia.
La proposta dei vini (compresi nel prezzo finale, assieme ad acqua e caffè) recita: Oniris, un bianco fresco e spensierato della Duca di Salaparuta e Calanica, un rotondo mix di nero d’Avola e Merlot della stessa maison di Casteldaccia. 
Prezzo a persona: 65 €. (A Capodanno, con menu più ampio e lussuoso e “ricchi premi e cotillons”, 155 €).
Info: Ristorante 13 Giugno, via Goldoni 44, Milano, tel. 02.719654, www.ristorante13giugno.it

martedì 3 dicembre 2019

Le Marchesine di Franciacorta sposano il salmone di...Zibello. Un matrimonio buono e bello


Polesine Zibello, comune sparso di 3mila anime in provincia di Parma, è famoso per il re dei salumi italiano, il culatello di Zibello. Quindi un gourmet, andando da quelle parti si aspetterebbe di trovare una gastronomia tutta basata sul culatello. E invece… invece è vero (o quasi). A Polesine risiede l’Antica Corte Pallavicina, castello, ristorante, cantina e produttore di culatelli da sballo; più altri produttori di valore, da Arca Gualerzi a Cacciali Graziano, da La Bastia a Negroni, nonché il Consorzio di tutela. E allora che ci fa nella nebbiosa bassa parmense un’azienda nomata Food Lab Academy? Salmone. Salmone fresco, marinato e affumicato; salmone selvaggio
Gianpaolo Ghilardotti e Loris Biatta
pescato all’amo e d’allevamento. Che c’entra il pesce col maiale? Chissà, forse eccellenza ha attirato eccellenza, fatto sta che nella patria del Culatello ha la sua sede anche una delle migliori aziende italiane di salmone (ma anche di tonno, pesce spada e marlin). Niente viene congelato (potrebbe, per legge, esserlo durante e dopo la lavorazione, e allora il processo dev’essere indicato in etichetta), al fine di mantenere la carne elastica e il sapore pieno; tranne il salmone selvaggio dell’Oceano Pacifico, che congelato lo è all’origine, appena pescato, per via della distanza. Inoltre il salmone di Food Lab Academy è salato manualmente a secco. E non a iniezione di acqua e sale o con il “combi” (un metodo simile). Anche se col sistema manuale si ha un calo di peso, il risultato finale è qualitativamente superiore.
Molto sono le prerogative di questi salmoni, a cominciare dal sapore, uno dei più franchi e complessi in tutte le tipologie, dal norvegese allo scozzese (anche biologico), allevati, dal Red King pescato ad amo al Sockeye, questi ultimi pesci selvaggi dell'Alaska con percentuali di grasso bassissime (5-4% in confronto al 16/15% degli allevati).
Il deus ex-machina della Food Lab è Gianpaolo Ghilardotti (ben coadiuvato dai fratelli Francesco ed Elisabetta), grande esperto, nonché cuoco di vaglia ed autore di un libro fondamentale nel settore, Irresistibile salmone, il buono e il bello di un pesce del grande Nord (128 pagg., 18 €, Trenta Editore).
Tartare di salmone scozzese
Un’altra famiglia è protagonista di questa breve storia di gola ed è quella dei Biatta, spumantisti doc (anzi, Docg) in Franciacorta. Sì, perché se l’abbinamento tra salmone affumicato e bollicine è stato lungamente sperimentato e ”certificato” come uno dei migliori e sicuramente il più glamour, occorre allora identificare anche il prodotto più adatto per ciascuna tipologia.
Loris Biatta è la guida e l’anima de Le Marchesine, coadiuvato da figli e genitori e dall’enologo d'Oltralpe Jean-Pierre Valade: la produzione, nonostante la “mano francese”, è quanto di più franciacortino si possa immaginare: nerbo gustativo e ricchezza aromatica, per riassumere in due parole le sensazioni pur variegate che derivano dall’assaggio dei vari Franciacorta, millesimati e sans année, brut, extrabrut e Dosage zero, rosé o bianchi, Chardonnay e Pinot nero in purezza o in  cuvée (con Pinot bianco), fino ai vertici del Secolo Novo Riserva.
Una degustazione pignola ha fatto chiarezza su come abbinare certe tipi di salmone con le giuste tipologie di spumante metodo classico, in questo caso i Franciacorta delle Marchesine.
Si è iniziato con due “vecchi” millesimati, i Blanc de blancs (quindi 100% Chardonnay) 2001 e 2004, di sboccatura non recente, eppure ancora vivaci, di bel nerbo e buona freschezza, eleganti e saporosi. Al 2001 Ghilardotti ha voluto abbinare una Tartare di salmone scozzese con insalata di avocadomela verde e cereali croccanti, al 2004 un Carpaccio di Sockeye, salmone selvaggio dell’Alaska, con un piccolo contorno di rucola allo yogurt.
Fatta la bocca, si sono saltati i passaggi intermedi - che potevano essere ben rappresentati da un morbido Satèn, piuttosto che da un pieno e iodato Rosé (fifty fifty di Pinot nero e Chardonnay) - per passare direttamente al top della produzione, rappresentato dalla Riserva Secolo Novo, Chardonnay in purezza da un vigneto posto sul colle La Santissima di Gussago, di produzione limitata a 40 q.li per ettaro.
Secolo Novo 2004 e 2006 brut, dunque, per fare matrimonio d’amore con un piatto composto da un Sushi di salmoni affumicati, il Sockeye e il Red King pescato ad amo (metodo che dà meno traumi al pesce rispetto alle reti, in cui si dibattono lungamente e con maggior stress per le carni), accompagnati da una spuma di Parmigiano e croccante alle mandorle tostate. Eccellenti abbinamenti, con due Franciacorta di vaglia, il 2004 dal colore quasi dorato, il 2006 ancora paglierino, ambedue eleganti, rotondi e suadenti al palato. 
Austerus in fundo, il Secolo Novo Riserva 2008 Dosage zero, quindi completamente secco, eppure con note ancora fruttate, di mela cotogna, sfumature gessose e un bel palato consistente e sapido: nessun volo pindarico per l’abbinamento, semplici e saporite fettine di scozzese e di selvaggio dell’Alaska. 

