giovedì 30 giugno 2016

Vacanze enoiche / I vini autoctoni di Ischia e quelli eroici di Capri: da Giardini Arimei a Scala Fenicia

Vendemmia sospesa nelle vigne di Scala Fenicia, a Capri

Capri e Ischia sono le isole più famose del Golfo di Napoli. La prima è uno sperone roccioso a sud della città, distaccatosi in epoca preistorica dalla vicinissima Penisola Sorrentina. Ischia e la vicina Procida (per tradizione isola di marinai e naviganti), a ovest di Napoli, devono la loro genesi all'intensa attività vulcanica dei Campi Flegrei, a cui erano un tempo congiunte. Sono isole famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali, come i faraglioni di Capri e i panorami suggestivi. E vantano una tradizione antica anche nella produzione di vino.
Ma mentre Procida ha solo qualche vigna per una produzione locale, che eventualmente va sotto la Doc Campi Flegrei, Ischia, l’isola maggiore per estensione e produzione, annovera parecchie cantine. Le uve principali utilizzate sono Forastera e Biancolella per i vini bianchi, Guarnaccia e Piedirosso per i rossi. La Doc Ischia può riportare in etichetta i nomi dei singoli vitigni o meno, o anche qualificarsi semplicemente come Ischia Bianco o Ischia Rosso. Le vigne sono spesso in posizioni spettacolari, collocate su terrazzamenti dai caratteristici muri a secco, non facili da lavorare. Quest’anno alcune cantine isolane, da Pietratorcia a Casa d’Ambra, da Mazzella a Cenatiempo, da Muratori-Giardini Arimei a Tommasone sono state coinvolte in un progetto di recupero di storici vitigni autoctoni, con il sostegno di Giancarlo Carriero, proprietario de L’Albergo della Regina Isabella, del giornalista, scrittore e direttore scientifico di Vinitaly International Academy Ian D’Agata e del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli. 
Sono stati individuati cinque vitigni che la cantina Antonio Mazzella ha vinificato in purezza. All’ultimo Vinitaly sono stati scelti tre vini dell’annata 2014, un bianco, il San Lunardo, un rosso, il Guarnaccia e un rosato, il Cannamela, presentati in un tasting esclusivo, che fa ben sperare per lo sviluppo futuro dell’enologia ischitana.
Ma ecco alcune delle migliori produzioni sulle due isole.
Casa D’Ambra a Forio d’Ischia (www.dambravini.com) è la più antica cantina dell’isola, fondata nel 1888 da Francesco D’Ambra e oggi guidata dal pronipote Andrea. I suoi sono vini del mare ma anche Pietratorcia (Forio d’Ischia, www.pietratorcia.it) si esprime al meglio con l’Ischia Rosso Tenuta Janno Piro e l’Ischia Bianco Superiore Tenuta Chignole.
di collina, visto che alcuni terrazzamenti sono posti anche a 600 metri d’altitudine. Eccellente il bianco Biancolella Tenuta Frassitelli, dal bouquet complesso, sapido e di buon corpo, come pure l’insolito Gocce D’Ambra passito. Fra i rossi, si distingue il Per’ ’e Palummo (in dialetto vuol dire zampa di colombo ed è poi il vitigno Piedirosso), snello e garbato, che si fa più compatto e complesso nelle riserve.

Il vino che non ti aspetti è invece prodotto da una cantina fondata di recente, la Giardini Arimei (Forio d’Ischia, www.arcipelagomuratori.it/giardini-arimei). In un’antica e preesistente tenuta del ’700 sono state recuperate e ricoltivate terrazze sostenute da muri a secco, con vigne native come Biancolella, Forastera, Uvarilla, Coglionara. La cantina, scavata in un masso di tufo verde, è stata ristrutturata e per la vinificazione si sono recuperati antichi palmenti, cioè vasche di pietra comunicanti. Solo due vini vi sono prodotti, il Pietra Brox, Ischia Bianco Doc, fresco, sapido, dai sentori di ginestra e mango; e l’eccezionale Giardini Arimei, da uve surmature raccolte in diversi periodi e lasciate macerare per tre stagioni. Il risultato finale? Un passito di vena amabile, sostenuta da una sapida acidità, che lo rende abbinabile sia a formaggi stagionati e fegato grasso sia a cioccolato fondente e pastiera, un dolce della tradizione napoletana.

A Capri, isola glamour per eccellenza, cinematografica e letteraria, sembra incredibile che, nonostante vanti l’esistenza di una Doc specifica, la coltura della vite non sia quasi più praticata. L’unico produttore che coltiva e imbottiglia sull’isola è Andrea Koch. Qualche anno fa lui e sua madre Pia Maria Rodriguez acquisirono una vecchia cantina e alcune vigne terrazzate, fondando la piccola azienda agricola Scala Fenicia (via Fenicia, www.scalafenicia.com ), nome che deriva dall’antica scalinata greco-romana, che collegava le località di Capri e Anacapri. Biancolella, Greco e Falanghina le uve coltivate da collaboratori locali, in promiscuo con gli agrumi e vinificate in una cantina ricavata all’interno di un’antica cisterna romana. Se ne ricavano poche migliaia di bottiglie “eroiche”, ma entusiasmanti: il Capri Scala Fenicia è fresco, sapido ed elegante, con gradevoli note agrumate e lontani, ma percettibili sentori di ginestra. Una vera chicca per intenditori e appassionati.

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