mercoledì 13 febbraio 2013

San Valentino alla Grande. Poi è subito Krug


Milano. Come passare un San Valentino alla grande? All’Osteria Alla Grande, spendendo 9 euro a mezzogiorno o 25 la sera (vini esclusi). In tempi di crisi un po’ di understatement  ci vuole, che diamine. Si lascia passare qualche giorno, poi, quatti quatti, per Sant’Eleuterio, o a scelta, per San Pier Damiani, Santa Margherita, San Policarpo, Sant’Edilberto, San Cesario, o infine, per San Claudiano (20-26 febbraio), si va al 27° piano della Diamond Tower. Qui si cena a menu fisso: si spendono 250 o 300 euro per gustare una delle tre proposte dello stellato Enrico Bartolini. Ma i vini sono compresi! Niente Barbera fra un piatto e l’altro, solo Champagne: Krug Grande Cuvée, Krug millesimato 2000 e Rosé.
Sintesi, alias Antonio Appiani,
dell'Osteria Alla Grande.
La saletta col bancone della trattoria.
Cucina meneghina, Alla Grande, e ambiente allegro in questa trattoria di paese (Baggio è un quartiere alla periferia occidentale della città), dalle pareti ricoperte, al piano terreno,  da vecchi telefoni, orologi, macchine da caffè, foto, false copertine di Dove, con strilli di questo tenore: “Baggio! Aria pulita, poco traffico, affitti bassi, si mangia bene, si vive Alla Grande!”. Al primo piano un ambiente meno kitch, ma carino, che viene aperto la sera. In sala i protagonisti sono lo Smilzo, Sintesi e Diesel, in cucina agisce Santa Pazienza. E meno male, perché alla vulcanicità del patron Smilzo, andava contrapposta la calma della moglie, appunto la cuoca Santa Pazienza. A mezzogiorno si sbizzarrisce con proposte estemporanee, la sera dà forse il meglio di sé con una cucina milanese, filtrata dai ricordi dei piatti della madre: pasta e fagioli, risotto alla longobarda, mondeghili con purè, cotoletta alla milanese (con l’osso), rognoncino caratterizzato dal’agretto del limone, trippa, brasato.  Su prenotazione, cassoeula completa di tutto, dai piedini alle puntine di maiale, dalle verze alla luganega.
Enrico Bartolini, chef del Devero
e del ristorante effimero di Krug.
La Diamond Tower, zona Porta
Nuova, a Milano.
Riposo per qualche giorno, poi via a festeggiare Sant’Eleuterio o uno degli Altri, proprio nella settimana in cui trionfa la moda (Milano Fashion Week). Krug en Capitale è la manifestazione itinerante che coniuga forse il massimo Champagne di Francia con la gastronomia. Dopo Parigi, è stata scelta Milano e uno chef italiano, quell’Enrico Bartolini del Devero Ristorante di Cavenago di Brianza, la cui cucina è insignita dalla stella Michelin. Per una settimana soltanto, all’ultimo piano della Diamond Tower (uno dei nuovi grattacieli in zona Porta Nuova) e per 40 persone che si saranno prenotate per tempo, preparerà uno dei tre menu: Unforgettable Krug (250 €), A sense of Krug (300 €), Journey into the Krug Universe (300 €). Per tutti e tre s’inizia con l’Aperitivo di benvenuto, interpretazione della cucina milanese secondo lo chef: cannolo fragrante al profumo di cassoeula, riso alla milanese soffiato, insalata russa di sole rape, alici di scoglio in carpione, oliva nera rifatta con merluzzo mantecato, polpette moderne, patata soffice all’uovo. Il tutto (piccoli assaggi, è chiaro) accompagnato da una flûte di Krug Grande Cuvée o, nel caso del terzo menu, di Krug 2000.
Si continua, per il primo menu, con i gamberi battuti con salsa di pompelmo rosa in tostatura marina, risotto alle rape rosse e salsa Gorgonzola, maialino croccante con scalogni fondenti, sempre con la Grande Cuvée, infine crema bruciata con ciliegie, mirtilli e meringhe.
Gli altri due menu contemplano invece sgombro e foie gras confit al profumo di mandarino, bottoni di olio e lime in salsa cacciucco e polpo alla brace, vitello in rosa al cavolfiore, tartelletta alla crema di limone e lampone, con gelato allo yogurt di capra. Fra il secondo e il terzo menu, la differenza è nei tipi di Champagne, con i piatti di A sense of Krug, si beve Grande Cuvée e Rosé, con quelli di Journey into the Krug Universe, anche Krug millesimato del 2000.
Alla fine, per tutti, caffè e petits fours (piccola pasticceria). Tutta la sera, lo spettacolo di Milano dalla cima della nuova torre.