Info: Food Lab Academy, Strada Provinciale 97, Polesine Zibello (Parma), tel. 0524. 96423, www.foodlab.net
Le Marchesine, via Vallosa 31, Passirano (Brescia) tel. 030.657005, www.lemarchesine.com. Visite in azienda con degustazione. Orari: lun.-ven. 8-12, 13.30-17.30; sab. 9-12.30, 13.30-17.30 (dom. chiuso). Prezzi: 8-15 € a persona, a seconda dei Franciacorta prescelti.

giovedì 28 novembre 2019

Stelle in Paradiso per sette settimane a Mauritius: da Chicco Cerea a Moreno Cedroni, da Antonella Ricci a Nino di Costanzo in un trionfo di sapori creoli e mediterranei

Le Morne, monte e penisola nella zona sud-ovest dell'isola di Mauritius.

Mauritius: “una perla che distilla grande dolcezza sul mondo” (Joseph Conrad, Un briciolo di fortuna, 1911)

Crocevia di gastronomie europea (soprattutto francese), indiana e cinese, la cucina delle isole Mauritius le rielabora secondo l’esperienza creola (cioè indigena) in un insieme gustoso che contempla curry e altre spezie che insaporiscono ingredienti base come carne (pollo e cervo in particolare), pesce (fra cui polpo e crostacei) e verdure. 
Il comune denominatore è sovente il curry, spezia (o meglio, mix di spezie) che caratterizza molte pietanze. Secondo i fratelli Enrico e Roberto Cerea, titolari del 3 stelle Michelin "Da Vittorio" di Brusaporto (Bergamo), che hanno studiato a fondo l a cucina di Mauritius, il piatto più tipico (ma forse un po’ reinventato)
Il Blue Marin del resort Paradis: specialità aragosta e cene  
a lume di candela...
è il Pollo e Aragosta al curry “secondo la tradizione”,  una preparazione del lussuoso Paradis Beachcomber Golf Resort & Spa, che viene servito con riso basmati alla citronella e cardamomo (vedere ricetta in fondo): un trionfo di profumi e di sentori delicatamente esotici, in cui le carni ”dolci” dell’umile pollo e del nobile crostaceo si mescolano in saporosa armonia.
Non è che un esempio (ripetibile, con un po’ di attenzione, anche a casa nostra) di cucina indigena, appena rivisitata, preannuncio di una ricchezza gastronomica che attende il visitatore delle Mauritius, piccolo arcipelago, stato e isola principale, che si trova a circa 8300 km dall’Italia (10 ore di volo) e 550 km a est del Madagascar.
...e La Ravanne, cocktail con rum locale e piatti creoli.
Un incentivo in più (a parte la bellezza, il mare e l’esotismo dei luoghi) per andarci fra gennaio e marzo del prossimo 2020 è l’evento Stars in Paradis della durata di 7 settimane, durante le quali nelle cucine del Paradis e del Dinarobin Beachcomber Golf resort (5 stelle lusso situati sulla spettacolare penisola di Le Morne) si alterneranno 7 chef stellati, italiani e francesi, che presenteranno piatti fusion (nel senso più nobile della definizione), cioè basati sull’incontro tra le varie tradizioni italiane e mediterranee, francesi e mauriziane, rielaborate creativamente.
Così, dal 2 al 7 gennaio 2020 si cimenterà ai fornelli con la tradizione creola dell’isola Enrico Cerea (Da Vittorio di Brusaporto – Bergamo). Dal 9 al 16, Moreno Cedroni, 2 stelle, de La Madonnina del Pescatore di Senigallia (Ancona). Dal 23 al 30, Ronan Kervarrec, 2 stelle Michelin a La Table de Plaisance di Saint Emilion. Dal 30 gennaio al 6 febbraio Philippe Mille, altro 2 stelle a Reims, nel ristorante Le Parc.
Tornano gli italiani per gli ultimi 3 turni di delizie: Antonella Ricci di Al Fornello da Ricci di Ceglie Messapica (Brindisi), 1 stella, dal 6 al 13 febbraio; Nino di Costanzo, chef dei Dani Maison di Ischia (2 stelle), dal 20 al 27; e Luca Marchini, de L’Erba del Re di Modena (1 stella) dal 27 febbraio al 5 marzo.
Naturalmente la kermesse gastronomica non sarebbe stata possibile senza la collaborazione decisiva del gruppo Beachcomber resort & hotels, non solo perché essa si svolge nei ristoranti di due delle sue otto strutture presenti a Mauritius, Dinarobin  e Paradis (entrambi 5 stelle lusso, situati fianco a fianco sulla splendida penisola di Le Morne), ma in particolare per l’apporto degli staff di cucina delle strutture, che ha come protagonista e ispiratore l’executive chef Mooroogun Coopen, presidente della Mauritius Chefs Association e gli executive chef delle due brigate Jean-Christophe Basseau e Guillaume Bregeat.

