martedì 27 gennaio 2015

Il Franciacorta si "compra" l'Expo: e punta all'export


Foto di Fabio Cattabiani

Prima Franciacorta, seconda Cantine Ferrari. La sfida era solo a due, ma a colpi di centinaia di migliaia di euro. E il Consorzio dei vini franciacortini con 380.000 euro cash e 80.000 in bottiglie ha vinto. Dunque il Franciacorta (cioè lo spumante metodo classico Docg) e quindi la Franciacorta, intesa come il piccolo territorio bresciano, che comprende 19 comuni a sud del lago d’Iseo, sono il partner ufficiale di Expo 2015. Official sparkling wine sponsor, per dirla all’anglosassone. Le prestigiose bollicine  lombarde verrano servite nei brindisi ufficiali e in svariate occasioni, frizzando sulle labbra di Barack Obama (se verrà), di vip, intenditori e popolo minuto.  “Per la Franciacorta”, ha detto il presidente del Consorzio di tutela Maurizio Zanella (fondatore di Ca’ del Bosco), “si tratta di una grande occasione di promozione all’estero. Spero che su 4 giorni di soggiorno medio dei visitatori stranieri, almeno uno lo passino in Franciacorta, che è a neanche un’ora d’auto da Milano”.
Le 108 cantine franciacortine (mentre 200 sono i viticoltori) potranno inalberare sulle bottiglie il logo dell’Expo. La vendita attuale è di 15 milioni e mezzo circa di bottiglie (2014), di cui 1,4 milioni all’estero. Non è moltissimo, soprattutto il dato di vendita internazionale è incrementabile e l’Expo è quindi un’ottima occasione per farsi conoscere, anche se i produttori hanno dovuto “autotassarsi” per vincere la gara. La cassa ora è semivuota, tanto che il Consorzio non partecipa al Padiglione del vino, che sarà realizzato nel Padiglione Italia. Ma la soddisfazione è tanta e infatti, nel corso della conferenza stampa, cui ha partecipato anche il ministro Martina, Zanella ha parlato di unanimità dei produttori e di entusiasmo, rispondendo ai “maligni” che insinuavano un mugugno diffuso fra le cantine per l’esborso consistente, votato però all’unanimità. 
Entusiasta anche Cristina Ziliani, a capo delle relazioni pubbliche della Guido Berlucchi e comproprietaria, secondo la quale Franciacorta ed Expo formano un brand vincente per la diffusione dell’italianità nel mondo. 
Che dire? Usiamo un linguaggio internazionale: qǐng qǐng (cin cin in cinese, a proposito: previsti tre padiglioni e milioni di visitatori)); prosit, cheers, santé, vase sdorove, budmo… [gli ultimi due, russo e ucraino: speriamo bene, magari bastasse una buona bottiglia per farla (Francia)corta e smetterla con la guerra].
In alto a destra, Franciacorta Docg Ca' del Bosco Rosé; in basso a sinistra, Franciacorta Docg Satèn Berlucchi '61, già con il logo dell'Expo.

lunedì 19 gennaio 2015

L'olio (extravergine) è un brivido caldo



Ohibò, anche l’olio ha un lato erotico? Che sia il lato B? Non scherziamoci troppo, gli organizzatori di Olio Officina Food Festival lo prendono sul serio (che non vuol dire seriosamente), tanto da farne il tema della kermesse che si svolge a Milano dal 22 al 24 gennaio: L'Olio alimenta l'eros. “Tema senza tempo”, sostiene Luigi Caricato, oleologo, scrittore, inventore e organizzatore della manifestazione: “È la testimonianza di come un prodotto antico come l’olio da olive, alimento con oltre sei millenni di storia, vada vissuto e considerato al di là del proprio ambito normalmente circoscritto alla sfera
alimentare, entrando così in una prospettiva più ampia”. E spiega ancora che le voci di filosofi, nutrizionisti, cuochi, artisti, storici, antropologi, produttori e analisti sensoriali s’intrecciano e creano un ambiente, dove saperi e sapori si confrontano per offrire nuove visioni e prospettive inedite sulla nostra cultura sociale e conviviale.
Al Palazzo delle Stelline (corso Magenta 61), la prima novità di questa quarta edizione, olivicola, olearia, extravergine (avrà a che fare con l’Eros, anche questa tipica definizione?) è
un’installazione multidimensionale allestita nella sala Chagall, dal titolo Oleum. Olio a quattro schermi, che consente ai visitatori una totale immersione nelle emozioni legate all’atto del produrre olio, un viaggio sensoriale – tattile, olfattivo, visivo e uditivo - dall’oliveto al frantoio.
Si amplia l’imprescindibile scuola di assaggio, con degustazioni guidate non solo di oli extravergini, ma di semi (però “nobili”: lentisco, sesamo, vinacciolo, zucca), aromatizzati, in blend ma anche di aceti balsamici, di olive da tavola, spesso accostati a finger food oliocentrici (definizione misteriosa, ma promettente). Ospite internazionale sarà il Marocco, regionale la piccola Basilicata con i suoi grandi oli, da olive interessanti come la delicata ogliarola del Vulture.
E l’Eros? Giovedì 22 lo storico dell’agricoltura Alfonso Pascale indagherà il rapporto tra pasto e sesso, i parallelismi nelle modalità di consumo. La sensualità del cibo e dell’atto del cucinare è il tema di un incontro a più voci, venerdì 23, in cui Giovanna Ruo Berchera, Simona Lauri e Giuseppe Capano affrontano i canoni di seduzione dell’olio. Mentre lo chef Shekkar Reikki presenta la sua cucina indiana seduttiva, fatta di profumi e cultura millenaria, altamente sensuale. Da non perdere giovedì 22 alle 20,30 il Tango argentino con Osvaldo Roldan e Laura Borromeo e la voce di Carola Nadal.
Il Festival chiude sabato 24 alle 20.30 con un recital musicale a ingresso libero (fino ad esaurimento dei posti): Osti sull’orlo di una crisi di nervi. Parole e canzoni per raccontare il bizzarro mondo del food. Luca Sandri e Marisa Della Pasqua accompagnano gli spettatori in un viaggio nei misteri buffi della cultura enogastronomica italiana, con pensieri, parole, canzoni (da Fred Bongusto a Giorgio Conte, da Mina a Gorni Kramer), attraverso le parole di Valerio Massimo Visintin, tratte dal libro omonimo e riadattate per il teatro.
Olio Officina Food Festival: al palazzo delle Stelline, corso Magenta 61, Milano. Ingresso giornaliero 15 €. Tutto il programma, info e prenotazioni sul sito: www.olioofficina.com