venerdì 20 settembre 2019

Zuppa di pesce col Diamant pas dosé, Asado in salsa chimichurri con Cuvette brut: ecco i vincitori dello Sparkling Menu. Fra un riso e latte di Bartolini e una patata di Elli...

Chef premiati e chef famosi. Da sinistra, Mauricio Acosta, con Daniela e Gagan Nirh (del Bora da Besa di Lugano); dietro, Enrico Bartolini; dietro, con la barba, Mauro Elli; la famiglia Bianchi-Pizziol: papà Alessandro,
sua figlia Roberta e il marito Paolo; a destra, i due fratelli Minchio. 

Sposare cibo e vino. Sembra facile, se si ha a disposizione una gamma di vini diversi per tipologie e provenienza. Un po’ meno lo sarebbe se il messaggio fosse quello di creare piatti da abbinare rigorosamente a spumanti classici. Questa è la sfida che ogni due anni, dal 2002, la Cantina Villa lancia ai cuochi italiani. Però Villa, azienda vinicola di Monticelli Brusati, in Franciacorta, guidata da Roberta Bianchi Paolo Pizziol, dispone di una gamma tale di bollicine (dall’extra brut al pas dosé, dal brut al demi-sec, tutti metodo classico e da vigneti di proprietà) da rendere un po’ più semplice il compito. Ma solo un po’, se è vero, come è vero, che il concorso dello Sparkling Menu si sviluppa nell’arco di due anni, con selezioni in mezza Italia per giungere infine a individuare la crème de la crème, il patto migliore accostato allo spumante più giusto.
E quest’anno, in occasione della 13ª edizione – la giuria era presieduta dal giornalista Alberto Schieppati – la punta di diamante è stata rappresentata non da uno, ma da due vincitori ex-aequo: Paolo e Massimiliano Minchio del Villa Goetzen di Dolo (Venezia) e dall’uruguayano Mauricio Acosta del Bora da Besa di Lugano (Svizzera).
I Minchio hanno vinto con un loro piatto classicissimo, creato da loro padre alcune decine d’anni fa, che va ininterrottamente per la maggiore al Villa Goetzen: la Zuppa di pesce del “paron” Paolo (foto sopra a sinistra), un brodo denso, con pezzetti di varie specie, gustosissimo, un “brodetto” perfettamente eseguito, da far invidia all’intera costa adriatica ove questo piatto (più o meno buono) è offerto da diversi locali. Che cosa abbinarci? I Minchio hanno scelto il Pas dosé 2013 Diamant, da uve Chardonnay (85%) e Pinot nero (15%), rifermentato in bottiglia per 5 anni e sboccato ovviamente senza aggiunta di “dosaggio zuccherino”, quindi molto secco. Ci voleva un vino di grande struttura, fragrante e complesso per reggere il confronto con la sapidità variegata della zuppa di pesce. 
Mauricio Acosta ha vinto invece preparando un piatto tipico sudamericano (dei paesi di lingua spagnola) e cioè l’Asado de ternera con chimichurri (foto sopra a destra): in pratica una carne di manzo arrostita con il famoso chimichurri, salsa verde caratterizzata da olio, prezzemolo, origano, alloro, aglio, aceto, pimento (pepe garofanato). La carne si scioglieva in bocca ed era gustosa di per sé, anche senza l’apporto aromatico del chimichurri. Qui lo chef ha voluto accostare il Cuvette brut 2012, stesso uvaggio del Diamant, affinato parzialmente in barrique e maturato in bottiglia per 66 mesi. Uno spumante intenso ma più morbido del precedente e più adatto a un piatto di carne. Come lo sarebbe stato del resto anche il Rosé brut Bokè 2014, scelto invece dallo chef pluristellato Enrico Bartolini per il suo audace, ma perfettamente riuscito Riso e latte, civet di sottobosco (leggi: lepre) ed emulsione di melograno (foto qui sopra a sinistra). Già, perché quest’anno alla cena finale hanno partecipato anche due chef d’eccezione, appunto Bartolini (titolare di più ristoranti, fra cui quello del Mudec di Milano) e Mauro Elli, una stella Michelin al suo Cantuccio di Altavilla (Como). Elli ha fatto pure lui  una scelta coraggiosa, proponendo un antipasto vegetariano, una Patata americana cremosa e croccante con verdure all’agro di lime (foto sotto, a destra), che è stato apprezzato anche da molti dei più accaniti carnivori. Qui s’imponeva una 
bollicina più delicata e l’Extra Blu, un 2013 Extra brut da uve Chardonnay al 90% (Pinot nero per il resto) ha funzionato molto bene, con i suoi profumi freschi, dal cedro ad una lieve mandorla, con un tocco più esuberante di zenzero. Spumante comunque complesso, anche se apparentemente easy, visto che matura parzialmente in barrique per 6 mesi per poi affinarsi sui lieviti per oltre 4 anni.
Il dolce va in fondo, com’è noto e l’Interpretazione di piccola pasticceria di Giovanni Cavalleri (Pasticceria Roberto di Erbusco), ha lasciato in bocca una dolcezza, che ha fatto matrimonio d’amore con il Briolette Rosé Demi-sec dalla cremosità e amabilità quasi romantiche.
Esagerato? Colpa delle bollicine…
InfoAzienda agricola Villa, Monticelli Brusati (Brescia), www.villafranciacorta.it.  
Ristoranti. Villa Goetzen, Dolo (Venezia), www.villagoetzen.it; Bora da Besa, Lugano (Svizzera), www.boradabesa.com; Enrico Bartolini (ristoranti al Mudec di Milano, Bergamo, Venezia, Monferrato…), enricobartolini.net/it. Il Cantuccio, Albavilla (Como), www.mauroelli.com.  Pasticceria Roberto, Erbusco (Brescia), www.pasticceriaroberto.com .  
Tutte le foto sono di Cintia Soto

