martedì 18 maggio 2021

Rosati / Italia Francia 2-2. E tutti contenti. Vini e spumanti rosé di qua e di là dalle Alpi. Dalla Borgogna alla Provenza, dalla Valtènesi all'Alto Adige



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rancia batte Italia? No. Italia batte Francia? Neanche. La sfida fra vini rosati trans-cisalpini, per quanto avvincente, si concluderà senza vinti, solo vincitori. Abbiamo provato a mettere l'un contro l'altro 2 spumati, uno gallico, l'altro italico e due vini fermi, un provenzale e un gardesano. Ma ci sono tutti, pur diversamente, piaciuti. E molto. Ai lettori-bevitori l'ardua sentenza su quali siano i migliori. Per noi, questi e quelli pari sono: in goduria organolettica.


Quella crema di Borgogna


Nella patria del vino rosso storicamente più reputato al mondo, la Borgogna, non si producono solo famosi Pinot nero e Chardonnay fermi, ma anche uno spumante molto meno conosciuto dello Champagne fuori dalla Francia, ma a volte di non dissimile eccellenza. È il Crémant, definizione che designa, diremmo noi in Italia, uno spumante metodo classico o tradizionale (che poi è sempre la méthode champenoise). Il produttore Chartron et Trébuchet (un marchio storico, passato prima alla Maison François Martenot e da qualche tempo al gruppo Les Grands Chais de France) con sede a Mersault (nel cuore della Côte-d’Or), accanto ai vari Chablis, Corton, Puligny o Chassagne-Montrechet, Pouilly-Fuissé e Clos de Vougeot, elabora due Crémant molto interessanti a partire dallo Chardonnay per il bianco e dal Pinot nero per il rosé. Le uve base di quest’ultimo provengono da vigneti di proprietà della Côte Chalonnaise, da Epineuil e dal Beaujolais, dove si coltiva il Gamay, che in piccole percentuali rientra nella cuvée di questo Crémant, cui conferisce un tocco di morbidezza. 

La prima fermentazione dei vini-base avviene in serbatoi d’acciaio termoregolati a 16°, poi il vino viene messo in bottiglia assieme ai lieviti, dove per circa 24 mesi avviene la presa di spuma. L’atto finale del Crémant de Bourgogne rosé 2018 è la sboccatura, per separare i lieviti esausti dallo spumante e rabboccare con la liqueur d’expédition, operazione avvenuta a gennaio 2021.

Agli occhi si presenta con un elegante colore rosa pallido e un perlage (le bollicine che risalgono dal fondo) fine e regolare. Al naso, sentori di agrumi (pompelmo, lime) e piccoli frutti rossi (ribes). In bocca, secco, gentile, armonico e sapido allo stesso tempo, con richiami di frutta rossa come il lampone e la fragola. Eccellente rapporto qualità/prezzo.

Crémant de Bourgogne Pinot noir brut rosé 2018100mila bottiglie, 15 € l’una. 

Abbinamenti elettivi: cocktail di gamberetti; pôchouse (zuppetta di pesce d’acqua dolce con salsa al vino bianco); uovo en meurette (con una salsa al vino rosso, funghi, erbe aromatiche); lumache alla provenzale (con pomodoro ed erbe di Provenza); cappelle di funghi alla brace; trota ripiena.

Info. Il produttore: Chartron et Trébuchet (cantina e caveau), route départamentale 974, Meursault, tel. 0033.03.80217044, www.maisonfrancoismartenot.com/fr/marque/25/chartron-trebuchet


Il brut dell'altopiano


Pinot nero: in Italia, uno dei grandi produttori di questo vino è senza dubbio la Tenuta Hofstätter. Guidata da Martin Foradori Hofstätter, la casa vinicola di Termeno, in Alto Adige, produce 4 vini rossi di qualità crescente, il Meczan, la Riserva Mazon, il Barthenau Vigna S. Urbano e lo straordinario Ludwig Barth von Barthenau Roccolo. Tutti ricavati da uve di Pinot nero coltivate sull’altopiano di Mazzon (sopra il paese di Egna), nella tenuta Barthenau, dal nome del professore che nella seconda metà dell’800 decise di impiantare le barbatelle di Pinot borgognone nella sua tenuta. 

