Vigneti a Strongoli (Crotone) |
La
rinascita parte dal basso. Più precisamente dalla punta dell'italico Stivale. E
dunque dalla Calabria. Se ci sono nella Penisola delle produzioni enologiche
sottovalutate, sono quelle calabresi. Con qualche ragione, certo. Vini con eccessi alcolici a scapito dell'eleganza, identità annacquate, confusione
nelle denominazioni. Nel passato. Da qualche tempo però è in atto un nuovo
risorgimento. E se una delle regioni meno fortunate d'Italia, solleva le
bottiglie in alto e comincia a farsi largo nell'enologia virtuosa, allora si
può ben dire che tutta l'Italia del vino
si sta muovendo sempre più avanti. C'è ancora da fare per consolidare la via
maestra della qualità e della leggibilità di vini e vigneti, ma la strada è
segnata.
Troppo ottimisti? Chi è stato all'ultimo Vinitaly ha potuto cogliere un segnale preciso da parte della Regione, che al suo stand ufficiale intitolato Rosso Calabria ha proposto degustazioni interessantissime dei suoi vini migliori, con uno spettro che comprende bianchi, rossi, rosati (di gran tradizione) e particolari vini da dessert o meditazione, dal più noto Greco di Bianco al semisconosciuto ma eccezionale Moscato di Saracena. Quasi superfluo aggiungere che la tradizione vitivinicola è qui antichissima. La si fa risalire all’8° secolo a.C.: non a caso i Greci chiamavano Enotria questa terra, lodando la generosità delle sue uve. E però è qui e ora che la Calabria è chiamata a dimostrare la bontà delle sue produzioni. Pur nell’esiguità dei suoi numeri, lo sta facendo.
Ecco le cifre. Solo 12mila ettari di vigneto
(circa il 2% della superficie nazionale), ma un patrimonio di circa 350 vitigni autoctoni, di cui si stanno studiando sinonimie e carattere, come spiega l’enologo Gennaro Convertini, presidente della Fis. La produzione non supera i 10 milioni di bottiglie, ma il 15% va all’estero, quasi tutta in Germania. Su 400mila ettolitri medi annui, il 70% è costituito da vino rosso (rosato compreso), il 30% da bianco. Le aree produttive sono concentrate sulla costa crotonese, con il Consorzio di tutela vini Doc di Cirò e Melissa; nel Cosentino, col Consorzio di tutela vini Doc Terre di Cosenza, ma altre produzioni interessanti si trovano pure nelle zone di Catanzaro e Reggio Calabria, per cui in totale si contano 9 Dop, o Doc (fra esse, anche Savuto e Lamezia), e 9 Igp (o Igt). I vitigni principali? Il gaglioppo, che caratterizzza la produzione del Cirò Rosso e Rosato e del Melissa Rosso. Nel Cosentino, il magliocco, che dà luogo a vini strutturati. Fra i bianchi, il greco bianco, padre del Cirò Bianco, del Bivongi, del Greco di Bianco (vino dolce eccellente, ritenuto insieme al Moscato di Siracusa, il più antico d’Italia). A Vinitaly, il presidente della regione Mario Oliverio ha snocciolato una serie di dati che riguardano i finanziamenti specifici messi in atto per valorizzare il comparto del vino: 4milioni e 200mila euro, ripartiti sulla promozione sui mercati terzi, la riconversione o ristrutturazione dei vigneti, e così via. E incentivi per l’immissione di almeno mille nuovi giovani imprenditori, con premi di primo insediamento fino a 50mila euro.
Troppo ottimisti? Chi è stato all'ultimo Vinitaly ha potuto cogliere un segnale preciso da parte della Regione, che al suo stand ufficiale intitolato Rosso Calabria ha proposto degustazioni interessantissime dei suoi vini migliori, con uno spettro che comprende bianchi, rossi, rosati (di gran tradizione) e particolari vini da dessert o meditazione, dal più noto Greco di Bianco al semisconosciuto ma eccezionale Moscato di Saracena. Quasi superfluo aggiungere che la tradizione vitivinicola è qui antichissima. La si fa risalire all’8° secolo a.C.: non a caso i Greci chiamavano Enotria questa terra, lodando la generosità delle sue uve. E però è qui e ora che la Calabria è chiamata a dimostrare la bontà delle sue produzioni. Pur nell’esiguità dei suoi numeri, lo sta facendo.