Info. Per partecipare a qualcuna delle proposte del Gourmet food festival Stars in Paradis sono a disposizione diversi pacchetti experience realizzati da Alpitour World in collaborazione con Alitalia, tramite voli diretti Roma-Mauritius, e firmati Viaggidea e Turisanda. Prevedono oltre al volo Alitalia e ai trasferimenti da e per l’aeroporto di Mauritius, 7 notti in mezza pensione nel resort prescelto.
Sorgono ambedue alle pendici di Le Marne, un monte imponente che domina una spiaggia bianca di 8 km sulla costa sud-ovest.
Il Pacchetto Paradis, fino a 30 giorni prima della partenza, costa a persona in camera doppia Tropical a partire da 3.039 euro. Il pacchetto nel vicino Dinarobin  (sempre fino a 30 giorni prima della partenza) prevede quote da 3.160 euro a testa in doppia junior suite. Cene “stellate”, 100 euro l’una a persona (o 180 per due cene, a testa).
(Stars in Paradis è stato ideato da Beachcomber Resort & Hotels con la famiglia Cerea, in collaborazione con Alitalia, Alpitour World e Mauritius Tourism promotion Authority).
Alpitour: www.alpitour.it


mercoledì 30 ottobre 2019

Piano piano, Slow Wine, la guida di Slow Food, è arrivata al 10º anno. E, fedele alla linea, presenta prima produttori e territori, poi anche i vini.1967 storie contemporanee




Prima la Vita, poi le Vigne e solo dopo i Vini. Già dall’impostazione delle schede di ogni azienda vinicola selezionata si può arguire una certa differenza d’impostazione tra la guida Slow Wine edita da Slow Food e gli altri baedeker enologici usciti in autunno (Gambero Rosso, Veronelli, Go Wine, Doctor Wine, Ais, Bibenda…). Come scrivono i curatori Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni nell’introduzione alla guida 2020, giunta alla 10ª edizione: “Prima l’agricoltura, prima il valore salvifico del vignaiolo, custode della fertilità del suolo, poi magari anche il sentore di ciliegia e fragola dentro il bicchiere”.
Edi Keber tra Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni
Così anche gli inevitabili premi che ogni vedemecum distribuisce in occasione delle presentazioni, con Slow Wine hanno un sapore un po’ diverso dal solito. Il Premio alla carriera (che forse sarebbe meglio chiamare “alla vita” o “al lavoro”) per questa edizione va a Edi Keber, vitivinicoltore benemerito del Collio, che a Cormons, assieme al figlio titolare Kristian, pratica da anni “un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della biodiversità”, si batte per la promozione non solo della “sua” zona ma anche di quella adiacente del Brda sloveno e produce con rigore un solo vino: il Collio Bianco, sintesi di friulano, malvasia e ribolla, che promette di evolversi nel vetro ancora per lunghi anni (57mila bottiglie, 19 € l’una).
Il Premio per la viticoltura sostenibile è andato a Il Paradiso di Manfredi, perché “tutto è armonia e attenzione per l’ecosistema e la natura nelle vigne giardino di Florio Guerrini, armonia e attenzione che si sentono poi nei rossi di questa cantina, vibrante di vita”. Segnalato perciò come Vino Slow (bottiglia di qualità organolettica eccellente, che condensa nel bicchiere caratteri legati a territorio, storia e ambiente) il suo Brunello di Montalcino 2013 (7mila bottiglie, 77 € l’una).
Il Premio al giovane vignaiolo è quest’anno uno e trino: va al gruppo SoloRoero, composto da tre giovani produttori delle aziende Valfaccenda di Canale, Cascina Fornace e Alberto Oggero di Santo Stefano Roero, per il loro spirito di collaborazione e per l’amore verso la loro terra. 
Loro vini notevoli: di Valfaccenda, il Nebbiolo Vindabeive  2018 (14 €) e il Vino Slow Roero 2017 (21 €); di Cascina Fornace, il Nebbiolo Viscà 2017 (17 €) e il Vino Slow Roero Arneis Desaja 2016 (17 €); di Alberto Oggero, il Roero 2016 (18 €) e il Vino Slow Roero Arneis 2017 (13 €).
Roero
Valfaccenda
Arneis
Alberto Oggero
Al di là dei premi, la guida assegna anche una serie di “voti” o meglio di riconoscimenti qualitativi. Su un totale di 1967 cantine visitate e recensite sono state assegnate 212 Chiocciole per i produttori che meglio interpretano i valori organolettici territoriali e ambientali e 296 Vini Slow (vedi sopra), in aumento rispetto agli anni precedenti. I prezzi citati, che possono apparire in alcuni casi alti (ma sono “da enoteca”, cioè con l’aggiunta dell’Iva e un ricarico medio supposto del 40%) sono comunque equilibrati nella guida da ampie citazioni di Vini Quotidiani (sotto i 10 €, quest’anno sono 200 circa) e dalle Monete (riconoscimento alle aziende per il buon rapporto tra qualità e prezzo dei loro vini: quest’anno 95).
Poi, ancora, 190 Bottiglie ai produttori che esprimono un’ottima qualità media per le etichette prodotta, 193 Grandi Viniper i migliori (organoletticamente) e varie, utili indicazioni per quelle cantine che offrono anche ristorante e/o alloggio. Non mancano 128 Locali del bere slow (trattorie, enoteche, osterie con ottimi vini e cibo all’altezza).
In tutta questa marea di bottiglie di qualità, vogliamo anche noi dire la nostra. Ed ecco una supersuperselezione, arbitraria q.b.: 5 bottiglie scelte tra i 193 Grandi Vini e 5 tra i Vini Quotidiani.