mercoledì 18 settembre 2019

Premi e guide / Trent'anni di osterie per Slow Food: 1656 recensite sulla guida 2020 e una che manca...I 50 vini più buoni d'Italia, secondo Gardini & Co.

Il palco del Piccolo Teatro Strehler a Milano durante la presentazione della guida Osterie d'Italia

Non ci sono più stagioni. Una volta, la stagione dei premi, cominciava in novembre e finiva in dicembre, ora inizia già a metà settembre. Lo stesso giorno, il 16, sono stati presentati la guida di Slow Food Osterie d’Italia 2020, con relativa assegnazione delle “chiocciole” e “bottiglie” come riconoscimenti, e “I 50 migliori vini d’Italia” 2019, secondo la giuria del Best Italian Wine Awards (Biwa), guidata da Luca Gardini e Andrea Grignaffini. Ambedue a Milano.
Piccolo Teatro Strehler gremito per la show sulla nuova guida di Slow Food, curata come sempre da Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni, con una pletora di collaboratori da tutte le regioni. Sul palco si sono alternati il vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo e il sindaco Sala, osti “testimonial” e il fondatore Carlin Petrini, i due curatori e Michele Serra, che ha letto un lungo brano di Gianni Brera sulle osterie del tempo che fu, che sembrava, all’epoca, irripetibile. 
E invece…invece le osterie, grazie anche alla promozione della guida di Slow Food (alla 30ª edizione), bisogna riconoscerlo, dagli anni Ottanta del secolo scorso pian piano hanno saputo rinnovarsi, abbandonare eventuali vinacci e piatti poco curati, disfarsi dei tavoli di formica per tornare alla tradizione più autentica: quella del buon cibo e buon vino, garantiti da produttori seri del territorio, dispensati in un ambiente informale e conviviale, non di rado suggestivo. Come ha sottolineato Angelo
Angelo Bissolotti,
Osteria del treno di Milano
Bissolotti
, titolare dell’Osteria del treno di Milano, un anagramma di osteria è: è storia e un semianagramma di Osterie(a) d’Italia è ovviamente: è storia d’Italia
Il volume, di 900 pagine, un po’ ristretto nel formato per renderlo più agevole, ha cambiato in gran parte la tradizionale impaginazione verticale a 2 colonne - un locale per ognuna - inserendone in ogni pagina 2 e integrando le informazioni con la segnalazione delle osterie più vicine alle stazioni ferroviarie e ai caselli delle autostrade, con nuove icone per evidenziare i posti con tavoli all’aperto, vini al calice e birre artigianali.
Su 1656 osterie recensite (184 in più rispetto alla guida precedente), 268 hanno ricevuto la “chiocciola” che insignisce le migliori (11 in meno, però, rispetto al 2019).  
Sei premi speciali sono stati assegnati a: Antica Trattoria Di Pietro, di Melito Irpino (Avellino), per la Miglior interpretazione della cucina regionale; Stefano Sorci, dell'Oste Dispensa, di Orbetello (Grosseto), come Miglior giovane; Locanda Pecora Nera di Albi (Catanzaro), per la Miglior dispensa; Trattoria Visconti di Ambivere (Bergamo), per la Miglior carta dei vini; Trattoria Popolare L'Avvolgibile di Adriano Baldassarre a Roma, come Miglior novità; e La Brinca di Ne (Genova) per il Miglior oste (la famiglia Circella).
Dulcis in fundo, ecco la segnalazione di 5 osterie 5, al vertice in Italia, a insindacabile parere di chi scrive. Le prime quattro si trovano nella guida, segnalate con la chiocciola dell’eccellenza, l’ultima, calabrese, non c’è…ma meriterebbe di esserci!
Piemonte
Violetta. Fra Canelli e Nizza. Via Valle San Giovanni 1, Calamandrana (Asti), tel. 0141.769011. Prezzi: 35-40 € senza vino. Piatti mitici: tajarin al sugo di funghi porcini, finanziera
Madonna della Neve. Tra basso Monferrato e alta Langa. Loc. Madonna della Neve 2, Cessole (Asti), tel. 0144.850402. Prezzi: 28-34 € senza vino. Piatti mitici: agnolotti del plin alla curdunà (sul tovagliolo, sconditi tanto sono buoni di per sé stessi).
Lombardia
Altavilla. In Valtellina, vicino a Teglio (patria dei pizzoccheri). Via ai Monti 46, Bianzone (Sondrio), tel. 0342.720355. Prezzi: 32-40 € senza vino. Piatti mitici: i pizzoccheri, come li fa Lucinda, mamma di Anna Bertola, patronne (senza aglio, ma con cipolla); controfiletto di cervo con pere e castagne.
Campania
Perbacco. 100 km a Sud di Salerno, Pisciotta Marina è nota per le buonissime alici di menaica. In collina, a 6 o 7 km dal mare. Contrada Marina Campagna 5, Pisciotta (Salerno), tel. 0974.973889. Piatti mitici: alici alla pisciottana, spaghetti alla Garum
Pasta con melanzane ripiene di Casina Pia.
Prezzi: 33-38 €, senza vino. 
Calabria
Casina Pia. Davanti alle Dolomiti del Sud, sulla vallata di Prestarona. Contrada Prestarona, Canolo (Reggio Calabria), cell. 348.0102366 (risponde il patron Francesco Riccio). Prezzi: sui 30 €, vino della casa compreso. Museo contadino privato e trattoria, anche all’aperto. Piatti mitici: Pasta di casa con sugo di melanzane ‘mbuttunate, antipasti tipici, grigliata di carne

