lunedì 22 maggio 2023

Il Friuli indica la Via dei Sapori. Che a fine giugno condurrà a San Daniele, dove si festeggia l'inimitabile prosciutto. Anche col festival musicale Folkest

 

Prosciutti in maturazione in una cantina di San Daniele del Friuli

Ventotto produttori “contro” 134; 2,7 milioni di cosce contro 7,7; 28 milioni di vaschette di preaffettato contro 91 milioni (dati 2022).  Ecco riassunti in pochi numeri San Daniele e Parma, due grandi prosciutti  italiani. Se si segue il principio secondo cui “piccolo è bello”, San Daniele la vince potendo vantare mediamente una qualità più alta. 

I “Magnifici Sette x 4” hanno inoltre il pregio di trovarsi concentrati tutti nel medesimo piccolo territorio, su una collina a 252 metri s.l.m. – in provincia di Udine - in un borgo che non raggiunge gli 8mila abitanti. Il

Il borgo di San Daniele. Sullo sfondo i monti della Carnia

quale vanta un’aria invidiabile, che contribuisce a donare ai prosciutti un sapore unico. Merito dei venti provenienti dai vicini mare Adriatico a sud e monti della Carnia a nord. Mentre il prosciutto emiliano ha i suoi stabilimenti sparsi in tutta la pianura parmense, con centro d’eccellenza a Langhirano.

Il fresco venticello marino-montano anche quest’anno si trasforma, per la 37ª volta, in Aria di Festa, kermesse gastroenoica promossa ogni anno dal Consorzio del Prosciutto di San Daniele, che si svolgerà da venerdì 30 giugno a lunedì 3 luglio

Per tradizione consolidata il paese in questo weekend lungo si riempie di turisti del buon mangiare e del buon bere. E del buon ascolto, si potrebbe dire. Torna infatti in grande stile anche la musica, con Folkest, international folk music festival, dedicato in gran parte agli artisti emergenti, che si tiene da 45 anni in varie località del Friuli-Venezia Giulia e che nei giorni di Aria di Festa presenterà sul palco i 99 Posse (reggae e rock napoletano), la Nuova Compagnia di canto popolare (musica partenopea), Riccardo Tesi (poliedrico artista dell’organetto) e gli Elastic Trio, Massimo Priviero (folk-rock), Elena Ledda (cantautrice in lingua sarda) e Dina Staro (violinista ed etnomusicologa).                                                      


Ma che musica maestro, dunque. Sì, ma a condirla per bene ci saranno le visite guidate nei prosciuttifici, con attività di degustazione o veri e propri menu, nonché intrattenimenti vari. 

Poi, ricco programma di laboratori sull’abbinamento del San Daniele ai vini friulani e alla birra di Monaco, masterclass con lezioni di taglio e analisi sensoriale della pregiata fetta furlana, nonché talk tematici con ospiti e personaggi noti.

Tutte le strade e in particolare il centro storico saranno punteggiati da stand enogastronomici, in cui assaggiare il prosciutto in abbinamento a pani diversi, formaggi, frutta, vini, per non dire dei vari menu, dai semplici panini e focacce imbottiti ai Tagliolini alla San Daniele. Qui la ricetta:

https://www.sandanielemagazine.com/ricette-prosciutto-di-san-daniele/tagliolini-san-daniele/ . 

Picnic al prosciutto? A disposizione il giardino di Villa Seravallo. Vino, birra e prosciutto? Sulla Terrazza San Daniele, con gran vista sulle colline friulane.

Non mancano i tour guidati in esplorazione del territorio circostante o alla scoperta delle meraviglie storico-artistiche cittadine, su tutte la Biblioteca Guarneriana, quattrocentesca, una delle prime biblioteche pubbliche d’Europa, che ospita 12mila antichi volumi.

 

Ma San Daniele non è che una, forse la più brillante, delle punte di diamante della gastronomia regionale. Infatti il retroterra friulano è prodigo di perle enogastronomiche, dai grandi vini bianchi del Collio a quelli dei Colli orientali del Friuli, accompagnati ormai sempre più spesso da rossi di vaglia, quasi tutti caratterizzati da uve autoctone locali. 

