giovedì 9 luglio 2015

Dalla cococciola al montepulciano: con Citra l'Abruzzo si dà allo spumante. Classico!

Collezione di bottiglie del Consorzio Citra  (Ortona, Abruzzo)

Cococciola, chi era costei? Già è arduo riconoscerla come l’uva bianca autoctona dell’abruzzese provincia di Chieti, di solito utilizzata in uvaggio con il trebbiano. Che poi possa dar luogo a uno spumante, per di più metodo classico (lo stesso dello Champagne), non era in grado di dirlo nessuno, fino a pochi mesi fa. Eppure è uno dei cinque vitigni autoctoni in fase di sperimentazione, per arrivare a comprendere quale sia il miglior mix di uve che potranno dar luogo a spumanti classici e Charmat (o Martinotti che dir si voglia, quelli rifermentati in autoclave) sotto la nuova Dop Abruzzo.
Ma come, si mettono a fare spumante anche in Abruzzo, si chiederà qualcuno. Non bastano quelli di Franciacorta, del Trentino, dell’Oltrepò pavese, gli Alta Langa? Il fatto è che la regione produce già ottima uva che viene “esportata” soprattutto al Nord Italia per entrare a far parte del mix alla base di spumanti non Dop. Allora quelli di Citra Vini (colosso cooperativo che produce 22 milioni di bottiglie l’anno) si sono chiesti: ma non potremmo individuare e sfruttare meglio i vitigni più adatti, puntando così sulla qualità e aprendoci anche noi uno spazio nel mondo delle bollicine? Per farlo con tutti i crismi, hanno coinvolto l’Università di Teramo e il Centro di ricerca viticola ed enologica (Crivea), i loro ricercatori e hanno cominciato a studiare in campagna e sperimentare con microvinificazioni quali fossero i vitigni e quindi i vini-base più adatti e come ricavarne le cuvée più azzeccate. Oltre alla cococciola, sono stati presi in considerazione montonico, pecorino, passerina e montepulciano d’Abruzzo, l’unico rosso, quest’ultimo, che naturalmente va vinificato in bianco.
Un convegno che si è svolto pochi giorni fa a Palazzo Corvo di Ortona, intitolato La spumantizzazione come leva per la valorizzazione dei vitigni autoctoni abruzzesi, ha fatto il punto sulla situazione, dopo un anno di analisi, test, degustazioni e riflessioni. Coordinati dal giornalista Alessandro Bocchetti, Lino Olivastri, enologo di Citra Vini e responsabile del progetto, i professori Giuseppe Arfelli e Giovanna Suzzi dell'Università di Teramo, hanno illustrato il lavoro svolto e i risultati acquisiti: dagli aspetti agronomici a quelli ampelografici, enologici e legati alla microbiologia dei lieviti. Maurizio Odoardi, del Crivea, ha illustrato le caratteristiche
Bottiglie sperimentali
nelle cantine Citra
dei cinque vitigni scelti per la spumantizzazione, mentre il professor Carlo Viviani, vicepresidente dell'Accademia italiana della vite e del vino ha sottolineato l’importanza dei vitigni autoctoni come patrimonio della vitivinicoltura italiana. Il panorama viticolo italiano gode di una varietà invidiabile: 461 sono ufficialmente le specie di uve da vino presenti sul territorio, un numero superiore a quelle di Francia, Spagna e Portogallo messi insieme. Si tratta di valorizzarli al meglio. E il progetto avviato da Codice Citra dà il suo contributo anche in questo senso.
Cena al tramonto sul
trabocco Pesce Palombo 
Bisognerà attendere ancora qualche anno per vedere le prime bottiglie, anche perché il disciplinare prevede un affinamento lungo, da 36 a 48 mesi (ovviamente per il metodo classico), di cui la metà sui lieviti.
Intanto Citra, da qualche tempo, si è portata avanti, per lo meno sul piano degli spumanti abruzzesi metodo Martinotti, meno complessi dei classici, ma che tendono a restituire i profumi dei vitigni di provenienza. Ecco così (con forse discutibile gioco di parole) il Peco “Rino”, la Passe “Rina”, paglierini, fruttati e floreali e il Primae Lucis, rosé da montepulciano autoctono, dai bei sentori di rosa e ciliegia. Da assaporare al tramonto in un posto magico come il Trabocco Pesce Palombo, a Fossacesia. Avete mai cenato su un trabocco, una palafitta protesa nel mare, con grandi reti? Ormai la pesca, così vicino a riva, è scarsa e i proprietari si sono in certi casi trasformati in ristoratori. Ma resta intatto il fascino di quella che Gabriele d’Annunzio nel suo Trionfo  della morte definiva come “una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale”.

Info. Il produttore: Citra, contrada Cucullo, Ortona (Chieti), tel. 085.9031342, www.citra.it. Oltre agli spumanti già citati, da segnalare almeno gli ottimi Montepulciano d’Abruzzo Caroso Riserva e Sistina, il Cerasuolo Niro, il Trebbiano Laus Vitae e il Pecorino Terre di Chieti.
Dove mangiare: Trabocco Pesce Palombo di Bruno Verì, S.s. 16 Adriatica, Fossacesia (Chieti), cell. 333.3055300, www.traboccopescepalombo.it. Prezzo del succulento menu tutto-pesce, vini compresi: 50 €. Dove dormire: Hotel Mara, Lido Riccio, Ortona, tel. 085.9190428, www.hotelmara.it. Confortevole 4 stelle sul mare, con spiaggia propria e piscina. Doppia b&b da 130-160 € al giorno. Doppia in pensione completa e ombrellone, a settimana da 1330 €.