I 50 migliori vini d’Italia secondo Biwa
Sassicaia
Luca Gardini (miglior sommelier del mondo una decina d’anni fa) e il critico e giornalista Andrea Grignaffini, coaudivati da una giuria internazionale, ogni anno da otto anni, premiano le migliori bottiglie bevute nel periodo di riferimento. Per il 2019 il podio presenta la sorpresa di… una non 1° classificato infatti è il Sassicaia 2016 della Tenuta San Guido, esattamente come nel 2018 (annata a parte). 2° un Barolo, il Monvigliero 2015di Burlotto e 3° un bianco aromatico da dolci e formaggi erborinati, il Gewürztraminer Terminum 2016 della Cantina altoatesina Tramin. Qualche curosità, spigolando qua e là. Il primo spumante classico è il Franciacorta Ca’ del Bosco Annamaria Clementi Riserva 2009 (11°). Il secondo altoatesino è l’Appius, un bianco d’eccezione, prodotto in un numero limitatissimo di bottiglie, dalla Cantina Produttori San Michele Appiano (13°). Il primo Brunello di Montalcinoil 2013 di Casanova di Neri(). Il primo Vino Nobile di MontepulcianoLe Caggiole 2016 di Poliziano (); il primo Amarone, il Classico 2011 di Quintarelli (16°); il primo Valtellina Superiore, il Rocce rosse Sassella Riserva 2009 di Ar.Pe.pe (26°).
Timorasso Fausto
sorpresa. 
E l’ultimo della classifica, cioè il 50°? È un Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Vigna Il Cantico della figuraRiserva Classico 2016 di Andrea Felici.
Fra i sette premi speciali (potevano mai mancare?), segnalo almeno il Timorasso dei Colli Tortonesi Vigne Marina Coppi - Fausto del 2015, per il vino bianco da uve autoctone (“grande aderenza territoriale e varietale”) e il Terra Aspra, Matera Primitivo 2013 della Tenuta Marino,
premiato come Vino Pop, “verace e di carattere, fedele al territorio di produzione e di prezzo contenuto”.
Info. Osterie d'Italia 2020, 900 pagine, 22 €, Slow Food editore (disponibile la App da ottobre). BIWA, biwawards.it .