5 grandi GRANDI VINI
Pecorino
Cantina Tollo
Abruzzo Pecorino 2018 (3mila bottiglie, 21 €), di Cantina Tollo di Tollo (Chieti). (Peccato che di questa grande cooperativa non venga neanche citato il Cerasuolo d’Abruzzo Hedòs, uno migliori rosati italiani).
La Prima Volta, Lambrusco di Sorbara Metodo classico Dosaggio Zero 2015 (5mila bottiglie, 26 €), di Cantina della Volta di Bomporto (Modena).
Sassorosso Valtellina Sup. Grumello 2016 (15mila bottiglie, 22 €), di Nino Negri di Chiuro (Sondrio).
Patriglione 2014 (30mila bottiglie, 48 €), di Cosimo Taurino di Guagnano (Lecce).
Cepparello 2016 (50mila bottiglie, 72 €), di Isole e Olena di Barberino Val d’Elsa (Firenze).



Aglianico
Marosa
5 grandi VINI QUOTIDIANI
Cirò Rosso Classico 2017 (400mila bottiglie, 8 €), di Librandi di Cirò Marina (Crotone)
Aglianico del Taburno Rosato Marosa 2018 (8mila bottiglie, 10 €), di Nifo Sarrapochiello di Ponte (Benevento).
Lacrima di Morro d’Alba Da Sempre 2018 (60mila bottiglie, 10 €), di Vicari di Morro d’Alba (Ancona).
Colli Tortonesi Barbera Campo La Ba’ 2017 (3mila bottiglie, 7 €), di Paolo Poggio di Brignano
Frascata (Alessandria).
Valle d’Aosta Gamay 2018 (13.500 bottiglie, 10 €), di Grosjean Vins di Quart (Aosta).


Info. Slow Wine 2020, 1120 pagine, 24 €, Slow Food Editore.

venerdì 4 ottobre 2019

Novecento Bottiglie Aperte a Milano. Eccone alcune fra le più interessanti. Ma non fidatevi e provate voi stessi...


