“È ancora molto giovane”,
sostiene Hans Terzer, winemaker della Cantina produttori San Michele-Appiano. E
osserva attraverso il bicchiere il colore giallo paglierino del vino, un 2011.
Che dunque non è un rosso, ma un bianco! Giovane a quattro anni dalla vendemmia?
Eppure, paradossalmente, è così. Perché Hans Terzer, quando verso il 2009
decise di fare un vino affatto diverso da quelli prodotti fino a quel momento
dalla pluridecorata (da guide e consumatori) Cantina altoatesina di Appiano, pensò
alla libertà. Finalmente, avrebbe fatto un vino fuori dagli schemi, con gli
uvaggi scelti a seconda dei risultati della vendemmia, bianco o rosso, non
importa, purché frutto di selezioni esaspertate e di cura maniacale. E creò
l’Appius (nome latino di Appiano, il borgo ove ha sede la cantina). Sono così usciti
il 2010 e, da pochi giorni, il 2011, presentato in pompa magna il 6 novembre.
Si sa, la pompa magna degli altoatesini è pur sempre improntata alla sobrietà e
alla sostanza. Non in un ristorante o in un ambiente di lusso, si è dunque svolta
la presentazione, ma in cantina, preparata con i tavoli disposti per
l’occasione a fianco delle botti. Un piccolo palco con una proiezione continua
dei paesaggi delle vigne, stupendi (ma lo è ancora di più, se possibile, il
paesaggio reale, in questi giorni d’autunno che sembrano di primavera avanzata,
non fosse per i colori struggenti delle foglie). Due abili musiciste che creavano un’atmosfera rarefatta e partecipe attraverso le note di arpa e violino. Infine,
ma ovviamente non ultimi, i piatti studiati per l’occasione, da Herbert
Hintner, chef patron dello stellato Zur Rose. E i vini. Un crescendo o un
diminuendo singolare di annate, grazie ai quali con i calamari, spinaci e olio
di vaniglia erano abbinati ben 3 vini della linea Sanct Valentin, il Sauvignon
2014, i Pinot grigio e Chardonnay 2013. Con i successivi gamberi (impanati con
polenta) e broccoli, salto indietro: stessi vini, ma del 2008 e 2007. E poi, i
pezzi forti, in crescendo. Ravioli ripieni di baccalà con purea di ceci e
olive, accostati all’Appius 2010 (vino ormai esaurito). Infine, l’accostamento
più osé, con la carne: petto di faraona con tartufo nero, insalata belga
rosolata e porcini, con l’Appius 2011. Proprio quel vino “ancor giovane”, che
però già dona ottima prova di sé, esprimendo, per dirla con Terzer, “aromi
consistenti di frutti
tropicali, uva spina, bacche di sambuco e vaniglia
tostata”. E rivelandosi in bocca “cremoso, morbido, fresco, minerale,
concentrato e complesso”. Sono definizioni azzeccate, che in effetti dimostrano
come l’uvaggio dell’Appius 2011 riesca a estrarre il meglio delle caratteristiche
di ogni uva che ne fa parte, il sauvignon, prima di tutto, poi lo chardonnay e
il pinot grigio. Tutti fermentati e affinati in barrique e tonneau, con fermentazione
malolattica (trasforma l’acido malico in lattico, donando al vino morbidezza) solo per gli ultimi due vini. I
“magnifici tre” vengono assemblati dopo quasi un anno per andare poi a maturare
lentamente ed affinarsi in acciaio per altri tre. Ecco quindi che, quando il
mix riesce, come in questo caso, si ha un vino con caratteristiche di
complessità, concentrazione del frutto, ma anche freschezza, preservazione
della mineralità, e con fondata promessa di ulteriore evoluzione nel futuro. È
quindi praticabile la doppia via dell’abbinamento ai piatti di pesce di sapore
deciso, e a quelli di carne come, quaglia, faraona, piccione addirittura.
Petto di faraona con tartufo |
L’Appius 2011, racchiuso in una bottiglia pesante e molto particolare, che gioca su una serigrafia oro su
fondo nero - una sorta d’impronta digitale ispirata all'arte cineteca - è tecnicamente un Alto Adige Bianco
Doc, che sviluppa 14° d’alcol. Potenziale d’invecchiamento dichiarato: 10 anni
e oltre. Prodotto in 5mila bottiglie e venduto in cassetta di legno, dovrebbe costare
intorno ai 100 € la bottiglia.
Info: Cantina Produttori San
Michele Appiano / Kellerei St. Michael Eppan, tel. 0471.664466, www.stmichael.it, Appiano (Bolzano).
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