Per quanto riguarda cibo, piatti, ristoranti, ci si trova di fronte a una regione baciata prima da Bacco e poi da Crapula. Una prova? Il Consorzio Friuli Venezia Giulia - Via dei Sapori, presieduto dalla sua fondazione (23 anni fa) da uno dei più noti winemaker della regione, il dinamico Walter Filipputti. Il Consorzio riunisce attualmente 61 aziende d’alta qualità, fra ristoranti, artigiani del gusto e vignaioli. Piace citare per primi due sandanielesi presenti, come il Prosciuttificio Dok Dall’Ava e Friul Trota, specializzata nell’omonimo pesce

Gubana ed Elisir di noci 

di torrente, in particolare nell’affumicatura e nella produzione e salatura delle sue uova. Ma anche, estraendo fior da fiore, Jolanda De Colò, di Palmanova, con il suo Ossocollo di manzetta; la Gubana artigianale e l’Elisir di noci de L’Antica Ricetta, di Cormons; oppure le Lumache alle erbe primaverili del ristorante Al Paradiso, di Paradiso di Pocenia; o il Gulasch di coda di rospo con polenta di grano saraceno al burro di malga di Ai Fiori, di Trieste, piuttosto che i vini di Collavini, di Corno di Rosazzo, in primis le sue Ribolla gialla, così come il Braide Alte di Livon, di S. Giovanni al Natisone; o ancora il Sauvignon del Collio Ronco del Cerò, di Venica & Venica, di Dolegna. E, non se ne avranno a male i produttori del San Daniele, se si citano con ammirazione anche i più piccoli e però altrettanto pregiati prosciuttifici regionali, come d’Osvaldo di Cormons e Wolf Sauris di Sauris di Sotto. Per digerire il tutto in letizia, niente di meglio dell’Amaro Quintessenza o una Ùe dei Nonino, famosi distillatori in quel di Percoto (Udine).


INFO. Sul sito www.prosciuttosandaniele.it tutte le informazioni in progress su iniziative, masterclass, degustazioni e spettacoli di Aria di Festa.

Dove mangiare a San Daniele. Il locale sperimentato: L’osteria di Tancredi. Localino al femminile di pochi tavoli ove gustare un’ottima cucina friulana. Prosciutto prodotto da un piccolo artigiano, salame all’aceto con polenta, muset e brovada, tagliolini al San Daniele, cjalsons e gnocchi, poi guancialetto di maiale brasato, coniglio in umido. Dolci fatti in casa e Gubana di Natisone fra i dessert. Buoni vini regionali. Via Sabotino 10, tel. 0432.941594, www.osteriaditancredi.it .

Via dei saporiwww.friuliviadeisapori.it elenca puntigliosamente tutti i ristoratori, artigiani e vignaioli aderenti, con le principali informazioni e i siti internet individuali.

 


giovedì 18 maggio 2023

Alta gradazione / Ki No Bi, il Dry Gin del Sol Levante in tre versioni spettacolari. Da gustare in splendida solitudine. O anche shakerato con arte

 

Ki No Bi, nuovo Dry Gin in tre versioni

Martini cocktail
Alcol di cereali come base? No grazie, siamo giapponesi. E dunque: solo acquavite di riso, più botaniche rigorosamente autoctone. Per produrre il loro nuovo Gin premium Ki No Bi, ovvero “La bellezza delle stagioni” la Distilleria di Kyoto non ha economizzato in ricerca e pignoleria. Il distillato è stato prodotto a partire da un riso caratterizzato da note morbide e lievemente dolci, simili alla vaniglia, con note agrumate ed erbacee. E poi le botaniche. Sono 11, divise in sei elementi di differente sapore: Base (ginepro, iris, legno di cipresso); Agrumi (bucce di limone e di yuzu – incrocio di mandarino e del limone Pepeda Ichang); Tè (Gyokuro); Erbe (pepe Sansho con le kinome, le sue foglie); Spezie (zenzero); e infine “Fruttato e floreale” (bambù e shiso – una sorta di basilico all’aspetto, un mix di sapori aromatici al palato).

