Panoramica della Tenuta Santa Caterina a Grazzano Badoglio |
Guido e Giulia Alleva, padre
e figlia, sono appassionati di vino da sempre. Cinquantasette anni lui, 25 lei,
hanno progressivamente riportato a nuova vita un’antica azienda agricola, la Tenuta Santa Caterina, con il restauro
del palazzo signorile, delle cantine (compreso l’infernot, a cupola perfetta e
rivestito in cotto) e l’impianto delle vigne più tipiche della zona (accanto ad
altre di origine francese). Grazzano Badoglio,
dove si trova la tenuta, è un borgo di circa 600 anime, nel Monferrato
astigiano. È noto per la sua abbazia benedettina (oggi parrocchia), fondata dal
marchese Aleramo nel 961, costruita su un colle già insediamento romano. E per
aver dato i natali a Pietro Badoglio (1871-1956), discusso militare e uomo
politico fascista, che dopo la deposizione di Mussolini guidò un governo di
coalizione all’armistizio con gli Alleati anglo-americani. Ora rischia di
rinverdire la sua fama grazie alle bottiglie prodotte con cura maniacale dagli
Alleva, coadiuvati dall’enologo Mario Ronco e dall’agronomo Sergio Carpignano.
Giulia e Guido Alleva in cantina |
Di professione Guido Alleva
è avvocato a Milano, ma a un certo punto, all’inizio degli anni Duemila, ha
sentito il richiamo irresistibile delle campagne in cui è nato e, acquistata la
tenuta quasi in sfacelo, l’ha riportata pian piano ma decisamente, allo splendore.
La figlia Giulia ha deciso di dedicarsi completamente alla nuova avventura,
frequentando i corsi da sommelier dell’Ais e divenendo poi membro dell’Agivi,
l’associazione dei giovani vignaioli. Si occupa delle relazioni commerciali, di
comunicazione e di export. L’ultimo suo progetto è in fieri: per l’autunno
saranno pronte sei camere (di cui cinque
suite) nel nuovo agriturismo con piscina, ricavato da un antico casolare.
La potenzialità di
produzione, sostiene Guido Alleva, è di circa 130mila bottiglie, anche se
attualmente ne sono commercializzate meno della metà. Ma di gran qualità, come
ha confermato l’assaggio effettuato in azienda pochi giorni fa. Gli Alleva sono
innamorati in particolare del vitigno freisa, che annoverano fra quelli di gran
carattere, che danno vini tannici ma importanti, come appunto la stessa Freisa,
il nebbiolo e, inaspettatamente, il Grignolino, vino sorridente, certo, ma che
in pochi considerano longevo e di gran classe.
A Vinitaly quindi si potrà assaggiare il Sorì di Giul, Freisa al
100%, che fa ben 20 mesi nel legno,
Vignalina
e Setecàpita sono due Barbera d’Asti
Docg: la prima si affina in botti di rovere medio-grandi per otto mesi e poi
per sei in bottiglia; la seconda è una selezione dell’uva migliore del podere
detto del Setecàpita, passa un anno nei tonneaux e altri 8 mesi in bottiglia:
giovinezza “contro” maturità.
C’è anche un notevole
bianco, un Monferrato Doc, il Salidoro, composto per ¾ da chardonnay e ¼ da
Sauvignon blanc, vinificati dapprima separatamente, poi affinati in acciaio sui
lieviti per otto mesi. Con le stesse vinacce, la Distilleria Marolo prepara per la Tenuta Santa Caterina
un’eccellente grappa di vinacce
fermentate di freisa e grignolino, mentre con quelle della barbera si ottiene un
distillato che si affina in botte per un anno. E il futuro sta già maturando
nelle botti della cantina storica: 80% di nebbiolo, 20% di barbera e cabernet,
un Monferrato rosso che sarà pronto nel 2016. E che forse darà dei punti anche
ai migliori vini delle mitiche Langhe.
Tenuta Santa Caterina, via
Marconi 17, Grazzano Badoglio, tel. 0141.925108, www.tenuta-santa-caterina.it. Al Vinitaly: Pad. 10, stand C1.
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