Stage nel vigneto in zona Fracia per la riparazione dei muretti a secco |
Chissà se il Sciur Carluccio sarebbe stato contento di dare il suo
“nome” a un vino della sua Valtellina. Probabilmente sì, anche se in realtà il
richiamo è all’appellativo, Sciur, in
dialetto valtellinese (e lombardo): Signor.
Casimiro Maule, enologo principe e direttore della Nino Negri (ormai da
vent’anni parte del Giv, Gruppo italiano vini), rammenta bene i primi anni Settanta
quando ancora il Sciur Carluccio si aggirava
tra le botti e i vigneti della
cantina fondata dal padre Nino nel 1925. Maule, giovane enologo poco più che
ventenne, si dava da fare per migliorare il vino, senza darsi troppe arie, anzi
ascoltando con la modestia necessaria l’esperienza di chi era più navigato di
lui. E la sua valentia, l’avrebbe provata clamorosamente a tutti negli anni
Ottanta, con la creazione dello Sforzato Cinque Stelle, un rosso importante,
che deriva da uve appassite almeno tre mesi e che diede una scossa a tutta
l’enologia valtellinese. Eppure questo ricordo gli è venuto alla mente di
recente per un caso di serendipity (succede qualcosa da una parte, che provoca
un avvenimento imprevedibile da un’altra). Era accaduto che un gruppo di studenti
del Politecnico di Milano, quasi tutti stranieri e senza grandi conoscenze sul
vino, guidato dai professori Giulio Ceppi e Francesco Zurlo, avevano, dopo
lunghe discussioni, analisi e meditazioni, trovato il nome, legato al progetto,
del nuovo vino della Nino Negri, un vino diverso da tutti i precedenti: SCIUR
(con accento acuto sulla u e puntino basso sulla i, che in questo articolo
omettiamo). Ma inteso non come la traduzione dialettale di Signor, ma come
acronimo di cinque parole, che riassumono il progetto. Il nuovo vino, infatti,
doveva essere Sostenibile, Concreto, Innovativo, Unico, Responsabile: SCIUR,
appunto. E buono? Anche, ma questo, a parte che non era compito loro, veniva
dato quasi per scontato, visto la fama della cantina e del suo enologo.
Casimiro Maule |
Il progetto è nato nel 2007, dalle discussioni fra Giacomo Mojoli
(giornalista, ex-dirigente di Slow Food e docente universitario) e Casimiro
Maule ed è diventato realtà a novembre 2014. E la realtà si
concretizza in un
Valtellina Superiore, dunque da uve chiavennasca al 100% (il nebbiolo della
montagna valtellinese), le cui vigne sono coltivate su erte terrazze delimitate
da muretti a secco, secondo la tradizione di questa viticoltura, spesso
definita “eroica”. Un vino, diciamolo subito, molto buono, ma di beva non
complicata, con 13 gradi d’alcol bene in equilibrio con le sensazioni
organolettiche che suscita, non troppo austero e comunque armonico, con un piacevole
fondo ammandorlato.
I vigneti di chiavennasca (nebbiolo) in zona Fracia |
La resa per ettaro è stata ovviamente bassa, 40 hl su un vigneto di 4 ettari
in zona Fracia, a un’altitudine compresa fra 380 e 500 metri.
Dopo una
vendemmia non semplice, quella del 2012, e la fermentazione durata 12 giorni,
il vino è maturato per 16 mesi in piccole botti da 750 litri e poi si è ulteriormente
affinato in bottiglia (prezzo in enoteca, sui 23 €).
Dietro a questo primo risultato, c’è tutta la storia di un nuovo vino,
che ha le sue radici nel passato, ma è saldamente proiettato nel futuro.
Bastano, forse, a spiegarlo i significati dell’acronimo SCIUR.
S come Sostenibile: una
concezione e una gestione del vigneto che ha abolito i diserbanti, puntando su
concimi naturali e tecnica del sovescio; riduzione dei solfiti; gestione ecologica
delle risorse energetiche e dei rifiuti; eco-packaging (bottiglia più leggera,
eliminazione delle etichette, capsula e tappo riciclabili).
C come Concreto:
ricerca e sperimentazione sul campo, uve da vigne impiantate nel 1996,
produzione programmata (15mila bottiglie), organizzazione del lavoro razionale.
I come Innovativo: progetto
preciso, coinvolgimento di un team internazionale di studenti, rapporto
sinergico con la Scuola di Design del Politecnico di Milano.
U come Unico: frutto di collaborazione interdisciplinare e
interculturale. Sistema vino che pone al centro del processo la sostenibilità
economica, ambientale e sociale. Profilo sensoriale del vino che riporta al
nebbiolo, ma con toni imprevedibili di freschezza e notevole profumo.
R come Responsabile: responsabilità
sociale per la tutela e la valorizzazione del territorio; stage per giovani
muratori affinché imparino le tecniche di costruzione e mantenimento dei
muretti a secco; tutela e sviluppo della biodiversità della flora e della fauna
valtellinese; devoluzione di 1 euro per ogni
Insomma, un vino carico di significati, non
solo organolettici. Un vino per salvare i muretti a secco e il paesaggio della
Valtellina. Un Sciur vino…
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