Paesaggio delle Langhe. I vigneti piemontesi sono candidati a divenire Patrimonio mondiale dell'Unesco (foto dal sito Piemonte Land of perfection) |
Come saranno i vini piemontesi della vendemmia 2013?
Lo raccontano i dati della Vignaioli Piemontesi (www.vignaioli.it, www.piemonte-landofperfection.org
), presentati ieri per la prima volta a Milano (anziché come di consueto in
Piemonte), alla Cascina Cuccagna (bella struttura recuperata, con l’interessante
trattoria Un posto a Milano, nelle mani dello chef Nicola Cavallaro: www.cuccagna.org, www.unpostoamilano.it ). L’associazione
non dà le stellette di qualità (da 1 a 5 e cioè da mediocre a eccellente – se
fosse pessima, niente stelletta - ) a un futuribile vino, come fanno tanti consorzi
(per esempio, quello del Brunello di Montalcino), ma alle uve sparse nei vari
territori Doc e Docg, analizzate scientificamente da uno stuolo di agronomi ed
esperti.
L'enologo Giampiero Gelsi e, a destra, Tinto, di Decanter |
La vendemmia 2013, secondo
il giovane (28 anni), ma visibilmente preparato e “sciolto” Giampiero Gelsi, non è stata un granché
(veramente lui ha detto “complessa”, il presidente della Vignaioli, Giulio
Porzio, “difficile”), anche se le quantità rispetto al 2012 sono in crescita
(non era difficile, quella dell’anno passato è stata definita come la più
scarsa del secolo). In pratica la valutazione delle uve non è arrivata all’eccellenza
(5 stelle) ma si è fermata all’ottimo (4 stelle) o al buono (3 stelle). Gelsi
sostiene che le valutazioni preventive sono sempre state fatte sul vino (a
Bordeaux si parla di degustazioni en primeur, cioè del vino giovane ancora in
evoluzione), ma questo implica non solo un giudizio sull’annata ma di fatto sul
produttore, dando spazio a una certa soggettività. Mentre i giudizi emessi
cogliendo i grappoli in vigna, sui vari territori, vigne e filari, è più
affidabile. Per dimostrarlo, ha proposto anche una degustazione guidata di alcuni vini
piemontesi, così da comparare le 5 stelle d’eccellenza assegnate nel passato,
al momento delle vendemmia, al vino in bottiglia.
Ma ecco in sintesi i risultati
delle analisi delle uve della vendemmia 2013.
Ottima vendemmia (4 stelle) per i bianchi arneis,
favorita e chardonnay; e per i rossi dolcetto,
freisa, nebbiolo (di Langhe e Roero e del nord Piemonte, che comprendono i
vini Barolo e Barbaresco e al nord Fara, Ghemme, Sizzano e altri), pelaverga, cabernet sauvignon.
Solo buona (3 stelle) la vendemmia delle varie barbera, brachetto, grignolino, ruché, merlot, pinot nero e vespolina tra
i rossi; cortese, erbaluce, moscato,
timorasso e sauvignon tra i bianchi.
La degustazione che è
seguita ha dimostrato in pieno (almeno per il passato) l’attendibilità di
questo metodo e l’accuratezza con cui le analisi sono riuscite a prevedere il
grado di bontà dei futuri vini. Ecco quindi le dritte per gli acquisti, sulle
annate migliori (i voti sono miei).
Il Roero Arneis 2012, vino da bere fresco, ha dimostrato tutte le sue
qualità già previste in vendemmia
con il giusto equilibrio in bocca, tra
acidità e alcol (voto 8). Il Gavi 2011 è apparso pulito, fruttato,
con buona struttura, bei sentori di albicoccca, soddisfacente (8,5). Terzo vino, una Barbera d’Asti 2009: nonostante qualche
piccola sensazione legnosa e una certa immaturità, ha bei profumi già concentrati
(mora e violetta) e una “dolcezza” montante unita alla persistenza (7,5). Ruché 2012: un vino quasi sconosciuto all’infuori della sua piccola
zona di produzione (pochi paesi del Monferrato), ma con un promettente futuro. Accattivante, aromatico, secco, di buona struttura,
piacevolissimo (8,5). Ghemme 2007 (uva nebbiolo). Abbastanza
equilibrato, ma con qualche spigolo residuo, si dimostra già elegante, fine, di
soddisfazione (8-) Barolo 2004. Gran vino: sontuoso (9).
Degustazione di vini: in centro, il grande Barolo 2004 |
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