Un vigneto di San Colombano al Lambro |
Non si paga dazio, alla Porta del Vino, ex casello daziario di piazza Cinque Giornate, a Milano. Semmai un contributo di 15 € per assaggiare una sfilza di vini, quasi sempre lombardi, nel corso di giornate tematiche, accompagnati da piattini di salumi e formaggi. Il questo modo il Movimento Turismo del Vino della Lombardia, porta le bottiglie dei suoi associati direttamente nella vetrina più grande della regione.
Ristrutturati gli interni, l’ex casello si presenta con due locali, piuttosto sobri negli arredi e con
qualche progetto di abbellimento futuro, per ora top secret. Intanto le iniziative partono. Per prima quella che questa settimana, da martedì 6 e fino a sabato 10 novembre mette a disposizione di appassionati e degustatori professionali i vini…milanesi. E cioè dell’unica zona a denominazione d’origine in provincia di Milano: i San Colombano Doc e i Collina del Milanese Igt.
Carlo Pietrasanta, produttore e "anima" del San Colombano |
La collina di San Colombano, alta non più di 144 metri, lunga 7 km e larga 1, a 40’ d’auto da Milano, ha una tradizione antica in fatto di produzione enologica, tant’è che la sua uva più caratteristica, la Verdea, che dà luogo all’omonimo vino bianco, fu per così dire esportata da San Colombano e altri in varie zone d’Italia: in Toscana, per esempio, dove era molto apprezzata da Galileo Galilei e ancor oggi si ritrova sotto un altro nome, non casule: colombana.
Piccola produzione, quella di San Colombano al Lambro, ma solida: circa 1,5 milioni di bottiglie, vendute per lo più nella zona (che s’inoltra anche nelle provincie di Lodi e Pavia), abbastanza poco a Milano, nonostante che qualche decennio fa una famosa enotecara milanese, Maria Luisa Ronchi, avesse lanciato nel suo locale la Verdea della Tonsa frizzante, prodotta da Riccardi, come “lo Sciampagnín de Milàn”. Non c’è solo l’uva Verdea naturalmente, anche se è la più peculiare, visto che con essa si fanno anche bianchi fermi e addirittura passiti. I vitigni più diffusi sono Barbera e Croatina che, assieme all’Uva rara danno luogo al Rosso, cui è possibile aggiungere in piccole percentuali, rispettando la Doc, anche Cabernet, Merlot e Pinot nero. Mentre fra i bianchi oltre alla Verdea, si annoverano Malvasia, Sauvignon, Chardonnay e Riesling.
Vini “sinceri”, verrebbe da dire, se la parola non fosse un po’ abusata, ma fatti con tutte le tecnologie, più o meno moderne, dai tini d’acciaio termoregolati alle barrique e botti medio grandi di legno, quando si tratta di far maturare un rosso che ne ha le potenzialità. Merita una gita fuori porta, San Colombano al Lambro, con il suo bel castello del VI-X secolo, distrutto e riedificato successivamente dal Barbarossa e ritrasformato da Galeazzo II, Bianca di Savoia, i Belgioioso…Altri luoghi notevoli,
alcune chiese cinquecentesche, il cosiddetto Portone, la casa che diede i natali a don Carlo Gnocchi e naturalmente le colline amene ricoperte di vigneti.
I vini Banino dell'Az. agricola. Panigada |
Ma chi non ha tempo o aspetta una stagione migliore per andare a San Colombano, può consolarsi in questa settimana con le degustazioni in corso alla Porta del Vino di Milano.
I cinque produttori che hanno voluto l’iniziativa, hanno programmato un tema al giorno. Così, mentre martedì 6 la degustazione ha riguardato “Le bollicine che non ti aspetti” e cioè spumanti sia metodo classico che charmat, mercoledì 7 il tema è: “Un vino nato qui, solo nostro”, intendendo appunto la Verdea, nelle sua varie declinazioni. Giovedì 8, il banco d’assaggio s’intitola “Vivace tutti i giorni”. E’ cioè il classico vino rosso mosso di San Colombano (simile, in qualche modo, al Rosso vivace dell’Oltrepò). Venerdì 9: “Superato l’esame di maturità”, vini rossi più complessi, magari maturati in piccole botti di rovere. Sabato 10, gran finale: "Dolce con dolce". Si abbineranno ad alcuni dessert i vini amabili, passiti, prevalentemente da uve Malvasia o Verdea.
Sono presenti con i loro vini i produttori Stefano Bossi, Nettare dei Santi, Antonio Panigada, Angelo Panizzari e Pietrasanta.
Segnalo qui, a mio sindacabile giudizio, alcuni dei loro vini migliori. Bossi: Contessa Alessia (Chardonnay e Riesling renano), bianco leggermente frizzante. Nettare dei Santi: Roverone, San Colombano Riserva, rosso, e Il Solitaire, Passito di Verdea. Panigada: Banino Rosso Vigna La
Merla e Banino Aureum, da uve Malvasia appassite in cassette. Panizzari: Verdea, San Colombano Riserva, RossoMilano e i simpatici spumanti Milano dry Rosé e Bianco. Pietrasanta: San Colombano Riserva e Rebelot Podere Costa Regina.
I vini Nettare dei Santi (Riccardi) |
* Info. "Alla scoperta del vino di Milano", fino al 10 novembre, organizzato dal Movimento Turismo del Vino-Lombardia (http://www.movimentoturismovino.it/it/lombardia/), in collaborazione con ABS Wine&Spirits (Bottiglie Aperte), presso La Porta del Vino (ex-casello daziario di piazza 5 Giornate). Orari: 15.30-18, banco d’assaggio riservato al settore Horeca; 18.30-21.30 Banco d’assaggio aperto a tutti, con degustazione guidata per i primi 15 prenotati. Prezzi per il pubblico:
15 € (compreso piattino di salumi e formaggi o dolci; associazioni del mondo del vino, 10 €).
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