Vigne nel Chianti Classico |
"Aggiungi un produttore a tavola": è lo slogan con cui i produttori del Gallo nero (alias Chianti Classico) speravano di offrire una serata diversa in molti ristoranti milanesi. Così per esempio il 3 novembre Chic’n Quick, la Trattoria moderna di Claudio Sadler avrebbe proposto: Torta di baccalà con misticanza, salame toscano e uovo sodo; Minestra di cardi, carciofi, fagioli, cavolo nero e pane vecchio al rosmarino; Gnudi (grandi gnocchi) fiorentini al ragù di fagianella e spugnole; Arista di maiale nero allo spiedo con finocchi al Vernelli; e Zuccotto fiorentino. In abbinamento, tre vini Chianti Classico Docg: il Querciabella 2017, la Riserva Sergioveto 2015 di Rocca delle Macie e la Gran Selezione Ottantuno 2016 di Luiano. Cena al prezzo di 60 €. Mica male no? Già, se non fosse per il maledetto virus che ha imposto il lockdown serale ai pubblici esercizi. Quindi, sospesa questa cena e le altre in programma, sempre a Milano nei giorni successivi, Al pont de ferr, Toscanino, Sadler ristorante, Cantina di Manuela…
Que reste-t-il de nos amours? La speranza nel futuro, malgré tout, e la constatazione che molti consorzi e produttori di vino ce la mettono tutta a programmarlo migliore, mirando alla qualità. È il caso del Consorzio del Chianti Classico, che ha presentato una decina di giorni fa, a Milano, un progetto innovativo di valorizzazione del territorio o meglio della sua conoscenza, Chianti classico a colpo d'occhio. Immaginiamo di essere in un’enoteca milanese o meglio ancora nella zona toscana, a sorseggiare un bicchiere di quel vino e di volerne saperne di più sul vino stesso, il suo produttore, il territorio ove si trovano le vigne, magari il terreno su cui sono coltivate, il microclima…Tutto questo e altro sarà possibile ritrovarlo sul proprio tablet o smartphone, riuscendo a mettere in rapporto certe sensazioni organolettiche con le informazioni relative al terroir specifico di ogni vino/vigna.
Alessandro Masnaghetti (foto qui a fianco), degustatore, collaboratore un tempo di Veronelli e ormai soprattutto “cartografo del vino” (Wine Spectator l’ha soprannominato Map Man) ha progettato e in parte già attuato questo progetto, che una volta completato permetterà di immergersi virtualmente nel paesaggio dei vari vigneti e delle loro colline, attraverso immagini e mappe in 3D.
Paesaggio che significa anche borghi e vallate, terreni visti da vicino e boschi
circostanti, con vedute a 360° e zummate ravvicinate.
circostanti, con vedute a 360° e zummate ravvicinate.
“Il come è fatto un vino”, sostiene Giovanni Manetti (foto sotto a destra), presidente del Consorzio, “sta cedendo sempre più il passo al dove lo si fa, in quale contesto paesaggistico, territoriale, climatico”. Dietro al progetto under construction c’è la decennale collaborazione fra Masnaghetti e il Gallo nero, concretizzata già nelle mappe comunali dei vigneti, pubblicate nella collana I Cru di Enogea e poi nella mappa generale dell’intera Docg e la sua versione in rilievo, che ormai si trovano in varie enoteche, ristoranti e cantine, in Toscana e nel mondo. Che cosa resta da aggiungere a queste mappe-vedute-paesaggi interattivi? Testi (già in parte scritti) e approfondimenti cartografici, che affiancheranno le immagini. Tutto da gustare, ma meglio se sul posto e davanti a un bicchiere del rosso italiano più noto al mondo.
Ma quale rapporto c’è tra un Chianti Classico e il suo terroir, quanto quest’ultimo marca le eventuali differenze organolettiche tra due vini della stessa annata e tipologia e di territori magari siti nello stesso comune o a pochi km di distanza?
La degustazione guidata da Masnaghetti al Centro filologico milanese – nell’ambito della presentazione del progetto - di 10 Chianti Classico di comuni diversi, anche se magari confinanti, o addirittura dello stesso comune e di annate prevalentemente del 2018 ha messo in luce le differenze organolettiche suscitate (anche) da terreni pur vicini, ma di diversa composizione. Poi, certo, la formazione del vino (da Sangiovese in purezza o in connubio minoritario con altri vitigni a bacca rossa, massimo per il 20%), e l’uso dei contenitori di maturazione e affinamento (dal cemento alle botti di rovere grandi o piccole) hanno la loro influenza.
