Vendemmia sospesa nelle vigne di Scala Fenicia, a Capri |
Capri e Ischia sono le isole più famose del Golfo di Napoli.
La prima è uno sperone roccioso a sud della città, distaccatosi in
epoca preistorica dalla vicinissima Penisola Sorrentina. Ischia e la vicina
Procida (per tradizione isola di marinai e naviganti), a ovest di Napoli, devono
la loro genesi all'intensa attività vulcanica dei Campi Flegrei, a cui erano un
tempo congiunte. Sono isole famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali,
come i faraglioni di Capri e i panorami suggestivi. E vantano una
tradizione antica anche nella produzione di vino.
Ma mentre Procida ha solo qualche vigna per una produzione
locale, che eventualmente va sotto la Doc Campi Flegrei, Ischia, l’isola maggiore per estensione e produzione, annovera
parecchie cantine. Le uve principali utilizzate sono Forastera e Biancolella
per i vini bianchi, Guarnaccia e Piedirosso per i rossi. La Doc Ischia può
riportare in etichetta i nomi dei singoli vitigni o meno, o anche qualificarsi
semplicemente come Ischia Bianco o Ischia Rosso. Le vigne sono spesso in
posizioni spettacolari, collocate su terrazzamenti dai caratteristici muri a
secco, non facili da lavorare. Quest’anno alcune cantine isolane, da
Pietratorcia a Casa d’Ambra, da Mazzella a Cenatiempo, da Muratori-Giardini Arimei a Tommasone
sono state coinvolte in un progetto di recupero di storici vitigni autoctoni,
con il sostegno di Giancarlo Carriero, proprietario de L’Albergo della Regina Isabella, del giornalista, scrittore e
direttore scientifico di Vinitaly International Academy Ian D’Agata e del
Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli.
Sono stati individuati cinque vitigni che la cantina Antonio Mazzella ha vinificato in
purezza. All’ultimo Vinitaly sono stati scelti tre vini dell’annata 2014, un
bianco, il San Lunardo, un rosso, il Guarnaccia e un rosato, il Cannamela, presentati in un tasting
esclusivo, che fa ben sperare per lo sviluppo futuro dell’enologia ischitana.
Ma ecco alcune delle migliori produzioni
sulle due isole.
Casa D’Ambra a
Forio d’Ischia (www.dambravini.com) è la
più antica cantina dell’isola, fondata nel 1888 da Francesco D’Ambra e oggi
guidata dal pronipote Andrea. I suoi sono vini del mare ma anche Pietratorcia (Forio
d’Ischia, www.pietratorcia.it) si esprime
al meglio con l’Ischia Rosso Tenuta Janno Piro e l’Ischia Bianco Superiore
Tenuta Chignole.
di collina, visto
che alcuni terrazzamenti sono posti anche a 600 metri d’altitudine. Eccellente
il bianco Biancolella Tenuta Frassitelli, dal bouquet complesso, sapido e di
buon corpo, come pure l’insolito Gocce D’Ambra passito. Fra i rossi, si
distingue il Per’ ’e Palummo (in dialetto vuol dire zampa di colombo ed è poi il
vitigno Piedirosso), snello e garbato, che si fa più compatto e complesso nelle
riserve.
Il vino che non ti aspetti è invece prodotto da una cantina
fondata di recente, la Giardini Arimei
(Forio d’Ischia, www.arcipelagomuratori.it/giardini-arimei).
In un’antica e preesistente tenuta del ’700 sono state recuperate e ricoltivate
terrazze sostenute da muri a secco, con vigne native come Biancolella,
Forastera, Uvarilla, Coglionara. La cantina, scavata in un masso di tufo verde,
è stata ristrutturata e per la vinificazione si sono recuperati antichi
palmenti, cioè vasche di pietra comunicanti. Solo due vini vi sono prodotti, il
Pietra Brox, Ischia Bianco Doc, fresco, sapido, dai sentori di ginestra e
mango; e l’eccezionale Giardini Arimei, da uve surmature raccolte in diversi
periodi e lasciate macerare per tre stagioni. Il risultato finale? Un passito di
vena amabile, sostenuta da una sapida acidità, che lo rende abbinabile sia a
formaggi stagionati e fegato grasso sia a cioccolato fondente e pastiera, un
dolce della tradizione napoletana.
A Capri, isola
glamour per eccellenza, cinematografica e letteraria, sembra incredibile che,
nonostante vanti l’esistenza di una Doc specifica, la coltura della vite non sia
quasi più praticata. L’unico produttore che coltiva e imbottiglia sull’isola è Andrea
Koch. Qualche anno fa lui e sua madre Pia Maria Rodriguez acquisirono una
vecchia cantina e alcune vigne terrazzate, fondando la piccola azienda agricola
Scala Fenicia (via Fenicia, www.scalafenicia.com ), nome che deriva
dall’antica scalinata greco-romana, che collegava le località di Capri e
Anacapri. Biancolella, Greco e Falanghina le uve coltivate da collaboratori
locali, in promiscuo con gli agrumi e vinificate in una cantina ricavata
all’interno di un’antica cisterna romana. Se ne ricavano poche migliaia di
bottiglie “eroiche”, ma entusiasmanti: il Capri Scala Fenicia è fresco, sapido
ed elegante, con gradevoli note agrumate e lontani, ma percettibili sentori di
ginestra. Una vera chicca per intenditori e appassionati.
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