Negroni
Gli elementi vengono macerati e distillati separatamente, per preservarne le caratteristiche, poi miscelati con l’acqua proveniente da una delle più note fabbriche di sake di Fushimi, nota per purezza, al fine di ridurre la gradazione in una serena fusione. Seguendo i dettami dell’antica arte del konwa (“combinare e creare armonia”), dopo adeguato riposo della miscela si ricorre a un secondo mixing con aggiunta di acqua, fino a raggiungere le gradazioni alcoliche programmate.

Nulla è lasciato al caso anche per quanto riguarda l’imbottigliamento e il packaging, creato in collaborazione con un atelier artigianale di antichissima tradizione: nome e design dell’etichetta  sono stampati a mano su carta washi (resistente e traslucida) con blocchi di legno hangi.

In bocca il Ki No Bi dry gin di Kyoto risulta secco ma vellutato e profumato, con insoliti sentori esotici. La prima volta che si assaggia val la pena di degustarlo ben freddo e 

puro o al

Gin & Tonic
massimo con una lacrima di Vermut dry in un Martini cocktail. 

Ma in Europa è consigliato anche come distillato base del Negroni, del Gin & Tonic e di quant'altro la nobile arte del cocktail sia in grado di inventare.

 

In effetti però il Ki No Bi è uno e trino, si declina infatti in tre versioni. Ed eccole.

 

Ki No Bi Kyoto Dry Gin, 45,7°: non filtrato, miscelato secondo il metodo Konwa, con acquavite di riso come base e botaniche naturali giapponesi. 70 cl, 65 € la bottiglia.

Ki No Tea Kyoto Dry Gin, 45,1°: prodotto con i migliori tè giapponesi provenienti dalla zona di Uji. 70 cl, 85 € la bottiglia.

Ki No Bi Sei Kyoto Dry Gin, 54,5°: prodotto con lo stesso metodo del Ki No Bi 45,7°, viene raccomandato per il bere miscelato. 70 cl, 75 € la bottiglia.

 

Info. La Kyoto Distillery Company è stata fondata nel 2014 da tre appassionati di gin, come Noriko Kakuda e David Croll già nel settore dei distillati giapponesi, e da Marcin Miller, fondatore della rivista Whisky Magazine, che ha casa a Norfolk, in Inghilterra, ma che si reca più spesso che può a Kyoto. Leggenda giapponese degli spirits e consulente tecnico speciale è Masami Onishi, che ha passato la sua preziosa esperienza al team dei distillatori.

#Hastag: #kinobi, #kyoto, #japanesegin, #craftgin – tag @kinobi.official

 

martedì 2 maggio 2023

All'asta all'asta! Vini, distillati e liquori di nobili lombi o di borghesi ambizioni all'incanto a Milano. Dal 2 al 12 maggio, all'International ArtSale. On-line


                          Una vecchia asta di vini francesi. Negli ultimi anni in Italia si sono moltiplicate quelle on-line
 
Château Latour o Château Mouton Rothschild? Brunello Biondi-Santi 1955 o Tignanello 1985? E, ancora, l’atroce dilemma: Ferrari “Centanni” o Dom Pérignon? Si potrebbe continuare: meglio puntare sul Barbaresco di Gaja Sorì Tildin o sul Sorì San Lorenzo?  Sul Barolo Cascina Francia 1996 di Giacomo Conterno o sullo Château Ducru-Beaucaillou 1956 di Francis Borie, ambedue con base d’asta a 350 €?Troppe domande, forse. Ma sono solo una minima parte dei dilemmi che si presentano da oggi, martedì 2
Mouton Rothschild 1997:
etichetta di Niki de Saint Phalle
maggio e per altri 10 giorni, a intenditori, professionisti e semplici appassionati che vogliano partecipare all’asta a tempo (esclusivamente on-line) Vini e distillati pregiati e da collezione, organizzata da International ArtSale (IAS), Casa milanese specializzata in gioielli e opere d’arte e ora all’esordio in campo enologico.
A questo punto è bene dichiarare un possibile conflitto d’interessi fra chi scrive e il lettore, relativamente ai contenuti di questo articolo. Sono infatti consulente “esperto in enologia” della IAS e ho quindi contribuito alla disamina e scelta delle bottiglie di vini e distillati entrati a far parte dei 185 lotti in asta. Non potrò quindi indicare le mie preferenze, né avrebbe comunque molto senso farlo. Ognuno sarà perfettamente in grado di farsi un’idea del valore dei vini e di effettuare offerte, se fosse particolarmente attratto da questo o quel lotto, in rapporto alla base d’asta e ai rialzi di altri aspiranti all’acquisto.

