Ostriche Tsarskaya di Cancale, allevate da Les Parcs Saint Kerber |
Che rapporto ci può essere
fra il Signor Longino, svizzero di nobile famiglia e il Señor Cardenal, umile pescatore cubano? È la comune
passione per il buon cibo, per la qualità ad ogni costo. Sono quindi due
gourmet? In un certo senso, dato che sono associati nella Longino &
Cardenal, società tutta italiana che da oltre vent’anni porta sulle tavole dei
migliori ristoranti, ma anche nei punti vendita più accorti, “cibi rari e
preziosi”. Peccato che i due non esistano veramente: furono il parto della fantasia
di 4 giovani intraprendenti, che iniziarono la loro attività di ricercatori del
cibo di qualità a La Spezia nel 1988, importando caviale dell’Iran. Longino
& Cardenal, dopo essere stata società in accomandita semplice, poi a
responsabilità limitata, è diventata spa nel 2006 e nel frattempo si è
trasferita a Pogliano Milanese, dove ha una sede ampia e magazzini per la merce
pregiata che importa da tutto il mondo, non solo conserve ma anche carne, pesce
e frutta fresca.
Nelle sue sale organizza
eventi di presentazione dei prodotti che distribuisce in Italia, invitando gli artigiani
e piccoli imprenditori a raccontare i procedimenti di produzione alimentare. Il
portafoglio (ma sarebbe meglio dire: il frigorifero) è ampio, si va dalle
specialità ittiche ai salumi, dal foie gras alle lumache, dalle verdure in
conserva a funghi e tartufi, dai prodotti etnici allo Champagne.
Eccone alcuni, particolarmente
interessanti per bontà e raffinatezza, assaggiati durante la recente kermesse Longino Food Experience 2015, in un
padiglione della sede di questi fantasiosi “svizzero-cubani”.
L’ostrica Tsarskaya, creata nel 2004 e dedicata agli zar russi, gran consumatori della
bivalve.
Allevata a Cancale, in
Bretagna, per 3/4 anni, ha carne bianca, croccante, sapore pronunciato, di
iodio, con finale di mandorla dolce lievemente astringente.
Los Peperetes, le specialità ittiche di Jelopa, Spagna. |
Intervallo con le splendide olive taggiasche di Terre Taggiasche.
Non da meno l’olio extravergine, ma anche alcuni trasformati come il sugo ai
carciofi, il pesto con basilico genovese Dop e la salsa di noci.
È il momento dei foie gras di Georges Bruck, che opera a
Strasburgo, una delle patrie francesi di questa specialità (l’altra famosa è il
Périgord, in Dordogna). È tutto un mondo, quello del fegato grasso d’oca o
d’anatra, volatili che vengono certamente allevate all’ingrasso, in maniera
forzosa, ma con metodi più dolci di un tempo. Ci sono i fegati crudi e cotti,
al tartufo, al torchon e in terrine decorate, in gelatina al Madera o allo
Champagne. Ma anche le gustose terrine
di cinghiale, di volatili e di maiale alsaziano. Non paghi quelli della Georges
Bruck (maison familiare sulla breccia da 5 generazioni), si sono inventati i
confit (sorta di salse) da accostare ai foie gras: al Gewurztraminer, al Pinot
nero o anche alle cipolle.
Puliamoci la bocca con le spettacolari
mandorle di Almondeli, in particolare
con la gustosissima Marcona, una specialità coltivata solo lungo la costa
mediterranea spagnola, dolce e delicata, ma che fritta e poi salata è perfetta
con gli aperitivi e anche per accompagnare i formaggi.
Almondeli,
Alicante, Costa Blanca, Spagna, www.almondeli.es.
Formaggi? Chantal Plasse,
figlia d’arte, li fa stagionare con perizia e amore. Fra i migliori,
l’Èpoisses affiné au marc de Bourgogne, il Saint Marcelin, il Brie a latte crudo, il Reblochon fermier, il Pont l’Eveque, i vari Regal de Bourgognon con erbe, uva, semi di senape e il Langres…non si finirebbe più di assaggiarli.
l’Èpoisses affiné au marc de Bourgogne, il Saint Marcelin, il Brie a latte crudo, il Reblochon fermier, il Pont l’Eveque, i vari Regal de Bourgognon con erbe, uva, semi di senape e il Langres…non si finirebbe più di assaggiarli.
Torniamo in Spagna con due
produttori. Il primo, Jelopa – Los paperetes è il re del pesce in conserva, non
solo sardine (anche stufate), relativamente consuete ai palati italiani, ma
soprattutto calamaretti en su tinta (“all’inchiostro”) o sott’olio, cozze
marinate o galiziane (con cipolla, peperoncino, spezie…), polpo in olio d’oliva
o in salsa di paprika, caviale di ricci
di mare e granchi e, infine, prodotti degli estuari galiziani: conchiglie,
cannolicchi e vongole bianche.
Il venenciador di Sherry, ottimo con il jamon iberico de bellota |
Prosciutto prosciutto, anzi Jamon jamon era il titolo
di un film di Bigas Luna: ok al jamon, ma che sia iberico de bellota,
il migliore al mondo secondo il mio immodesto parere, pur rispettando i nostri
vari San Daniele, Parma e soprattutto il mitico culatello di Zibello. Jamons Blasquez di Salamanca (lì vicino c’è Guijuelo, una delle poche zone spagnole dove si allevano
in semilibertà i maiali della pregiatissima razza iberica) propone i suoi
Bellota a 36 mesi di invecchiamento. Bellota vuol dire ghianda e indica la più
alta qualità di questi prosciutti veramente straordinari: negli ultimi mesi di
vita i maiali, in branco e semiliberi su grandi distese mangiano solo erba e
ghiande e questa alimentazione conferisce un sapore particolarissimo alle loro
carni, senza contare che il tenore presente di colesterolo si abbassa e diventa
in gran parte “buono”, grazie all’alimentazione naturale basata sulle ghiande.
Mitico culatello di Zibello?, si diceva poco sopra. Una riconferma della
sua eccellenza viene dagli squisiti salumi di…Squisito, che produce poche
centinaia di pezzi all’anno di autentico culatello, ma fa messe di premi,
grazie a un prodotto curato con amore maniacale.
Salumificio Squisito, Diolo di Soragna, (Parma), www.salumificiosquisito.it.
E per bagnarsi l’ugola? I grandi
Champagne di un piccolo produttore, una delle rare maison ancora familiari (i Lhopital) da
più d’un secolo, che gode però di grande prestigio. De Telmont si fa valere certo
con un ottimo Grand Rosé e con i suoi millesimati 2004 e 2006 Grand Vintage e
Blanc de blanc. Ma il vertice lo raggiunge con Le Grand Couronnement,
chardonnay in purezza, ampio e setoso e in particolare con O.R. 1735: una sigla e una data che vogliono ricordare un’ordinanza
reale (OR) del 1735 con cui re Luigi XV autorizzava finalmente l’uso della
bottiglia per il trasporto all’estero, che fino ad allora veniva effettuato in
botte. Solo 25mila bottiglie dell’annata 2002 per uno Champagne d’eccezione,
ancora fresco ma complesso, dai bei sentori agrumati prima, poi di vaniglia,
brioche, pane grigliato. A tutto pasto, con piatti sostenuti, del tipo pollame nobile
arrosto con spugnole o porcini.
De Telmont, av. de Champagne 1, Damery, Francia, www.champagne-de-telmont.com.
De Telmont, av. de Champagne 1, Damery, Francia, www.champagne-de-telmont.com.
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