lunedì 10 dicembre 2018

Tra Pinot nero e Gewürztraminer, vigne di montagna e Riesling renani fanno capolino un Lagrein passito e un maso trentino...Hofstätter si ricorda di essere un Foradori

Il Castello di Rechtenthal, circondato da vigneti di Gewūrztraminer.

Il Pinot nero della Borgogna è da sempre uno dei più grandi e tradizionali vitigni (e vini) del mondo. Non c’è da stupirsi perciò se anche in Italia lo si sia piantato e ripiantato a più riprese nel corso almeno degli ultimi 150 anni, nel tentativo di imitare quelli dei cugini francesi, adattando il vitigno al terroir per ricavarne comunque vini importanti. In Trentino e Oltrepò pavese è utilizzato soprattutto per vinificarlo in bianco come base di spumanti classici; in Val d’Aosta, Toscana, Marche e Umbria se ne ricava un vino fermo di buona, a volte anche ottima qualità. In Alto Adige viene coltivato sin dalla prima metà dell’Ottocento, dando luogo a vini strutturati, dai profumi intensi di bacche rosse e di violetta, e dal sapore asciutto e generoso. Uno dei produttori di punta del Sud Tirolo, che “ci punta” da tempo, è Hofstätter, che di Pinot nero, o Blauburgunder per dirlo alla tedesca,  ne produce ben quattro, uno più interessante dell’altro.
Quello di base si chiama Meczan ed è comunque un vino tipico, le cui uve sono selezionate dai vigneti dell’altopiano di Mazon, in terreni caratterizzati da un conglomerato di argilla, calcare e porfido. L’altopiano si trova di fronte a Termeno, sul versante orientale della vallata. I filari perciò guardano a ovest, verso il sole pomeridiano e serale, con il vento Ora che soffia fino a tardi: un clima perfetto per il Pinot nero. Per mantenere un certo carattere al vino, il 25% delle uve vengono versate senza dirasparle nelle botti di fermentazione, dove la massa rimane con le bucce a contatto diretto del mosto per una decina di giorni. Matura poi alcuni mesi in acciaio. Il vino che ne risulta è di un bel colore rubino vivace, con profumi freschi di ciliegie e piccoli frutti di bosco, equilibrato, fine. Adatto ai primi piatti con sughi di carne e a secondi a base di pollame, altre carni bianche e rosse arrostite. Prezzo annata 2017 (80mila bottiglie circa): sui 12-14 € la bottiglia.
Pinot nero
Riserva Mazon
Si sale di qualità col Pinot nero Riserva Mazon, uve ulteriormente selezionate rispetto a quelle del Meczan, sempre sullo stesso tipo di terreno dell’altopiano Mazon e medesima tipologia di vinificazione, ma con una maturazione di un anno in piccole botti, poi ulteriori 6 mesi in botte grande e un altro anno di affinamento in bottiglia. Il colore col tempo si è approfondito in un granato profondo, mentre rimangono i profumi di piccoli frutti e si aggiunge quello della marasca. Caldo e rotondo in bocca, complesso, si apre mano a mano e diviene morbido, quasi vellutato. Abbinamenti gastronomici quasi ovvi, ma non meno indovinati: formaggi stagionati, selvaggina, carni rosse. Prezzo annata 2015 (30mila bottiglie ca.): 25-28 € la bottiglia
Con il Barthenau Vigna S. Urbano siamo già ai vertici del Pinot nero di Hofstätter e dell’intero Alto Adige. È una delle migliori espressioni del terroir di Mazon, un cru (vigna) della tenuta Barthenau, le cui viti spesso hanno già raggiunto i 65 anni di età. La tecnica di vinificazione, dopo il raccolto in casse piccole, è la stessa dei fratelli minori, mentre la maturazione in legno si compie in due momenti distinti: dapprima 12 mesi in barrique di legno francese, poi l’assemblaggio dei vini delle piccole botti in una sola botte grande per altri 8 mesi. Ancora 8 mesi in bottiglia ed il vino si presenta affinato al punto giusto per il consumo. Colore rosso rubino tendente al granato, bouquet ampio, che ricorda i classici profumi borgognotti: lampone, amarena, vaniglia e spezie fini. In bocca, asciutto, concentrato, giustamente tannico, elegante. Adatto alle carni rosse, selvaggina, formaggi saporiti, fa matrimonio d’amore con cappelle di porcino alla bracePrezzo annata 2015 (15mila bottiglie ca.): 60/70 €.