Ma all’eternamente insoddisfatto titolare odierno Martin Foradori non bastavano 4 grandi Pinot nero in cantina. Così, nel 2008, decise di puntare anche su uno spumante metodo classico. Una piccola parte delle uve della pregiatissima Vigna Roccolo, raccolte in anticipo sulle altre destinate ai vini fermi, fu dedicata alla produzione dell’unico spumante dell’azienda. Doveva quindi essere un prodotto “nobile”, poche bottiglie ma significative. Metodo classico, uve nere di base vinificate in bianco con poche ore di contatto con le bucce per ricavarne un accattivante colore rosato abbastanza intenso. 

Poi una lunghissima sosta in bottiglia (70 mesi), sui lieviti, a maturare ed acquisire preziosi sentori e fontanelle di minuscole bollicine, secondo l’elaborazione appunto del metodo classico.

Agli occhi, questo brut si presenta con bollicine fini e perlage continuo; bellissimo coloro rosa chiaretto con riflessi corallo. Al naso, profumi di garofano e piccoli frutti rossi (fragoline, ribes). In bocca: secco, fresco, con sentori fruttati corrispondenti a quelli olfattivi; armonico, anche sapido, lungo, di stoffa setosa e di gran carattere.

Barthenau Brut Rosé 2014 Tenuta Hofstätter, 1000 magnum (1,5 lt, in cassetta di legno), 75 € l’uno.

Abbinamenti elettivi: Culatello; foie gras; salmone affumicato e alla griglia; anatra all’arancia; filetto di luccioperca con speck; gamberoni alla griglia; brodetti dell’Adriatico.

Info. Il Produttore: Tenuta Hofstätter, piazza Municipio 7, Termeno (Bolzano), tel. 0471.860161, www.hofstatter.com


Lo charme della Provenza


Una terra che ha incantato artisti come Cézanne e Van Gogh, per le ampie distese di lavanda e piante aromatiche, per i borghi arroccati e il bellissimo mare. La Provenza, ben nota per la varietà dei suoi paesaggi tra Alpi e Mediterraneo, gli uliveti e i lussureggianti vigneti, è la patria del vino rosato francese.

A 13 km da Aix-en-Provence, proprio nel cuore della Provenza, e ai piedi dell’altopiano del Cengle (primo  gradone calcareo della maestosa montagna di Sainte-Victoire) ecco il Castello della Galinière, attorniato da 40 ha di vigneto. Il terreno è costituito da argilla sabbiosa, dal colore rossastro a causa della bauxite, che contiene ossido di ferro. Le vigne si trovano a un’altitudine media di 243 m., protette dai venti settentrionali dalla corniche del Cengle e aperte a meridione così da essere soleggiate tutto l’anno. La coltivazione è biologica.  

Se ne ricava fra l'altro il classico rosato Côtes de Provence Sainte-Victoire. Il vino della vendemmia 2020 è fatto con le uve Cinsault al 60%, Syrah al 20% e Rolle (che poi è il Vermentino) al 20%. In cantina, dopo la raccolta in campagna, i mosti più limpidi vengono tenuti da parte per produrre i rosati, attraverso la fermentazione
in serbatoi d’acciaio a bassa temperatura (fra i 14° e i 20°). Maturazione sulle fecce fini, sempre in acciaio per almeno tre mesi e un ulteriore breve periodo di affinamento in bottiglia. Il risultato? Un vino dal colore rosa pallido ma con vividi riflessi salmone; profumi freschi, lieve di rosa e più accentuato di agrume, dal lime al pompelmo. In bocca, delicato, fresco e fruttato, con una sua complessità ed eleganza, e sentori che richiamano l’anice. Bella beva estiva e non solo.

Sainte-Victoire, Côtes de Provence Aop, Château de la Galinière 202045mila bottiglie, 16-18 € l’una. 

Abbinamenti elettivi: ostriche; risotto ai frutti di mare; bourride (sorta di bouillabaisse a base di pesce bianco, con verdure, maionese, olio e crostini all’aglio); brandade (baccalà alla provenzale); paella de marisco (con molluschi e crostacei). 

Info. Il Produttore: Château de la Galinière, Châteauneuf-le-Rouge (cant. Trets, arrond. Aix-en-Provence), tel. 0033.04.42290984, www.chateaudelagaliniere.com


