sabato 30 novembre 2013

Vendemmia difficile in Piemonte, ma uve buone od ottime E qualche vino 5 stelle da comprare al volo

Paesaggio delle Langhe. I vigneti piemontesi sono candidati a divenire Patrimonio mondiale dell'Unesco (foto dal sito Piemonte Land of perfection)

Come saranno i vini piemontesi della vendemmia 2013?
Lo raccontano i dati della Vignaioli Piemontesi (www.vignaioli.it, www.piemonte-landofperfection.org ), presentati ieri per la prima volta a Milano (anziché come di consueto in Piemonte), alla Cascina Cuccagna (bella struttura recuperata, con l’interessante trattoria Un posto a Milano, nelle mani dello chef Nicola Cavallaro: www.cuccagna.org, www.unpostoamilano.it ). L’associazione non dà le stellette di qualità (da 1 a 5 e cioè da mediocre a eccellente – se fosse pessima, niente stelletta - ) a un futuribile vino, come fanno tanti consorzi (per esempio, quello del Brunello di Montalcino), ma alle uve sparse nei vari territori Doc e Docg, analizzate scientificamente da uno stuolo di agronomi ed esperti.
L'enologo Giampiero Gelsi e, a destra,  Tinto, di Decanter
La vendemmia 2013, secondo il giovane (28 anni), ma visibilmente preparato e “sciolto”  Giampiero Gelsi, non è stata un granché (veramente lui ha detto “complessa”, il presidente della Vignaioli, Giulio Porzio, “difficile”), anche se le quantità rispetto al 2012 sono in crescita (non era difficile, quella dell’anno passato è stata definita come la più scarsa del secolo). In pratica la valutazione delle uve non è arrivata all’eccellenza (5 stelle) ma si è fermata all’ottimo (4 stelle) o al buono (3 stelle). Gelsi sostiene che le valutazioni preventive sono sempre state fatte sul vino (a Bordeaux si parla di degustazioni en primeur, cioè del vino giovane ancora in evoluzione), ma questo implica non solo un giudizio sull’annata ma di fatto sul produttore, dando spazio a una certa soggettività. Mentre i giudizi emessi cogliendo i grappoli in vigna, sui vari territori, vigne e filari, è più affidabile. Per dimostrarlo, ha proposto  anche una degustazione guidata di alcuni vini piemontesi, così da comparare le 5 stelle d’eccellenza assegnate nel passato, al momento delle vendemmia, al vino in bottiglia.
Ma ecco in sintesi i risultati delle analisi delle uve della vendemmia 2013.
Ottima vendemmia (4 stelle) per i bianchi arneis, favorita e chardonnay; e per i rossi dolcetto, freisa, nebbiolo (di Langhe e Roero e del nord Piemonte, che comprendono i vini Barolo e Barbaresco e al nord Fara, Ghemme, Sizzano e altri), pelaverga, cabernet sauvignon.
Solo buona (3 stelle) la vendemmia delle varie barbera, brachetto, grignolino, ruché, merlot, pinot nero e vespolina tra i rossi; cortese, erbaluce, moscato, timorasso e sauvignon tra i bianchi.
La degustazione che è seguita ha dimostrato in pieno (almeno per il passato) l’attendibilità di questo metodo e l’accuratezza con cui le analisi sono riuscite a prevedere il grado di bontà dei futuri vini. Ecco quindi le dritte per gli acquisti, sulle annate migliori (i voti sono miei).
Il Roero Arneis 2012, vino da bere fresco, ha dimostrato tutte le sue qualità già previste in vendemmia
Degustazione di vini: in centro, il grande Barolo 2004
con il giusto equilibrio in bocca, tra acidità e alcol (voto 8). Il Gavi 2011 è apparso pulito, fruttato, con buona struttura, bei sentori di albicoccca, soddisfacente (8,5). Terzo vino, una Barbera d’Asti 2009: nonostante qualche piccola sensazione legnosa e una certa immaturità, ha bei profumi già concentrati (mora e violetta) e una “dolcezza” montante unita alla persistenza (7,5). Ruché 2012: un vino quasi sconosciuto all’infuori della sua piccola zona di produzione (pochi paesi del Monferrato), ma con un promettente futuro.  Accattivante, aromatico, secco, di buona struttura, piacevolissimo (8,5). Ghemme 2007 (uva nebbiolo). Abbastanza equilibrato, ma con qualche spigolo residuo, si dimostra già elegante, fine, di soddisfazione (8-) Barolo 2004. Gran vino: sontuoso (9).

giovedì 14 novembre 2013

Bibbie. Paolo vs Paolo: Identità Golose o Golosario?