La vendemmia in Montenapoleone? Bottiglie stappate in un “superstudio”? Milano è così e se non ha vigne per vendemmiare (a parte quelle antica e nuovissima di Leonardo nella Casa degli Atellani), fa arrivare i prodotti delle vendemmie altrui nei suoi distretti più chic, da quello di Montenapo, appunto, all’altro, un po’ più periferico, di via Tortona.
Qui saranno in degustazione oltre 900 etichette con 200 aziende partecipanti. Non mancherà ovviamente la zona food. Bottiglie Aperte 2019, giunta all’ottava edizione, si tiene domenica 6 e lunedì 7 ottobre al Superstudio Più di via Tortona 27. Sarà uno degli eventi di punta della Milano Wine Week, kermesse vitivinicola ricca a sua volta di degustazioni, masterclass, aperitivi e seminari (6-13 ottobre, https://milanowineweek.com ). Il pubblico di Bottiglie aperte sarà formato perlopiù da operatori del settore (il cosiddetto Horeca, cioè hotel, ristoranti e bar), che avranno ingresso gratuito (previa registrazione sul sito), mentre gli appassionati dovranno pagare un ticket di 40 euro.
Per il secondo anno, ci sarà la presenza dell’Associazione Donne del vino, con un’area dedicata, nella quale, fra l’altro, lunedì 7 alle 11 si terrà la masterclass “Astrologia del vino: dimmi che varietà sei, ti dirò che Donna del vino sono”. Alle 15, sempre di lunedì, altra masterclass, organizzata da Bubble’s Italia, il brand inventato dallo scrittore e viaggiatore Andrea Zanfi: “Bubble’s – le bollicine italiane”. VeronaFiere con l’Enoteca 5StarWines the Book di Vinitaly, presenterà una selezione di 53 etichette, scelte tra quelle che hanno ottenuto un punteggio superiore a 92/100 nella sua guida.
Timorasso
La Zerba Volpi
Si allarga la rappresentanza delle regioni, con alcune cantine di Basilicata e Umbria. Fra le tante case vinicole presenti, perlopiù poco note, se ne segnalano alcune particolarmente interessanti. Dalla CalabriaSpadafora 1915 con i suoi Dop Terre di Cosenza (Telesio, Rosaspina Rosato…). Dalla CampaniaPietrefitte con i vini del Sannio e Marisa Cuomo con i famosi vini della Costa d’Amalfi, Furore e “l’estremo” Fior d’uva.
Dall’Emilia RomagnaMonte delle Vigne con bottiglie dal nome evocativo come Callas e Nabucco. Dal FriuliPighin con i vini del Collio e delle Grave.
Amarone Mater
C. Valpolicella Negrar
Dalla Lombardia, Quaquarini con i bio dell’Oltrepò, dal Rosso Magister al Buttafuoco Vigna Pregana. Dalle MarcheVelenosi con il Falerio, i vari Passerina, Pecorino e il Montepulciano d’Abruzzo. Dal Piemonte, le Cantine Volpi con i due vini della Cascina La Zerba di Volpedo, Barbera e Timorasso dei Colli Tortonesi 2017, pluripremiati e medagliati quest’anno in varie manifestazioni. E poi, ancora, Michele Chiarlo (Nizza La  Court, Barolo Cerequio), Scarpa (Barbaresco Tettineive, Barbera La Bogliona), Tenuta Santa Caterina (Grignolino Arlandino, Barbera Setècapita)… 
Dalla SiciliaBaglio di Pianetto (Petit Verdot Carduni, Viognier). Dalla ToscanaCarpineto (Vino Nobile di Montepulciano, supertuscan Dogajolo). 
Dal VenetoCantina Valpolicella Negrar (Valpolicella Ripasso, Amarone Espressioni).
E dalla Svizzera, il produttore di buoni vini ticinesi Valsangiacomo si presenta coraggiosamente con il Bitter Franzini, di origini milanesi, poi passato oltreconfine e ora rilanciato con successo inaspettato, nella Confederazione elvetica. Alla (ri)conquista dell’Italia.
Info. Bottiglie Aperte, 6 e 7 ottobre al Superstudio Più, via Tortona 27, Milano, www.bottiglieaperte.it   Orari:10.30-19. Ingresso per operatori gratuito; wine lovers, 40 € al giorno (65 € per i due giorni). Sommelier e associati del mondo del vino, 30 €). Biglietteria on line attiva.

