Krug 2003 con il risotto capperi, mandorle e midollo di Enrico Bartolini |
Un disastro. Una catastrofe climatica. L’annata 2003 per il vino era sembrata assolutamente negativa in Italia come in Francia e quindi anche in Champagne. In quest’ultima zona una serie di gelate in aprile avevano devastato il 43% del vigneto, in particolare quello a base di chardonnay, ma anche di pinot nero. Poi, caldo intenso a partire da fine maggio, grandinate, ancora canicola, tanto da dover affrettare la vendemmia del non molto che era rimasto sulle piante, svoltasi intorno al 20 di agosto. Con tutto ciò, selezionando i grappoli con cura maniacale, c’è chi è riuscito a fare buoni vini, qualche volta ottimi, certo in quantità piuttosto ridotte. In Champagne, ancora una volta, ha brillato (certo non unica, ma fra le pochissime - per esempio Don Pérignon) la stella di Krug. Lo ha dimostrato una degustazione che si è svolta di recente al Circolo Marras di Milano. Degustazione non professionale, ma godereccia, a tavola, in abbinamento con i piatti studiati per l’occasione dallo chef Enrico Bartolini (2 stelle Michelin al Devero Ristorante di Cavenago di Brianza). Ma non per questo meno significativa.
Il gioco degli abbinamenti è
un po’ un esercizio di stile e, a volte, di retorica. Conservando nei bicchieri
(a costo che lo Champagne si riscaldi un po’ troppo) le diverse cuvée e provandole
su tutti i piatti, si possono cogliere certo alcune affinità elettive, ma le
differenze non sono poi così clamorose. I “vini” serviti erano il Krug 2000, il
2003 e la Grande Cuvée, con base 2003 (completata naturalmente da tutti i vini
di riserva reputati necessari). Si può dire che l’abbinamento più azzeccato sia
stato quello fra il pollo arrosto in salsa allo yuzu (un agrume orientale) e il
Krug 2000, ricchissimo, una vera
panoplia di sentori: in rilievo quelli aromatici e agrumati, dallo zenzero al
lime, al mandarino, con un finale “al lampone”. Ma la vera sorpresa è stato
effettivamente il Krug 2003 (48%
pinot nero, 29% chardonnay, 25% pinot meunier): freschezza inaspettata, data da
un’acidità sostenuta, floreale, bollicine piuttosto aggressive ma che donano
una bella sapidità: già molto godibile, una bella promessa da riprovare fra
qualche anno. E fin d’ora sorprendentemente adattabile a piatti diversi, come
le alici in saor e carpione, gli eccezionali scampi in pastella con salsa agli
agrumi e il risotto con capperi, mandorle e midollo.
Cena per la presentazione dei nuovi Krug al Circolo Marras, alias showroom milanese dello stilista Antonio Marras |
Non finisce qui, perché la Grande Cuvée, basata sempre sul 2003,
più complessa del millesimato grazie all’aggiunta e alla sapiente miscelazione
dei vini di riserva, appena superato l’impatto con il sorprendente acchito
acido dell’annata, lascia avvertire sentori di pane tostato, nocciola, burro e
poi via via gli agrumi (pompelmo), la frutta gialla (pesca e albicocca): un
bicchiere davvero succulento. Che alla fine trova qualche consonanza persino
con dessert come il soffice di mandarino o lamponi, liquirizia e yogurt, ma dà
il meglio di sé semplicemente lungo tutto il pasto, purché non banale.
Da Krug
l’hanno definita così: “Vivacité
solaire”.
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