martedì 28 giugno 2016

Il miracolo di Christo e le anime di Villa: degustando bollicine di Diamant...



Camminare sulle acque non è facile. Però ci riuscirono Cristo (Gesù), Simon Pietro, Horus (altro dio ma della mitologia egizia), Orione, figlio di Poseidone (mitologia greca) e diversi personaggi della tradizione indù e buddista.  Ai tempi nostri, Christo (Vladimorov Yavachev), uno degli dei viventi della nostra epoca, in quanto artista “visionario” di fama mondiale, è riuscito a modo suo a far camminare migliaia di persone sulle acque del Lago d’Iseo, tramite l’installazione delle Floating Piers, le passerelle galleggianti arancion-cangianti, stese fra Sulzano (terraferma), l’isola di Monte Isola e l’isoletta di San Paolo (foto sopra) dominata dal villone dei Beretta, quelli della famosa pistola e di altri, ancor più letali, armamenti.
La bella (non)notizia è che fino al 5 luglio si può ancora andare a farsi qualche km sotto il sole o la pioggia, lungo le suggestive ancorché affollate passerelle. La brutta, che non è più possibile passarvi la notte, camminando o dormendoci in sacco a pelo, perché il Prefetto e (o?) gli organizzatori hanno decretato la chiusura notturna. Mettendo così in disperazione controllata chi aveva programmato, anche a scopo di lucro, visite al chiar di luna con corollario di cene, degustazioni, colazioni mattiniere e quant’altro, come, per esempio, la maison di spumanti pregiati La Montina, che aveva organizzato la serata-nottata del 29 alla modica cifra individuale di 250 euro.
Già, perché il Lago d’Iseo segna il confine meridionale di quella piccola zona lombarda chiamata Franciacorta, zona principe della spumantistica classica italiana. Il Franciacorta è lo spumante che ha forse in Italia, nell’ambito delle bollicine tradizionali il disciplinare più severo di produzione, e, nonostante i numeri non grandi del business (15 milioni e mezzo di bottiglie vendute nel 2014, il 9% all’estero), un prestigio nazionale e anche internazionale, indiscusso. Non che sia l’unico territorio di rilievo in Italia: lo è anche il più vasto Trentino e, in tono minore, anche l’Oltrepò pavese, più una serie di mini zone sparse qua e là per lo Stivale, soprattutto al Nord. Il piccolo distretto della Franciacorta (comunque 2800 ettari vitati, 109 cantine associate, 19 comuni) dà luogo a eccellenze produttive nelle varie tipologie bianco, Satèn, rosé e poi brut, extrabrut e pas dosé sul lato della secchezza, extra dry, sec (dry) e  demi-sec sul fronte della dolcezza.
Chiaro che il cuore del Franciacorta è il brut, declinato come versione classica, millesimato e riserva (gli ultimi due, frutto della vendemmia di un solo anno). Ma piano piano si fa largo anche la tipologia più difficile per il largo consumo, finora “riservata” a relativamente pochi “intenditori” o appassionati: quella del pas dosé (detta anche dosage zero, brut nature), che si identifica con uno spumante assolutamente secco, perché rabboccato alla fine del lungo procedimento di presa di spuma non con la
 cosiddetta liqueur d’expédition (miscela di vino, alcol e zucchero) ma con il medesimo vino della bottiglia, nature.
A pensarci bene è lo spumante metodo classico più autentico, più naturale, anche se la tradizione del brut (più o meno secco, mai secchissimo) è lunga.
Tanto più interessante quindi è risultata la degustazione organizzata dal franciacortino Villa, che ha dato poi il la, nel pomeriggio, alla camminata sulle acque, una volta levatisi al cielo i fumi alcolici del tasting.
Protagoniste, nella località di Monticelli Brusati - dove ha la sua sede, la cantina-agriturismo Villa Franciacorta (con belle camere in un borgo antico del ‘600, sparso fra le vigne, con piscina) - dieci annate di Diamant Pas dosé millesimato, uno degli spumanti di punta fra le 300mila bottiglie vendute ogni anno. Veramente d’élite, la produzione del Diamant, che partita col millesimo 1999 (sotto il nome di Cuvette Pas dosé) con 2mila pezzi, sfiora i 10mila solo con l’ultima annata, la 2010. Già, perché l’affinamento sui lieviti dura almeno quattro anni. La cuvée del Diamant è composta per l’85% da chardonnay e per il 15% da uve pinot nero, con una metodologia di coltivazione che si sta approssimando a quella biologica. I suoli, collinari, sono argillosi, marnosi e ricchi di fossili marini. Il vino è sottoposto anche a un passaggio in barrique prima della presa di spuma. Insomma, tutto concorre a un risultato importante al termine della lunga maturazione nelle labirintiche cantine di Villa, scavate nel ventre della collina Madonna della Rosa.