Addentrandosi qua e là fra i lotti si scoprono bottiglie “anziane”, ma spesso intriganti e vini relativamente più giovani. Tutto dipende dal “gusto” del consumatore, se il suo possibile acquisto sia finalizzato alla scoperta di un piacere organolettico diverso dal consueto, oppure a un particolare tipo d’investimento, o addirittura alla valorizzazione della bottiglia in quanto oggetto d’arte, da esibire magari come un originale soprammobile. 

A quest’ultimo proposito val la pena di segnalare alcune bottiglie le cui etichette sono decorate da noti artisti, alcuni molto famosi. Quelle del rinomato château bordolese Mouton Rothschild, per esempio, presenti in oltre una decina di lotti (fra cui un magnum), di annate comprese fra il 1960 e il 1997: annovera etichette create da Joan Mirò e Balthus, Henry Moore e Marc Chagall, Motherewell, Hartung e altri pittori. 

E le italiane del Vino della Pace, della Cantina Produttori Cormons (friulana),

Magnum di Ùe di
Cabernet, Nonino
 
con etichette di Bay e di Arnaldo Pomodoro.
Fare un ulteriore elenco sarebbe lungo e forse alla fine noioso per il lettore, che può collegarsi anche solo per curiosare al sito della casa d’aste e constatare de visu le proposte.

Qualche ultima indicazione e avvertenza sarà però utile. Intanto per dire che accanto a lotti con prezzi di partenza relativamente alti ve ne sono di più economici, ma pur sempre interessanti.

Ed ecco quattro esempi di lotti con base d’asta più alta e altri quattro fra i meno cari...

 

Barolo Monfortino Riserva 1955, G. Conterno: 450 €.

Tignanello 1985, Marchesi Antinori, 2 bottiglie: 700 €.

Magnum di Mouton Rothschild 1986, 850 €.

Sauternes Château d’Yquem 1976: 500 €.

 

Five Roses, Rosato del Salento 1971, Leone de Castris, 4 bottiglie: 55 €.

Moscato di Sassari Soletta 1992, 10 €.

Chianti Classico Castelgreve 1982, Castelli del Grevepesa: 28 €.

Barolo Collina Cannubio 1968, F.lli Borgogno: 45 €.

 

...E ancora, qualche avvertenza.

Trentodoc, spumante classico
Ferrari "Centanni"
Laddove è stato possibile si sono indicate le annate migliori dei vini, qualificandole con le definizioni “Ottima”, “Grande” o “Eccezionale”, corrispondenti rispettivamente alle 3, 4 e 5 stelle, assegnate dai vari consorzi; per i vini francesi, generalmente giudicati in 10 punti e non in 5 (stelle) come in Italia, si sono considerati, per le tre definizioni molto positive solo i gruppi di voti 5 e 6; 7 e 8; 9 e 10 (rispettivamente: Annata Ottima; Grande; Eccezionale).
Il che non significa che una vendemmia di rango inferiore dia luogo a vini per forza scarsi. Il bravo vignaiolo è in grado di produrre bottiglie buone, persino molto buone anche da vendemmie problematiche, riducendo drasticamente la produzione, scegliendo solo i grappoli migliori e così via.

Infine la questione dell’età del vino. Invecchiando può migliorare? Sì o quanto meno può assumere sentori diversi, interessanti, sorprendenti. Ma può anche peggiorare, soprattutto se i tappi non tengono ben serrati i colli e lasciano penetrare non qualche atomo di microssigenazione (benedetto) ma qualche spiffero di troppo, che alla lunga tenderà a ossidare il vino.

 






Info.  Asta - “Vini e Distillati pregiati e da collezione”. On-line dal 2 al 12 maggio 2023

International Art Sale - Casa d’Aste, via Giacomo Puccini 3, Milano, tel. 02.40042385;  info@internationalartsale.it ; www.internationalartsale.it