Quel senatore dell'800 che dà il nome al vino

Pompeo Gherardo Molmenti, ai più oggi sconosciuto, non è certo un carneade. Senatore del Regno d’Italia, sottosegretario di Stato per le antichità e le belle arti, storico e scrittore, era nato a Venezia nel 1852 (morì a Roma nel 1920). Nel 1885 sposò Amalia Brunati, che gli portò in dote una villa, a Moniga del Garda, dotata di terreni vitati. Si occupò quindi in quegli anni di vitivinicoltura e pensò di produrre un vino rosato alla moda provenzale: selezionò le uve, le mise a maturare in solaio, le pigiò di notte separando sveltamente le vinacce di uve Groppello dal mosto in fermentazione. Era nato il Chiaretto del Garda, il vino di una notte. Al senatore veneziano è dedicato uno dei più singolari rosati italiani. Il Molmenti Valtènesi (prestigiosa sottozona della Doc Riviera del Garda Classico), però, non è il “vino di una notte” dal colore di rosa tenue e delicato. Tutt’altro. Il suo produttore, Mattia Vezzola, dell’azienda agricola Costaripa, al tradizionale RosaMara, quello sì vino di una notte, a voluto affiancare un rosato di più ampia struttura, con un colore un poco più carico, più ampio e complesso del tranquillo fratello “minore”. Le uve rosse usate per la produzione sono le stesse, Groppello gentile, per circa il 50%, poi Marzemino (30), Sangiovese e Barbera (10 ciascuno) per il RosaMara 2019; 60% Groppello, 20% Marzemino e sempre 10% per ciascuno degli altri due vini per il Molmenti 2016. La tecnica di vinificazione, detta “a lacrima” inizialmente è la medesima: il mosto viene separato dalle parti solide dell’uva attraverso sgrondo statico (spontaneo), per gravità, estraendone solo un 50%. Non vi è macerazione e quindi il colore risulta più o meno rosato.

Finite le analogie cominciano le differenze. Il mosto del RosaMara fermenta e si evolve in barrique (botti da 228 litri) per 6 mesi, mentre il resto si sviluppa in acciaio. Il Molmenti, che nasce da una selezione di uve del vigneto che porta il medesimo nome, o comunque dal meglio di terreni di proprietà, fermenta e matura totalmente in vecchi tonneau (botti da 400 litri) per due anni e si affina poi in bottiglia per altri due, tanto che l’annata tuttora in commercio è la 2016. Così, il tenue colore rosato del RosaMara si accresce di accenti ramati e riflessi color pesca nel Molmenti, che tende, col tempo, al cerasuolo. I profumi aggraziati di rosa, peonia, biancospino e pesca del primo si fanno più complessi, con il melograno, il lampone, la fragola, l’essenza di rosa, le erbe aromatiche e un accenno di vaniglia, nel secondo. Fresco, piacevolmente sapido e fruttato il RosaMara, più strutturato e avvolgente il Molmenti, con un fruttato persistente e un finale lievemente ammandorlato: un vero fuoriclasse.

RosaMara Valtènesi 2019, 170mila bottiglie circa, 15 € l’una. 

Abbinamenti elettivi: gambero al vapore con insalatina di pesche (dello chef Sergio Mei); paccheri con sugo rosso di ricciola, carpione (pesce rarissimo, tipico del lago) ai ferri.

Molmenti Valtènesi 2016, 5mila bottiglie circa, 30 € l’una. 

Abbinamenti elettivi: raviolo con burrata e battuto di pomodoro crudo e basilico (dello chef Sergio Mei); risotto cozze, vongole e peperoni; pesce spada marinato agli agrumi; grigliata di carni bianche.

 

La Valtènesi è un fazzoletto di terra il cui profilo assomiglia un poco a quello di una Sardegna rovesciata. 124 kmq e 24.500 abitanti (l’isola sarda conta 24.000 kmq e oltre 1,6 milioni di abitanti), insiste

sulla zona occidentale del lago di Garda e comprende la Riviera dei limoni e la Riviera dei castelli. Terreni leggeri, di origine glaciale, Moniga del Garda è l’angolo più settentrionale al mondo ove vengono coltivati gli agrumi. Vi crescono anche cipressi, capperi, ulivi. E viti, che coprono un migliaio di ettari della Valtènesi (vitigno principe il Groppello, autoctono e praticamente concentrato solo in queste zone nel mondo, ricco di acidità e tannini). 
Il vino rosa in Valtènesi è una vocazione: 2/3 della produzione (circa 3 milioni di bottiglie in totale) appartiene a questa tipologia, esportata per oltre un terzo da 92 produttori.

 


Info. Il produttore: Costaripa di Mattia Vezzola, via della Costa 1/A, Moniga del Garda (Brescia), tel. 0365.502010, www.costaripa.it  

Il consorzio vinicolo: Consorzio Valtènesi, via Roma 4, Castello, Puegnago sul Garda (Brescia), tel. 0365.555060, www.consorziovaltenesi.it