La trattoria: Osteria alla Grande, via delle Forze Armate  405 (Baggio), Milano, tel. 02.48911166, www.osteriaallagrande.com
Il ristorante effimero di Krug: Diamond Tower, 27° piano, via Galilei angolo viale della Liberazione. Prenotazioni sul sito: www.krugencapitale.it.
Lo Champagne: Krug, www.krug.com/it.
Il ristorante di Enrico Bartolini: Devero, largo Kennedy 1, Cavenago di Brianza (MB), tel. 02.95335412, www.deverohotel.it.

sabato 9 febbraio 2013

Identità Golose in cerca di rispetto


Tempi tristanzuoli. Quelli in cui il cittadino Paolo Marchi deve proclamare come “rivoluzionario” il valore del rispetto. Vuol dire che nessuno rispetta più nessuno? A vedere le mosse della Politica, si direbbe di sì, anche se sotto la definizione di politici irrispettosi non si possono accomunare tutti.  Chi scrive ha ben in mente che Lui (il padre di Pier Lui) tempo fa disse agli italiani che, salito (o sceso?) al governo, avrebbe creato un milione di posti di lavoro. In quest’ultima campagna elettorale, ha appena proclamato che saranno quattro milioni quattro. Rispetto per l’intelligenza degli italiani? Mah.
Paolo Marchi
Paolo Marchi, meno “lirico” e più empirico del padre di Pier Lui, tenta di fare oggetto di dibattito il valore del rispetto al 9°congresso di Identità Golose, di cui è fondatore e anima. La kermesse inizia domani 10 febbraio e termina martedì 12.  Si tiene al MiCo - Milano Congressi di via Gattamelata.  Rispetto per la natura, intende Marchi, per le materie prime, ma anche per i clienti (dei ristoranti, dei negozi gastronomici, delle enoteche) e per i loro soldi. Una strada di concretezza – par di capire –per un consumo consapevole, e sostenibile, non sguaiato e menefreghista.  In qualche modo la si può probabilmente associare a un recente, fortunato slogan di Slow Food, riferito al cibo. Che dev’essere, secondo l’associazione guidata da Carlo Petrini, sempre più “buono, pulito e giusto”.  Ancora Marchi identifica il rispetto con la voglia di serietà che serpeggia nella società, anche nel mondo del cibo e del vino. Nell’esigenza di investire sul grande artigianato italiano. In un ritorno alla semplicità che non sia semplicismo, ma chiarezza, sia sulla vera tradizione, sia sull’innovazione con un senso logico magari discutibile, ma comprensibile.
Tutti questi buoni propositi saranno messi alla prova già domenica con Identità di pasta e poi lunedì con Identità di pizza: dibattiti, discussioni e dimostrazioni su cibi apparentemente semplici, ma che invece troppo spesso vengono declinati in modo sciatto e conditi con ingredienti di scarso valore.
Occhio a Simone Padoan, patron de I Tigli di S. Bonifacio (Verona): ha creato la pizza gourmet applicando i parametri dell’alta cucina al piatto più popolare d’Italia. Ne parlerà anche domenica con Franco Pepe di Pepe in grani, di Caiazzo (Caserta), autore di un calzone con la scarola strepitoso. E occhio anche a Stefano Callegari, dello Sforno di Roma, inventore del trapizzino, triangolo di pizza chiuso su due lati e farcito con i sapori della cucina romana.
Qualche altra suggestione dal ricco programma. Domenica, Identità di sala, con Antonio Santini del Pescatore di Canneto sull’Oglio: come si servono i clienti al meglio e come iniziare una carriera oggi poco appetita, visto che i giovani che si avvicinano alla ristorazione aspirano quasi tutti a fare gli chef. Timore: avere fra qualche anno un esercito di cuochi disoccupati e una carenza (già c’è) di camerieri, maître e sommelier veramente professionali. Domenica si presentano anche i giovani leoni della cucina mondiale, non solo mediterranei, ma persino  brasiliani e di Singapore. Martedì ultima giornata, interessantissima: alla ribalta i misconosciuti chef delle Fiandre; a Dossier Dessert nove grandi pasticcieri propongono le loro creazioni; e si fanno avanti, quasi vincendo una certa atavica timidezza i cuochi sardi, da quelli che hanno fatto fortuna fuori dall’isola, come il grande Sergio Mei, a Roberto Petza, oristanese. E, per la prima volta, Identità di libri, dove gli autori propongono le loro opere di argomento culinario.
Sfalcato di un giorno (da sabato 9 a lunedì 11) ma nella stessa sede si tiene anche la seconda edizione del Milano Food&Wine Festival: 450 etichette di vini di tutta Italia da degustare, di 150 aziende selezionate da Helmut Koecher, presidente del Merano WineFestival. Una chicca? Il passito secco (ma con una sua intrigante morbidezza) Giardini Arimei di Ischia (www.arcipelagomuratori.it). Venti chef proporranno piatti da abbinare, con la regia gastronomica di Roberto e Chicco Cerea del ristorante Da Vittorio di Brusaporto (Bergamo). Domenica, in particolare, dalle 12 alle 15, non stop Grande cucina, piccoli piatti, con molti chef milanesi, da Battisti a Nespor e Roncoroni, da Varese a Boer, al romano Callegari con i suoi tripizzini.

Identità Golose: Milano Congressi (la vecchia fiera), via Gattamelata, Gate 14, dal 10 al 12 febbraio. Orari: 10-19. Ingresso e partecipazione alle sale: da 50 € (mezza giornata, 1 sala) a 490 € (3 giorni, tutte le sale). Consigliabile consultare il programma sul sito, il listino e magari iscriversi in anticipo: www.identitagolose.it.
Milano Food&Wine Festival: Milano Congressi, via Gattamelata 5, Gate 15. Orari: sabato 9, 13-24; domenica 10, 11-22; lunedì 11, 11-18 (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso con libera degustazione vini, 30 € al giorno. Degustazione piatti: 10 € l’uno. Biglietti in vendita anche su www.ticketone.it. Programma e info su www.foodwinefestival.it.