mercoledì 2 ottobre 2019

Ma quanto è simpatico questo festival! E com'è buono il baccalà...Da questo mese e fino a marzo 2020 gli chef del Triveneto si sfidano. A colpi di stocco

Le isole Lofoten, in Norvegia, patrie dello stoccafisso

È forse la più simpatica manifestazione gastronomica fra quelle che si svolgono periodicamente in Italia. Perché unisce tradizione (fortissima) a innovazione (obbligatoria). Il Festival triveneto del Baccalà è ormai alla 10ª edizione e vien voglia di girarsi tutti i ristoranti che partecipano alla disfida – da Padova a Venezia, da Treviso a Belluno, da Verona a Udine, quasi sempre in borghi di provincia, per assaggiare i nuovi piatti basati sul bacalà, come si dice da queste parti. A scanso di equivoci da parte
Distesa di stoccafissi
ad asciugare all'aria
dei non-triveneti è bene precisare che nelle lande nordorientali della Bel Paese per baccalà s’intende lo stoccafisso, cioè il merluzzo conservato per essicazione all’aria aperta e non lo stesso pesce conservato per salagione.
Già mette allegria il solo apprendere i nomi degli enti organizzatori del festival: Dogale Confraternita del Baccalà Mantecato (mi raccomando, tutte maiuscole!), Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina, Vulnerabile Confraternita dello Stofiss dei Frati…Che meraviglia!
Il piatto vincitore 2018/19, di Renato Rizzardi:
"100% stoccafisso, tortelli allo stoccafisso in
brodetto e trippa di baccalà" 
Ma come funziona la kermesse? È una sfida itinerante che al momento coinvolge 23 ristoranti di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, i cui chef proporranno in un determinato giorno tra il 14 ottobre 2019 e il 30 marzo 2020 ai clienti e a una rappresentanza del comitato organizzatore, tre piatti (antipasto, primo e secondo) a base di stoccafisso, ma innovativi. I clienti votano il piatto preferito, mentre i delegati raccolgono le schede e le inviano alla segreteria del festival che, sulla base dei voti, indicherà la ricetta scelta a maggioranza durante la serata. Tutti i piatti così selezionati il 6 aprile 2020 verranno vagliati sulla carta da una giuria tecnica, composta da soli chef, che ne selezionerà dieci. Il 20 aprile le dieci ricette verranno realizzate dagli autori al ristorante Baccalàdivino di Mestre, ove un’ulteriore giuria porterà a cinque il numero dei piatti che parteciperanno al galà finale, in programma il 16 maggio 2020 all’Isola di San Servolo a Venezia. 
Ultimo giudizio da parte di una nuova giuria tecnica di sette membri, coordinata dallo chef Franco Favaretto, patron del Baccalàdivino  (basato su cinque parametri: presentazione del piatto, valorizzazione del prodotto, tecnica, degustazione, innovazione e creatività, una roba serissima) e infine proclamazione del piatto e del cuoco vincitori. Naturalmente finalisti e vincitore manterranno le loro creazioni nel loro menu per parecchi mesi, se non per anni. 
Il premio finale alla miglior ricetta 2019/2020 è costituito dal cosiddetto Trofeo Tagliapietra, dal nome dell’azienda sponsor del festival, azienda benemerita, bisogna dire, e discreta: benché lavori e commerci prodotti ittici, merluzzo e stoccafisso, non “impone” per nulla ai cuochi concorrenti di utilizzarli; e ci mancherebbe, potrebbe dire qualcuno, ma di questi tempi si tratta di virtù piuttosto rare. Oltre al premio (una scultura d’autore, foto sotto) al vincitore verrà offerto un viaggio di conoscenza in Norvegia per scoprire le Isole Lofoten, patrie dello stockfish o tørrfisk, per dirlo alla norvegese.
Info. Tutto il programma con le serate nei vari ristoranti, prezzi (calmierati) e date si trovano sul sito www.festivaldelbaccala.it 