Ed eccoci sulla punta della piramide “pinonerina” di Hofstätter, un vino che viene prodotto solo in annate  particolari e in un numero limitatissimo di bottiglie: Ludwig Barth von Barthenau Roccolo. Il nome è lungo e merita una spiegazione. Correva lil decennio 1860-70 quando il Cavalier Professor Barth von Barthenau decise di impiantare Pinot nero in una tenuta che portava il suo nome, sull’altopiano di Mazon. Il vigneto si trovava vicino a una postazione di caccia, un roccolo appunto, da dove venivano catturati gli uccelli migratori.
A partire dal 1942 il luogo è coltivato a pergola, ma è solo da sei anni che le uve della Vigna Roccolo vengono vinificate separatamente. Dopo la raccolta manuale, i grappoli vengono diraspati e gli acini vengono selezionati manualmente. Segue una breve macerazione a freddo (per esaltare i profumi) e una lenta fermentazione a temperatura costante per una decina di giorni. Poi la maturazione nel legno: 18 mesi nelle piccole botti di rovere francese, quindi l’assemblaggio in un’unica botte grande per 6 mesi e, dopo l’imbottigliamento, ancora un anno nel vetro.
Pinot nero
Roccolo
Una volta versato nel bicchiere, il Roccolo si presenta rosso granato; al naso si avverte subito una complessità di aromi: prevalgono mirtilli e amarene, poi vaniglia. In bocca: pur elegantemente tannico all’inizio, si fa quindi più vellutato, persistente, lungo, anche se un ulteriore affinamento in bottiglia sarebbe opportuno. Abbinamenti elettivi: petto di piccione con salsa al ribes nero, filetto al formaggio Bergkase. In generale, arrosti, selvaggina e formaggi saporiti. Prezzo annata 2012 (1200 bottiglie e 100 magnum): 190 € circa la bottiglia
Non è tutta qui (se vi par poco) la produzione di Hofstätter, che attualmente si aggira sulle 850mila bottiglie l’anno su tre linee di prodotto. Per rimanere fra i rossi, va almeno segnalato il Lagrein Vigna Steinraffler 2015, che fa 22 mesi di legno grande e piccolo (10mila bottiglie, 20-24 € la bottiglia); e una “pazzia” di Martin Foradori Hofstätter, l’attuale titolare (della quarta generazione di una famiglia di origine trentina per linea paterna): sta sperimentando (ma dovrebbe essere in vendita già dal 2019) un Lagrein 2015 da uve passite al 100% su graticci per 4 mesi, una sorta di Amarone altoatesino che, se sorprende al primo assaggio, si rivela poi in bocca di tale morbidezza e profondità da spiazzare; non sembra proprio un vino piacione, ma indubbiamente un vino molto diverso dalla sua normale tipologia e dalla tradizione sudtirolese. 
E i bianchi dell’Alto Adige? Gerwürztraminer e Sauvignon, Müller Thurgau e Pinot bianco, sono queste le eccellenze della regione, abbastanza conosciute anche nel resto d’Italia. Ai quali Martin Foradori ha aggiunto da qualche anno i Riesling…della Mosella, avendo acquistato in Austria la storica azienda vinicola Weingut Dr. Fischer , con vigneti lungo il fiume Saar. La produzione al momento si aggira sulle 50mila bottiglie, in gran parte di vini secchi, delle quali 8000 vanno negli Stati Uniti. Vini di gran classe, sapidi, unici quelli della Mosella e del Reno. Val la pena di cercare in enoteca il Kupp GG (la sigla indica il grado più alto di secchezza di questi vini) Saarburg Dr. Fischer, elegante e strutturato, di appetitosa mineralità (prezzo: sui 13-16 €. Vedere anche, sempre su Il MoncalVini, l’articolo del 12/7/2018 Riesling Renano, vini a confronto: dalla Mosella al Trentino, dall’Oltrepò pavese alla…Calabria)
Gewürztraminer
Vigna Kolbenhof
Con l’annata 2017 Martin Foradori è tornato a produrre – dopo dieci anni – un Sauvignon. Ha scelto le vigne di un maso d’alta montagna come l’Oberkerschbaum(in italiano: Cereseto Superiore), che si trova a sud di Mazon (all’altezza di Cortina/Roverè della Luna), sui 750/800 m. d’altitudine. Sarà il suo ottavo vino a denominazione Vigna. Affinato per un anno in botti da 500 litri, all’assaggio, in anteprima, rivela una bella verve acido-sapida, sentori fruttati e persino desueti ma non spiacevoli (pipì di gatto), con lievi note affumicate.