Ho cercato successivamente di confrontare meglio i dati sulla composizione dei terreni che danno origine ad alcuni vini prodotti da aziende diverse nel medesimo comune, come Castello di Ama e Ricasoli a Gaiole in Chianti; e Villa Cerna-Cecchi e Castagnoli a Castellina in Chianti (comuni della zona meridionale del Chianti Classico, il primo a est il secondo a ovest-sud). Ma le differenze organolettiche seriamente percepibili da chi non sia un superesperto, da mettere poi in rapporto con i terroir specifici, appaiono minime, laddove invece la composizione e l’iter di maturazione differiscono in grado maggiore. Si prendano come unico esempio i due vini “base” appunto di due aziende dello stesso comune di Gaiole in Chianti, che distano 12 km l’una dall’altra, Castello di Ama e Ricasoli. Sono, rispettivamente, l’Ama 2018 e il Brolio 2018.
Il primo, Ama (21 € la bottiglia), è composto al 95% da Sangiovese e 5% Merlot. Matura in piccole botti (barrique, da 225 lt) usate, per un anno o poco più prima dell’imbottigliamento.
Nel Brolio di Ricasoli (13,50 € la bottiglia) il Sangiovese è l’80%, il Merlot aumenta al 15% e si aggiunge un 5% di Cabernet sauvignon. La maturazione ha luogo in tonneau (500-700 lt) usate per circa 9 mesi. Quindi: diversa percentuale e tipo di uve (anche se ovviamente prevale il Sangiovese), botti di capienze diverse, durata differente della maturazione nel legno.
E i terreni?
- Le uve per il Chianti Classico Ama vengono colte da tutti i vigneti aziendali più giovani (sui
15 anni mediamente), che per il resto danno vita a vari vini-cru. I terreni variano: sono calcarei con scisti argillosi o della stessa tipologia ma più sassosi, o con presenza consistente di scheletro, magari più argillosi in basso in una stessa vigna e maggiormente calcareo-sassosi in alto.
15 anni mediamente), che per il resto danno vita a vari vini-cru. I terreni variano: sono calcarei con scisti argillosi o della stessa tipologia ma più sassosi, o con presenza consistente di scheletro, magari più argillosi in basso in una stessa vigna e maggiormente calcareo-sassosi in alto.
- Le uve per il Brolio di Ricasoli vengono da terreni anche molto diversi e di differenti altitudini, ricchi di scheletro (si tratta della frazione minerale di terreno composta dai frammenti più grossolani, di diametro superiore ai 2 mm).
Finalmente degustiamo i due vini. Ambedue di un bel rosso rubino; ambedue al naso fruttati (piccoli frutti rossi, tra la ciliegia e il lampone), con qualche sentore di iris e viola mammola; il sapore è asciutto, fruttato, con tannini piuttosto fini ed eleganti, di buona armonia. Più croccante (cioè con un frutto meno maturo, ma più spiccato, più “masticabile”) l’Ama, con un fruttato più gentile e forse più debole il Brolio.
Cosa concluderne? Magari che non è affatto facile distinguere all'assaggio un Chianti Classico base della medesima annata da un altro. Mentre a posteriori, prima degustando e poi avendo le informazioni, si possono forse meglio cogliere certe sfumature, poco percepibili alla cieca. L’assaggio del vino in fondo non è mera degustazione, cieca e "ignorante", anzi, senza lasciarsi fuorviare dallo storytelling del marketing, è conoscenza vera, fascino (non semplicemente glamour), allegria, convivialità.Ma certo il lavoro di Masnaghetti e del Consorzio, orientato nonostante i forse inevitabili tecnicismi a un pubblico vasto di appassionati del vino, è meritorio, interessante e ben sviluppato. Vedremo gli esiti finali. E se son rose, anzi giaggioli, fioriranno.
Info. Consorzio vino Chianti Classico, loc. Sambuca, Tavernelle Val di Pesa, tel. 055.82285, www.chianticlassico.com. Castello di Ama, loc. Ama, fraz. Lecchi in Chianti, Gaiole in Chianti (Siena), tel. 0577.746069, www.castellodiama.com. Ricasoli, loc. Madonna a Brolio, Gaiole in Chianti (Siena), tel. 0577.7301, Ricasoli.com
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