venerdì 20 settembre 2019

Zuppa di pesce col Diamant pas dosé, Asado in salsa chimichurri con Cuvette brut: ecco i vincitori dello Sparkling Menu. Fra un riso e latte di Bartolini e una patata di Elli...

Chef premiati e chef famosi. Da sinistra, Mauricio Acosta, con Daniela e Gagan Nirh (del Bora da Besa di Lugano); dietro, Enrico Bartolini; dietro, con la barba, Mauro Elli; la famiglia Bianchi-Pizziol: papà Alessandro,
sua figlia Roberta e il marito Paolo; a destra, i due fratelli Minchio. 

Sposare cibo e vino. Sembra facile, se si ha a disposizione una gamma di vini diversi per tipologie e provenienza. Un po’ meno lo sarebbe se il messaggio fosse quello di creare piatti da abbinare rigorosamente a spumanti classici. Questa è la sfida che ogni due anni, dal 2002, la Cantina Villa lancia ai cuochi italiani. Però Villa, azienda vinicola di Monticelli Brusati, in Franciacorta, guidata da Roberta Bianchi Paolo Pizziol, dispone di una gamma tale di bollicine (dall’extra brut al pas dosé, dal brut al demi-sec, tutti metodo classico e da vigneti di proprietà) da rendere un po’ più semplice il compito. Ma solo un po’, se è vero, come è vero, che il concorso dello Sparkling Menu si sviluppa nell’arco di due anni, con selezioni in mezza Italia per giungere infine a individuare la crème de la crème, il patto migliore accostato allo spumante più giusto.
E quest’anno, in occasione della 13ª edizione – la giuria era presieduta dal giornalista Alberto Schieppati – la punta di diamante è stata rappresentata non da uno, ma da due vincitori ex-aequo: Paolo e Massimiliano Minchio del Villa Goetzen di Dolo (Venezia) e dall’uruguayano Mauricio Acosta del Bora da Besa di Lugano (Svizzera).
I Minchio hanno vinto con un loro piatto classicissimo, creato da loro padre alcune decine d’anni fa, che va ininterrottamente per la maggiore al Villa Goetzen: la Zuppa di pesce del “paron” Paolo (foto sopra a sinistra), un brodo denso, con pezzetti di varie specie, gustosissimo, un “brodetto” perfettamente eseguito, da far invidia all’intera costa adriatica ove questo piatto (più o meno buono) è offerto da diversi locali. Che cosa abbinarci? I Minchio hanno scelto il Pas dosé 2013 Diamant, da uve Chardonnay (85%) e Pinot nero (15%), rifermentato in bottiglia per 5 anni e sboccato ovviamente senza aggiunta di “dosaggio zuccherino”, quindi molto secco. Ci voleva un vino di grande struttura, fragrante e complesso per reggere il confronto con la sapidità variegata della zuppa di pesce. 
Mauricio Acosta ha vinto invece preparando un piatto tipico sudamericano (dei paesi di lingua spagnola) e cioè l’Asado de ternera con chimichurri (foto sopra a destra): in pratica una carne di manzo arrostita con il famoso chimichurri, salsa verde caratterizzata da olio, prezzemolo, origano, alloro, aglio, aceto, pimento (pepe garofanato). La carne si scioglieva in bocca ed era gustosa di per sé, anche senza l’apporto aromatico del chimichurri. Qui lo chef ha voluto accostare il Cuvette brut 2012, stesso uvaggio del Diamant, affinato parzialmente in barrique e maturato in bottiglia per 66 mesi. Uno spumante intenso ma più morbido del precedente e più adatto a un piatto di carne. Come lo sarebbe stato del resto anche il Rosé brut Bokè 2014, scelto invece dallo chef pluristellato Enrico Bartolini per il suo audace, ma perfettamente riuscito Riso e latte, civet di sottobosco (leggi: lepre) ed emulsione di melograno (foto qui sopra a sinistra). Già, perché quest’anno alla cena finale hanno partecipato anche due chef d’eccezione, appunto Bartolini (titolare di più ristoranti, fra cui quello del Mudec di Milano) e Mauro Elli, una stella Michelin al suo Cantuccio di Altavilla (Como). Elli ha fatto pure lui  una scelta coraggiosa, proponendo un antipasto vegetariano, una Patata americana cremosa e croccante con verdure all’agro di lime (foto sotto, a destra), che è stato apprezzato anche da molti dei più accaniti carnivori. Qui s’imponeva una 
bollicina più delicata e l’Extra Blu, un 2013 Extra brut da uve Chardonnay al 90% (Pinot nero per il resto) ha funzionato molto bene, con i suoi profumi freschi, dal cedro ad una lieve mandorla, con un tocco più esuberante di zenzero. Spumante comunque complesso, anche se apparentemente easy, visto che matura parzialmente in barrique per 6 mesi per poi affinarsi sui lieviti per oltre 4 anni.
Il dolce va in fondo, com’è noto e l’Interpretazione di piccola pasticceria di Giovanni Cavalleri (Pasticceria Roberto di Erbusco), ha lasciato in bocca una dolcezza, che ha fatto matrimonio d’amore con il Briolette Rosé Demi-sec dalla cremosità e amabilità quasi romantiche.
Esagerato? Colpa delle bollicine…
InfoAzienda agricola Villa, Monticelli Brusati (Brescia), www.villafranciacorta.it.  
Ristoranti. Villa Goetzen, Dolo (Venezia), www.villagoetzen.it; Bora da Besa, Lugano (Svizzera), www.boradabesa.com; Enrico Bartolini (ristoranti al Mudec di Milano, Bergamo, Venezia, Monferrato…), enricobartolini.net/it. Il Cantuccio, Albavilla (Como), www.mauroelli.com.  Pasticceria Roberto, Erbusco (Brescia), www.pasticceriaroberto.com .  
Tutte le foto sono di Cintia Soto