Si sono degustate dunque le annate dal 1999 al 2003 e poi dal 2005 al 2008 e la 2010. Ne mancavano quindi due (2004 e 2009) per la sequenza completa, irrealizzate perché ritenute qualitativamente non all’altezza. Indice anche questo di serietà produttiva.
È bene non farsi stupire troppo, nel mondo dello spumante classico e dello Champagne dall’anzianità della data di vendemmia. Quello che conta è semmai la data della sboccatura, quando i lieviti esausti vengono espulsi avendo esaurito il loro compito e ogni bottiglia viene riabboccata con la liqueur d’expédition o con vino dello stessa vendemmia (nel caso dei Pas dosé). 
Anche così i campioni degustati (da bottiglie assolutamente normali e non preparate apposta per l’occasione) erano belli vecchiotti, per essere delle bollicine…Il 1999, ad esempio, è stato degorgiato nel 2003 e dunque si era in presenza di uno spumante di ben 13 anni. A mano a mano che l’annata era più giovane, la data di sboccatura era stata posticipata. Dal 2003, a 5 anni di permanenza sui lieviti, per il 2007 e 2008, a 7 anni, mentre la 2010 ha fatto 6 anni.
I degustatori (giornalisti del settore, soprattutto), dopo aver discusso le sensazioni provate con i titolari dell’azienda Villa, Alessandro Bianchi, la figlia Roberta e suo marito Paolo Pizziol (foto sotto), e con Andrea Galanti, miglior sommelier 2015, hanno anche assegnato dei voti (in centesimi) ai campioni. Ne è uscita una classifica informale, che vale però la pena di riportare, almeno per le prime posizioni.
1a l’annata 2000 (allora il Pas dosé era dell’etichetta Cuvette, solo in seguito è stato riservato all’etichetta Diamant). In vigna, annata giudicata eccezionale per la perfetta maturazione delle uve, con gradazione oltre la media, ma con giusta acidità. Al naso: floreale spinto, frutta secca, spezie delicate ma pungenti, finale salmastro. In bocca: cremoso e setoso, sapido, con sentori di frutta sciroppata, agrumi, mela cotta, panettone. Media voti degustatori: 90,43. Il mio voto: 93.
2a l’annata 2006. Estate calda e asciutta, ma poi piogge nella giusta misura per raccogliere uve perfette dal punto di vista sanitario, con giusto contenuto di zuccheri e acidità adeguata per ottenere una bella concentrazione di componenti aromatiche. Al naso: floreale, con aromi di macchia mediterranea, gelsomino, minerale delicato (pietra focaia). In bocca: scorrevole, agrumato, sentori di nocciola, in evoluzione. Media voti degustatori: 89,79. Il mio voto: 90.
3a l’annata 2008. Anche questa un’ottima vendemmia, nonostante la primavera piovosa e le basse temperature. Una delle migliori per gli spumanti di Franciacorta. Naso: fruttato, in evidenza gli agrumi, poi fiori bianchi delicati, ancora, pietra bagnata, crosta di pane, vaniglia. In bocca: irruente, sapido, dona salivazione quasi pungente, poi sentori verdi, basilico, mentuccia.
Media voti degustatori: 89,36. Il mio voto: 90.
Meritava di più, secondo me, il 2007: buona annata, ma raccolta anticipata, per l’impennata delle temperature in luglio. Poi sette anni sui lieviti. Un perlage luminoso, profumi di frutta candita, vaniglia, con note di agrumi e di fiori delicati, con un finale sommessamente minerale. In bocca, cremosa, sapida, ampia, lunga; lievemente acidula con promessa di evoluzione nel tempo.
Le anime di Villa in controluce...
Il mio voto: 92.
Conclusione. I buoni vini (allevati e seguiti con cura maniacale) invecchiano bene, ma anche quelli ritenuti giovani, possono esprimere non solo grandi potenzialità, ma realtà già accattivanti. 

Monticelli e nuvole: W Villa!
PS. Fonti: Messico e nuvole, cantata da Enzo Jannacci, 1970; W Villa!, film messicano di Jack Conway, 1934; Monticelli, parte del nome del comune di Monticelli Brusati.

Info. Villa Franciacorta, via Villa 12, fraz. Villa, Monticelli Brusati (Brescia), tel. 030.652329, www.villafranciacorta.it.

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