Una veduta dell'allevamento di chiocciole dell'Az. Lumache & Derivati di Scalea, in Calabria |
La baguette di lumache di Philippe Léveillé |
Le lumache ormai si trovano solo di allevamento (quelle selvatiche sono ridotte ai minimi termini e comunque quasi nessuno lo cerca) e una delle zone più note è Cherasco, nel Cuneese, dove ha la sua sede anche l’Istituto internazionale di elicicoltura (www.istitutodielicicoltura.it).
Helix Aspersa Muller e Maxima, lumache di qualità, da cui si ricava anche un rinomato quanto raro caviale |
La produzione nazionale è concentrata nel Centro-nord e stupisce quindi trovare un produttore di gran qualità nell’estremo Sud, in Calabria. Che per di più non si limita a vendere i suoi prodotti nel Meridione, ma tenta la conquista del vasto mercato settentrionale, piantando le sue bandierine già in alcuni locali rinomati di Liguria, Piemonte e Lombardia. Si chiama Lumache & Derivati la società agricola fondata nel 2014 da due trentenni, Francesco Di Deco, laureato in Giurisprudenza e Giuseppe Maisto, con studi economici, figlio di un imprenditore del turismo. E ha la sua sede a Scalea, in provincia di Cosenza, nella parte settentrionale della cosiddetta Riviera dei cedri e a pochi chilometri dal Parco nazionale del Pollino, il più grande d’Italia.
Qui, su 3 ettari di terreno (con un potenziale di altri 10) vengono allevati i gasteropodi delle speci Helix Aspersa Muller ed Helix Aspersa Maxima, da cui si ricava, non senza fatica, il prodotto più pregiato, raro e ancora poco noto che fa capo alla lumaca e cioè il suo caviale. Dalla Muller si ottengono delle perle chiare, piccole, dal sapore delicato, mentre la Maxima dà luogo a uova un po’ più grandi, quasi grigie, dal gusto più intenso. Sono prodotti paragonabili, sia nel sapore che nel prezzo, a quelli dei migliori caviali di storione. Ma si tratta di un prodotto assolutamente di nicchia. Mentre il core business è concentrato sulla carne delle due specie di lumache, che al momento giusto finirà nei locali dalla medio-alta ristorazione: almeno questo è il proposito dei due soci, che per entrare nelle cucine degli chef si fanno consigliare dal giornalista Marcello Coronini, ideatore e curatore, con Lucia Comuzzi, di Gusto in Scenae de La Cucina del Senza.
Francesco Di Deco e Giuseppe Maisto |
Prima di essere vendute le lumache subiscono vari processi igienici, dalla spurgatura attraverso casse forate in cui vengono risciacquate con acqua microbiologicamente filtratata, alla debatterizzazione ai
raggi UV. Confezionate in sacchi a rete e mantenute in celle frigorifere fra i 4° e i 6°, vanno poi in letargo, fino al momento della spedizione ai clienti.
raggi UV. Confezionate in sacchi a rete e mantenute in celle frigorifere fra i 4° e i 6°, vanno poi in letargo, fino al momento della spedizione ai clienti.
Una recente degustazione di queste lumache a La Cucina dei Frigoriferi milanesi di Marco Tronconi, già chef alla Trattoria del Nuovo Macello, ne ha evidenziato la gustosità priva di viscidezza eccessiva e di quella “gnucchezza”, che talvolta capita di incontrare in piatti fatti con esemplari poco curati nella fase dell’allevamento. Protagoniste nell’antipasto, le Lumache dorate (cioè fritte) con chutney di finocchio, degne comprimarie nella Pasta e ceci con funghi e lumache trifolate e, ancora, nella Lingua di vitello arrostita con purea di patate e sedano rapa e lumache saltate.
...e Lingua di vitello arrostita con purea di sedano rapa/patate e lumache |
I Piatti di Tronconi: Pasta e ceci con funghi e lumache trifolate... |
La conquista di una buona ristorazione, anche stellata, per ora, almeno al nord è ai primi passi, ma pare significativa. Tanto più se si pensa che in Piemonte, dove parecchi chef hanno scelto queste lumache cosentine, ci sono alcuni dei più rilevanti allevamenti nazionali, nella zona di Cherasco (Cuneo). All’Enoteca di Canale d’Alba (1 stella Michelin), Davide Palluda, nella categoria della carta Piatti decisi ed eleganti (tra Antipasti e Primi) propone attualmente un’Insalata di lumache al burro nocciola e prezzemolo (a 25 €), che sta avendo ottimo riscontro fra i clienti. Mentre Al Garamond di Torino (una cucina sicura, che realizza un riuscito connubio di tradizione siciliana e piemontese), lo chef-patron Santino Nicosia, con le lumache calabresi realizza Una “Gricia” tra Nord e Sud (lumache di terra e caviale di riccio), primo piatto che contempla paccheri ripassati leggermente al nero di seppia e gli abituali ingredienti della gricia, il guanciale e un Pecorino particolare come il siciliano Piacentinu, in prima battuta; a pasta condita e impiattata, lo chef aggiunge le lumache cotte separatamente e il caviale di riccio, per un piatto che lui stesso ama definire un po’ “bavoso”, cioè succulento. Apprezza la lumaca calabrese anche Davide Cannavino, chef de La Meridiana di Genova, che ha proposto di recente una rivisitazione della classica ricetta à la bourguignonne e che si ripropone di metterle in carta in primavera: lumache stufate con prezzemolo, cosparse con una royale di aglio cotto nel latte e a vapore, e poi frullato con un tocco di peperoncino e qualche altro piccolo segreto. Non è un mistero invece da dove arrivano le lumache di qualità utilizzate da questi cuochi di vaglia: dalla piccola Scalea, in una delle regioni più problematiche d’Italia. Eppur qualcosa si muove…
* Info. Società agricola Lumache & Derivati, via del Mulino, Scalea (Cosenza), www.lumacheederivati.com, tel. 0985.920385, cell. 345.2150400.
Nessun commento:
Posta un commento