mercoledì 18 settembre 2019

Premi e guide / Trent'anni di osterie per Slow Food: 1656 recensite sulla guida 2020 e una che manca...I 50 vini più buoni d'Italia, secondo Gardini & Co.

Il palco del Piccolo Teatro Strehler a Milano durante la presentazione della guida Osterie d'Italia

Non ci sono più stagioni. Una volta, la stagione dei premi, cominciava in novembre e finiva in dicembre, ora inizia già a metà settembre. Lo stesso giorno, il 16, sono stati presentati la guida di Slow Food Osterie d’Italia 2020, con relativa assegnazione delle “chiocciole” e “bottiglie” come riconoscimenti, e “I 50 migliori vini d’Italia” 2019, secondo la giuria del Best Italian Wine Awards (Biwa), guidata da Luca Gardini e Andrea Grignaffini. Ambedue a Milano.
Piccolo Teatro Strehler gremito per la show sulla nuova guida di Slow Food, curata come sempre da Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni, con una pletora di collaboratori da tutte le regioni. Sul palco si sono alternati il vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo e il sindaco Sala, osti “testimonial” e il fondatore Carlin Petrini, i due curatori e Michele Serra, che ha letto un lungo brano di Gianni Brera sulle osterie del tempo che fu, che sembrava, all’epoca, irripetibile. 
E invece…invece le osterie, grazie anche alla promozione della guida di Slow Food (alla 30ª edizione), bisogna riconoscerlo, dagli anni Ottanta del secolo scorso pian piano hanno saputo rinnovarsi, abbandonare eventuali vinacci e piatti poco curati, disfarsi dei tavoli di formica per tornare alla tradizione più autentica: quella del buon cibo e buon vino, garantiti da produttori seri del territorio, dispensati in un ambiente informale e conviviale, non di rado suggestivo. Come ha sottolineato Angelo
Angelo Bissolotti,
Osteria del treno di Milano
Bissolotti
, titolare dell’Osteria del treno di Milano, un anagramma di osteria è: è storia e un semianagramma di Osterie(a) d’Italia è ovviamente: è storia d’Italia
Il volume, di 900 pagine, un po’ ristretto nel formato per renderlo più agevole, ha cambiato in gran parte la tradizionale impaginazione verticale a 2 colonne - un locale per ognuna - inserendone in ogni pagina 2 e integrando le informazioni con la segnalazione delle osterie più vicine alle stazioni ferroviarie e ai caselli delle autostrade, con nuove icone per evidenziare i posti con tavoli all’aperto, vini al calice e birre artigianali.
Su 1656 osterie recensite (184 in più rispetto alla guida precedente), 268 hanno ricevuto la “chiocciola” che insignisce le migliori (11 in meno, però, rispetto al 2019).  
Sei premi speciali sono stati assegnati a: Antica Trattoria Di Pietro, di Melito Irpino (Avellino), per la Miglior interpretazione della cucina regionale; Stefano Sorci, dell'Oste Dispensa, di Orbetello (Grosseto), come Miglior giovane; Locanda Pecora Nera di Albi (Catanzaro), per la Miglior dispensa; Trattoria Visconti di Ambivere (Bergamo), per la Miglior carta dei vini; Trattoria Popolare L'Avvolgibile di Adriano Baldassarre a Roma, come Miglior novità; e La Brinca di Ne (Genova) per il Miglior oste (la famiglia Circella).
Dulcis in fundo, ecco la segnalazione di 5 osterie 5, al vertice in Italia, a insindacabile parere di chi scrive. Le prime quattro si trovano nella guida, segnalate con la chiocciola dell’eccellenza, l’ultima, calabrese, non c’è…ma meriterebbe di esserci!
Piemonte
Violetta. Fra Canelli e Nizza. Via Valle San Giovanni 1, Calamandrana (Asti), tel. 0141.769011. Prezzi: 35-40 € senza vino. Piatti mitici: tajarin al sugo di funghi porcini, finanziera
Madonna della Neve. Tra basso Monferrato e alta Langa. Loc. Madonna della Neve 2, Cessole (Asti), tel. 0144.850402. Prezzi: 28-34 € senza vino. Piatti mitici: agnolotti del plin alla curdunà (sul tovagliolo, sconditi tanto sono buoni di per sé stessi).
Lombardia
Altavilla. In Valtellina, vicino a Teglio (patria dei pizzoccheri). Via ai Monti 46, Bianzone (Sondrio), tel. 0342.720355. Prezzi: 32-40 € senza vino. Piatti mitici: i pizzoccheri, come li fa Lucinda, mamma di Anna Bertola, patronne (senza aglio, ma con cipolla); controfiletto di cervo con pere e castagne.
Campania
Perbacco. 100 km a Sud di Salerno, Pisciotta Marina è nota per le buonissime alici di menaica. In collina, a 6 o 7 km dal mare. Contrada Marina Campagna 5, Pisciotta (Salerno), tel. 0974.973889. Piatti mitici: alici alla pisciottana, spaghetti alla Garum
Pasta con melanzane ripiene di Casina Pia.
Prezzi: 33-38 €, senza vino. 
Calabria
Casina Pia. Davanti alle Dolomiti del Sud, sulla vallata di Prestarona. Contrada Prestarona, Canolo (Reggio Calabria), cell. 348.0102366 (risponde il patron Francesco Riccio). Prezzi: sui 30 €, vino della casa compreso. Museo contadino privato e trattoria, anche all’aperto. Piatti mitici: Pasta di casa con sugo di melanzane ‘mbuttunate, antipasti tipici, grigliata di carne

I 50 migliori vini d’Italia secondo Biwa
Sassicaia
Luca Gardini (miglior sommelier del mondo una decina d’anni fa) e il critico e giornalista Andrea Grignaffini, coaudivati da una giuria internazionale, ogni anno da otto anni, premiano le migliori bottiglie bevute nel periodo di riferimento. Per il 2019 il podio presenta la sorpresa di… una non 1° classificato infatti è il Sassicaia 2016 della Tenuta San Guido, esattamente come nel 2018 (annata a parte). 2° un Barolo, il Monvigliero 2015di Burlotto e 3° un bianco aromatico da dolci e formaggi erborinati, il Gewürztraminer Terminum 2016 della Cantina altoatesina Tramin. Qualche curosità, spigolando qua e là. Il primo spumante classico è il Franciacorta Ca’ del Bosco Annamaria Clementi Riserva 2009 (11°). Il secondo altoatesino è l’Appius, un bianco d’eccezione, prodotto in un numero limitatissimo di bottiglie, dalla Cantina Produttori San Michele Appiano (13°). Il primo Brunello di Montalcinoil 2013 di Casanova di Neri(). Il primo Vino Nobile di MontepulcianoLe Caggiole 2016 di Poliziano (); il primo Amarone, il Classico 2011 di Quintarelli (16°); il primo Valtellina Superiore, il Rocce rosse Sassella Riserva 2009 di Ar.Pe.pe (26°).
Timorasso Fausto
sorpresa. 
E l’ultimo della classifica, cioè il 50°? È un Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Vigna Il Cantico della figuraRiserva Classico 2016 di Andrea Felici.
Fra i sette premi speciali (potevano mai mancare?), segnalo almeno il Timorasso dei Colli Tortonesi Vigne Marina Coppi - Fausto del 2015, per il vino bianco da uve autoctone (“grande aderenza territoriale e varietale”) e il Terra Aspra, Matera Primitivo 2013 della Tenuta Marino,
premiato come Vino Pop, “verace e di carattere, fedele al territorio di produzione e di prezzo contenuto”.
Info. Osterie d'Italia 2020, 900 pagine, 22 €, Slow Food editore (disponibile la App da ottobre). BIWA, biwawards.it .