Ecco le cifre. Solo 12mila ettari di vigneto
(circa il 2% della superficie nazionale), ma un patrimonio di circa 350 vitigni autoctoni, di cui si stanno studiando sinonimie e carattere, come spiega l’enologo Gennaro Convertini, presidente della Fis. La produzione non supera i 10 milioni di bottiglie, ma il 15% va all’estero, quasi tutta in Germania. Su 400mila ettolitri medi annui, il 70% è costituito da vino rosso (rosato compreso), il 30% da bianco. Le aree produttive sono concentrate sulla costa crotonese, con il Consorzio di tutela vini Doc di Cirò e Melissa; nel Cosentino, col Consorzio di tutela vini Doc Terre di Cosenza, ma altre produzioni interessanti si trovano pure nelle zone di Catanzaro e Reggio Calabria, per cui in totale si contano 9 Dop, o Doc (fra esse, anche Savuto e Lamezia), e 9 Igp (o Igt). I vitigni principali? Il gaglioppo, che caratterizzza la produzione del Cirò Rosso e Rosato e del Melissa Rosso. Nel Cosentino, il magliocco, che dà luogo a vini strutturati. Fra i bianchi, il greco bianco, padre del Cirò Bianco, del Bivongi, del Greco di Bianco (vino dolce eccellente, ritenuto insieme al Moscato di Siracusa, il più antico d’Italia). A Vinitaly, il presidente della regione Mario Oliverio ha snocciolato una serie di dati che riguardano i finanziamenti specifici messi in atto per valorizzare il comparto del vino: 4milioni e 200mila euro, ripartiti sulla promozione sui mercati terzi, la riconversione o ristrutturazione dei vigneti, e così via. E incentivi per l’immissione di almeno mille nuovi giovani imprenditori, con premi di primo insediamento fino a 50mila euro.
Insomma,
la Calabria vitivinicola si muove. E si muove bene, sulle orme delle sue
eccellenze. Ma quali sono? Per individuarle, sia pure in maniera parziale, ci
siamo affidati a delle antenne sensibili sul territorio, i sommelier. Quelli
dell’Ais (Associazione italiana sommelier) e della Fis (Fondazione italiana
sommelier), che editano due guide dei vini italiani. Abbiamo messo a confronto i loro voti, per scoprire i vini e le cantine
di vertice. Esempi per tutti, non solo in regione, ma anche nel resto d’Italia.
Nella tabella in alto i 4 vini al top, qui sotto, la classifica dei 7 migliori
produttori e i criteri adottati per incrociare i voti.
Come è fatta la tabella e la classifica dei migliori produttori
Per la tabella in alto sono state utilizzate le guide dell’Ais (Associazione italiana sommelier, www.aisitalia.it) e della Fis, (Fondazione italiana sommelier, www.bibenda.it), edizioni 2016.
La prima si chiama Vitae
(prezzo: 35 €), è alla seconda edizione, dopo quella del 2015 e nelle sue oltre
2000 pagine giudica i vini assegnando loro il simbolo della vite (da 1 a 4),
derivato a sua volta da giudizi in centesimi: 1 vite: da 75 a 79 punti
(vino discreto); 2 viti: da 80 a 84 (buono); 3 viti: da 85 a 89 (ottimo); 4 viti:
almeno 90 punti (eccellente).
Bibenda è la guida della Fis, da quest’anno solo online.
L’abbonamento annuale costa 19 €.
Il metodo è analogo a quello
dell’Ais. Il giudizio è riassunto dal simbolo del grappolo d’uva; si parte da 2
fino a un massimo di 5. 2 grappoli: da 74 a 79 punti (vino medio e piacevole); 3
grappoli: da 80 a 84 (buono e fine); 4 grappoli: da 85 a 90 (grande e di
pregio); 5 grappoli: da 91 a 100 (l’eccellenza). Come si vede i punteggi sono
assolutamente analoghi, visto che i simboli per l’Ais vanno da un minimo di 1 a
un massimo di 4, mentre per la Fis, da 2 a 5.
Per ottenere la tabella dei
migliori vini abbiamo dunque incrociato o meglio sommato i voti delle bottiglie
di vertice presenti in ambedue le guide. Il risultato della tabella più sopra
contempla quindi i vini che hanno ottenuto il punteggio di 8. Nessuno ha
conseguito il massimo, 9. Il voto 8 nei casi di Ippolito 1845, Librandi e
Cantine Viola è il risultato di un 5 (Fis) +3 (Ais). Nella fattispecie di
Serracavallo, di un 4+4.
Qui segnaliamo ancora le aziende vinicole che hanno ottenuto
almeno 6 punti (risultato della somma dei giudizi delle due guide), per più di
un vino. La classifica è quindi formata sommando i voti delle due guide su ogni
vino di un’azienda, e poi sommando fra di loro il voto dei vini. Chiaro che chi
ha più bottiglie ben votate dalle due guide ha più punti ed è al vertice. Da
notare che la Fattoria San Francesco è stata acquisita da pochi anni dalla
famiglia Iuzzolini.
Ma ecco I Magnifici Sette.
1° Librandi,
Cirò Marina (Kr), www.librandi.it: 28
punti con 4 vini
2° Ippolito 1845, Cirò Marina (Kr), www.ippolito1845.it:
22 punti con 3 vini
3° Statti,
Lamezia Terme (CZ), www.statti.com: 20
punti con 3 vini
4° Tenuta Iuzzolini, Cirò Marina (Kr), www.tenutaiuzzolini.it:
19 punti con 3 vini
5° Serracavallo, Bisignano (CS), www.viniserracavallo.com: 15
punti con 2 vini
6° Feudo dei Sanseverino, Saracena (CS), www.feudodeisanseverino.it: 13
punti con 2 vini
7° Fattoria San Francesco, Cirò (Kr), www.tenutaiuzzolini.it: 12 punti con 2 vini
7° Fattoria San Francesco, Cirò (Kr), www.tenutaiuzzolini.it: 12 punti con 2 vini
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