La sede di Hofstatter è a Termeno, Tramin in tedesco. Come dubitare che un produttore di lì produca il famoso Gewürztraminer (o Traminer aromatico)? La presenza dell’omonimo vitigno (chiamato anche Savagnin) è documantata sin dal 1145 sul territorio.
Hofstatter ne propone addirittura cinque: lo Joseph  e il Vendemmia Tardiva (acini stramaturi colti a novembre, invecchiato per 12 mesi in piccole botti) della Linea Selezione; e tre della categoria Esposizioni speciali: il Konrad Oberhofer Vigna Pirchschrait; il Vigna Kolbenhof e il Vigna Rechtenthaler Vendemmia Tardiva. Vediamo questi ultimi due.
Il Vigna Kolbenhof è frutto di una selezione nell’omonima Tenuta di Termeno, le cui vigne crescono su un terreno argilloso-calcareo. Le uve vengono pigiate in maniera soffice e il mosto rimane a contatto per qualche ora con le bucce rosate. Dopo la fermentazione, il vino matura 8 mesi sui lieviti, che vengono smossi settimanalmente. Lo distinguono gli aromi fruttati di albicocca mescolati a quelli di mango e passion-fruit; concentrato, sapido ed elegante in bocca, si avverte la rosa e un finale appena abboccato, sostenuto dalla giusta acidità. Da abbinare a fegato grasso, crostacei, cucina speziata orientale. In particolare: cocktail di scampi, riso e gamberi allo zafferano, pasta alla Faruk (con scampi e curry)Prezzo annata 2017 (35mila bottiglie): 23-26 € la bottiglia.
Dulcis in fundo è un adagio che funziona sempre. E i Gewürztraminer dolci si abbinano perfettamente con molti dessert. Così il Rechtenthaler Schlossleiten (adiacente al Kolbenhof, il nome significa Vigna del castello di Rechtenthal) Vendemmia Tardiva deriva da uve che godono di un riscaldamento dall’alto dal sole mattutino e dal basso dell’aria fresca che scenda a valle dal monte Roen: questa combinazione permette di mantenere una buona acidità, mentre gli zuccheri si concentrano prima della vendemmia tardiva. Selezione manuale dei grappoli prima e dei chicchi più maturi poi, mosto a contatto con le bucce per qualche ora, soffice pressatura e fermentazione a temperatura controllata. Maturazione finale per 8 mesi sui lieviti. Al naso i profumi sono netti, quasi opulenti. Pera, albicocca molto matura, miele. In bocca, elegante, aromatico, dolce; cremoso e mielato, ma sapido, non stucchevole. Abbinamenti: formaggi piccanti, dolci con cioccolato, cremoso al mascarpone e cachi vaniglia, apfelschmarren (frittata dolce di mele)Prezzo annata 2015 (1500 bottiglie): 80 € la bottiglia.
Martin Foradori Hofstätter
Ma quali sono i programmi futuri di Martin Foradori? Il patron sostiene che per valorizzare i cru dell’Alto Adige si debba disciplinare la zonazione per legge, ufficializzando il censimento di 77 microzone particolarmente vocate alla viticoltura per esposizione, altitudine e metodo di allevamento, con particolare rilievo per la pergola, che sta sparendo. A livello più aziendale, visto che ormai di terreni coltivabili a vigneto in Alto Adige non ce ne sono più, ha deciso di puntare sul Trentino, sviluppando il Maso Michei ad Ala, in proprietà da un anno (8 ettari, più altri 4,5 in acquisizione), vitati a Pinot nero e Chardonnay come basi spumante classico (ma forse anche per un rosso Pinot), Sauvignon e Müller Thurgau. Un ritorno agli avi, una sintesi fra Trentino e Alto Adige, già insita nel cognome di Martin: Foradori Hofstätter.
Info. Tenuta J. Hofstätter, piazza Municipio 7, Termeno (Bz), tel. 0471.860161, www.hofstatter.com

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