Divisionismo in cucina, risotto exponenziale di Daniel Canzian e la Cuvée JRE n° 4 di Guido Berlucchi |
Salmone norvegese marinato alle erbe e gocce di senape, con il Franciacorta Secolo Novo de Le Marchesine |
Scendendo
dall’empireo – pur concreto – del futuribile e abbassando lo sguardo all’oggi,
ecco l’attualità di due aziende vinicole di Franciacorta, che qualcosa in comune
l’hanno (oltre alla tipologia di produzione), un moltiplicatore netto: la Guido Berlucchi produce quasi
esattamente dieci volte il numero delle bottiglie de Le Marchesine.
E la qualità? Ecco le prove dei fatti.
La Guido Berlucchi (www.berlucchi.it) è
il colosso della Franciacorta guidato dalla famiglia Ziliani, riuscendo a combinare, nelle sue 4,2 milioni di bottiglie
annue, le cuvée più popolari con le bollicine più raffinate. Un esempio di
queste ultime? Gli spumanti classici delle linee Palazzo Lana e Cellarius.
Tutti “vini” che,
tra l’altro, si fanno valere per un buon rapporto qualità/prezzo.
Ma qui se ne parla, in
specifico, per uno spumante (sempre metodo classico, com’è ovvio) dal prezzo elevato.
Non di per sé, ma perché per gustarlo bisogna andare…al ristorante, non essendo
assolutamente in vendita ai privati. E non in un locale qualsiasi, ma solo in quelli
dell’associazione dei Jeunes Restaurateurs d’Europe italiani (55 ristoranti, www.jre.eu/it/italia).
Le bollicine in questione sono state preparate proprio per (e da) loro. Il
risultato si chiama J.R.E. N°4 ed è un Franciacorta
Extra Brut Riserva 2008. Nella scorsa primavera, una rappresentanza dei
sommelier che lavorano nel locali dei Jeunes Restaurateurs si è recata con il
loro presidente Luca Marchini a Borgonato di Corte Franca, nella sede di
Palazzo Lana Berlucchi e, insieme ad Arturo Ziliani, enologo e ad di Berlucchi,
ha assaggiato nove diverse riserve. Ne hanno discusso a lungo e poi hanno scelto
quella che risultava loro più affine per i diversi tipi di cucina
dell’Associazione.
Ed eccola, la cuvée su misura: 58% di uve chardonnay,
42% di pinot nero della vendemmia 2008, da
vigneti di proprietà di Borgonato.
Vini base affinati in acciaio, ma anche nel legno delle barrique (con parziale
fermentazione malolattica per conferire rotondità). Riposo di ben 8 anni sui lieviti,
sboccatura e aggiunta di una bassa quantità di liqueur d’expedition (sciroppo
di dosaggio, 4 gr/litro), un Extra brut, dunque, quasi al pelo dall’essere un
Dosage Zero.
Lo chef Daniel Canzian |
Ma quanto può costare
al ristorante una bottiglia di questa produzione particolare, che non supera i 5mila
pezzi? Ai tavoli di Daniel, il locale
milanese del jeune restaurateur Daniel Canzian, 70 €. Nel corso della presentazione della JRE N°4, Canzian ha cercato
di dimostrare la versatilità della cuvée – che ha i suoi punti di forza nella
giusta acidità/freschezza armoniosamente bilanciata dalla setosità – con un
menu che ben si sposasse con le bollicine franciacortine: Cannoli di polenta e
baccalà mantecato, con yuzu kosho (condimento giapponese con peperoncino); Toast
di piccione, foie gras e mele cotte; Terrina di maialino in crosta con salsa
chermoula (salsa speziata marocchina); Uovo al vapore con uova di trota e
scalogno; Divisionismo in cucina, un risotto exponenziale (creato nel 2015 per
Expo, con barbabietole, spumante Franciacorta e Parmigiano); Guancia di vitello
all’olio, versione Matisse. Conclusione: impresa di abbinamento della cuvée J.R.E. n°4 a
tutto pasto, persino con la carne, ben riuscita, con certi piatti addirittura esaltante.
Fuori contesto, la
versione di Canzian del panettone, “Omaggio a Milano”: con, all’interno, riso e
zafferano! Squisito e acquistabile presso il ristorante (100 gr, 5 €; 1 kg, 30
€. Ristorante Daniel, via Castelfidardo ang. via S. Marco, Milano, tel. 02.63793837, https://danielcanzian.com).
Quattrocentoventimila,
esattamente un decimo di quelle della Berlucchi (anche se la tendenza rapida è
verso il mezzo milione) le bottiglie con il marchio Le Marchesine (www.lemarchesine.it), prodotte da Loris
Biatta, dinamico vitivinicoltore di Passirano,
che si avvale dell’opera dell’enologo Jean-Pierre Valade, membro fra l’altro
dell’Institut oenologique de Champagne.
In vista del Natale,
in una bella casa di campagna fra le vigne, di fronte alla cantina, Biatta ha
voluto sperimentare l’abbinamento di alcuni suoi Franciacorta con diverse tipologie di salmone.
Già, perché c’è
salmone e salmone, selvaggio o d’allevamento, affumicato o marinato, pescato in
un mare o in un altro…
Dopo ripetute prove
sono stati trovati gli abbinamenti migliori ai prodotti ittici, presentati da Paolo
Ghilardotti, amministratore delegato di Food
Lab (www.foodlab.net), con un passato
da cuoco professionista, e attento selezionatore di prodotti ittici di elevata
qualità.
Loris Biatta, patron de Le Marchesine |
Così, con il Carpaccio di salmone selvaggio dell’Alaska
Sockeye, dal sapore delicato ma con spiccati sentori marini e con quello
norvegese d’allevamento, equilibrato, con sentori di alga, si è trovato il
giusto abbinamento con il Franciacorta
Satèn 2013, uno Chardonnay fresco, anche intenso, dal finale morbido (prezzo: sui 24 €).
Con il Sashimi di salmone affumicato norvegese,
“grasso”, dall’impatto di alga al primo assaggio, note di fumo lievi e
struttura consistente ma morbida, l’accostamento più conveniente si è
realizzato con il Blanc de Noir brut
2013, dal colore sorprendentemente rosato pallido (albicocca), dal grato bouquet
di piccoli frutti rossi e, in bocca, intenso, quasi potente, con ricordi di
macchia mediterranea (prezzo: sui 30 €).
Poi, Loris Biatta ha
calato gli assi sul tavolo: due cuvée della sua Riserva più prestigiosa, il
Franciacorta Secolo Novo.
Per il Salmone
norvegese marinato alle erbe e gocce di senape in grani, è risultato perfetto
il Secolo Novo brut 2010, Chardonnay al
100%: in bocca si combinavano il gusto leggermente erbaceo con note tostate del
pesce, con il sapore pieno e avvolgente del vino, dalle eleganti note burrose e
di cedro candito (prezzo: sui 38 €).
Gran
finale, è il caso di dirlo, con il Secolo Novo Dosage Zero Riserva 2008,
Chardonnay in purezza, dagli aromi fini quanto complessi, dalla mela cotogna
alle sfumature minerali, e un palato consistente, sapido, dal retrogusto
ammandorlato (prezzo: 48/50 €). Azzeccato il piatto in abbinamento, una Tartare di salmone
selvaggio dell’Alaska Sockeye, con avocado, crumble di cereali e pesto liquido:
croccantezza, cremosità, sapidità e leggera affumicatura. Ci volevano grandi
bollicine per reggere il confronto: pari e patta con onore.
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