Fra le tante guide gastronomiche (nel senso largo del termine) ce ne sono solo due che si assumono la responsabilità (ed eventualmente la gloria) di riportare in copertina il nome dell’autore. Non lo fa la guida de L’Espresso, né il Gambero Rosso, tantomeno la Michelin o il baedeker di Slow Food, Osterie. È vero, c’è sempre la Veronelli, ed era una guida (anzi due: ristoranti e vini), quella sì, personalissima. Ora, scomparso il guru della gastronomia italiana, resta dedicata a lui, ma ovviamente non è più “sua”, anche se i criteri impostati dal grande Gino sono più o meno quelli.
Paolo Marchi
Cosa “rimane”?  Identità Golose, di Paolo Marchi e Il Golosario di Paolo Massobrio. Personalizzazioni che hanno una loro storia.  Paolo Marchi, ex-giornalista sportivo e gastronomico del Giornale, ha inventato una decina d’anni fa la manifestazione Identità Golose (www.identitagolose.it), che celebrerà la sua decima edizione dal 9 all’11 febbraio 2014, a Milano. Tema: Una golosa intelligenza. Sostiene Marchi: “In cucina serve una nuova intelligenza, serve la capacità di salvaguardare memorie e sapori, di innovare intuendo nuove combinazioni, la capacità di alleggerire grassi e presenze inutili per esaltare sempre di più materie prime, profumi, forme, genio costruttivo, sicurezza nelle proprie azioni. L’ospite deve alzarsi contento di avere gustato un arcobaleno di aromi, apprezzato le più azzeccate consistenze, felice di sentirsi appagato e sazio, ma non pesante e annoiato. Deve ricordarsi un pasto per le sue qualità, non perché impiegherà ore a digerirlo”.
Paolo Massobrio
L’altro Paolo, Massobrio, ha creato il suo Golosario una ventina d’anni fa, cui sono seguiti nel tempo la varie GuidaCriticaGolosa regionali, la fondazione del Club di papillon, sito internet, blog e così via.  Il Golosario  è solo secondariamente una guida di ristoranti  (la scelta è volutamente limitata, anche se copre tutte le regioni, e stringata nel testo). Analogo lo spazio dedicato ai vini. La parte del leone la fanno i brani dedicati ai produttori di cose buone e ai luoghi del gusto (negozi di gastronomia ed enoteche). Massobrio ha anche creato Golosaria, la manifestazione che durante l’anno ha tre edizioni in tempi e luoghi diversi, il Monferrato, Torino e Milano (mentre Identità Golose, ha ormai anche edizioni londinesi e nuovaiorchesi).
Golosaria Milano 2013 (www.golosaria.it) inizia il 16 e terminerà il 18 novembre. Si svolge al Superstudio Più di via Tortona 27 – nuova sede – e vedrà protagonisti nelle sue due aree principali 140 artigiani del gusto (Food), e i 100 migliori produttori (salone Wine) premiati da Paolo Massobrio e dal suo sodale Marco Gatti negli ultimi 11 anni.

Le guide. Si diceva guide personali, ma poi la realtà è che Identità Golose si avvale di oltre 100 collaboratori, Il Golosario di circa 60.
Oscar Farinetti (da La Stampa web)
Identità Golose 2014 (Mondadori, 835 pagine, 19,90 €). Seicentosettanta schede di ristoranti, di cui un centinaio esteri, di una ventina di nazioni. Soprattutto Francia (Parigi in particolare) Spagna e Londra. Occhio di riguardo per i giovani ristoratori, con segnalazioni per gli under 30 e 40.  Non ci sono giudizi (stelle, cappelli, voti e quant’altro) sui ristoranti, ma belle descrizioni, scelte, informazioni anche originali (cosa ama cucinare lo chef, singolarità, prezzi portata per portata, tutti i nomi dei protagonisti in cucina, in sala e in cantina). Molto interessanti anche i ritratti d’autore, dedicati a luoghi significativi per l’ospite scrivente. Così Massimo Bottura parla di Modena, Heinz Beck di Londra, Camilla Baresani di Milano eccetera. 
Oscar Farinetti, il patron di Eataly, in una sua prefazione scrive spiritosamente di orgasmi amorosi e gastronomici e proclama quindi che “i ristoranti sono luoghi d’amore”. Carlo Cracco, chef e patron, afferma che il pasticciere deve saper fare tutto, cioè non rimanere confinato nella sua “partita”, ma saper proporre dessert in tono con l’intero pasto, altrimenti si rischia di proporre un dolce – magari buonissimo – ma che arriva sullo stomaco come un mattone, al termine di un menu già impegnativo.
Il Golosario 2014 (Comunica, 1065 pagine, 25 €). 1425 produttori di cose buone, oltre 700 di olio, 4000 negozi, cantine e ristoranti, questi ultime due categorie quasi solo con la segnalazione delle bottiglie o dei piatti principali. Cose buone e negozi invece sono raccontati con perizia e garbo, tanto che spesso viene la voglia di prendere su, saltare in auto e andare dal produttore per comprare a man bassa. Sostiene Massobrio: “È arrivato il momento di espandere il più possibile il valore del mito del
Marco Gatti, stretto collaboratore di Massobrio
gusto italiano, quello che spesso non ha capacità di distinguersi e di comunicare perché piccolo e giovane. Siamo qui per questo…per valorizzare e mettere su un piedistallo questo mondo vero e operoso”. Per finire, un gioco. Abbiamo aperto (veramente) a caso il volume e puntato il dito a occhi chiusi su una recensione. Anomala. Comincia così: “Il dentifricio per enogastronomi è un’idea di Andrea Nicola, farmacista e accademico della cucina: ha unito la salvia a polvere di argilla, olio essenziale di garofano ed eucaliptus, estratti di propoli e altri ingredienti naturali per un dentifricio che non inibisce l’assaggio di vini e cibo”. Il gourmet ha così trovato del buono da mettersi non solo sotto, ma anche sopra i denti. Per la cronaca, il Dr. Nicola si trova ad Aosta.