I Barricocci, piccole botti di terracotta della tenuta Rubbia al Colle. |
L’incontro sarà, si spera, tanto più intrigante in quanto vedrà quattro protagonisti della nouvelle vague dell’argilla a confronto. Iacono parlerà del Barricoccio, nome brevettato di un nuovo tipo di botte - una barrique d’argilla, vetrificata all’interno - e del vino affinato in quel contenitore: un sangiovese della Doc Val di Cornia Suvereto, del vigneto Rumpotino.
Il Capasonato Primitivo di Manduria della Vinicola Savese (Sava, Taranto) sarà raccontato dalla
Capasonato, Vinicola Savese |
Pithos, di Cos |
Elisabetta Foradori (dell’omonima azienda trentina) introdurrà il suo Teroldego Morei, Vigneti delle Dolomiti Igt, fermentato e affinato in tinajas, anfore spagnole di Villarobledo. Il confronto organolettico sarà guidato dal sommelier Luca Gardini. Non mancheranno naturalmente gli interventi di esperti come il professor Attilio Scienza e di giornalisti del settore come Pier Bergonzi, Luciano Ferraro e Alessandro Torcoli.
Morei, di Foradori |
Propedeutico all’incontro,
una degustazione informale e
allargata, che Muratori ha fortemente voluto, inviando due bottiglie campione a
sommelier, appassionati, degustatori o blogger: Argilla contro legno, appunto.
Ho partecipato a questo
confronto in anteprima. Ed ecco le mie impressioni di degustatore non
professionista.
I vini. Barricoccio e Vigna Usilio. Ambedue Sangiovese della Doc val di Cornia Suvereto,
il secondo in purezza, il primo con un 10% di uva ciliegiolo. Le somiglianze
finiscono qui.
Le annate. Sono diverse, rispettivamente 2010 e 2007, differente anche
la provenienza territoriale delle uve (sempre però nell’ambito della tenuta).
I contenitori. Il Barricoccio, si
affina nelle omonime barrique di terracotta per circa 18 mesi. Ma non c’è
scambio vino/ossigeno, perché la piccola botte è vetrificata al suo interno. Il
Sangiovese Vigna Usilio si affina in piccole e grandi botti di rovere per due
anni.
Barricoccio vs Vigna Usilio: terracotta contro legno senza vincitori né vinti |
La degustazione. La differenza
nel bicchiere è netta, anche per i palati meno esperti. Il Barricoccio è un vino
fresco, giovanile, se non proprio di pronta beva, immediato nella sua
sincerità, piacevole senza inganni, non granché complesso: certo, è sempre
sangiovese, insomma un vino di carattere, ma abbastanza easy, che sprizza
simpatia nel bicchiere. La domanda, forse brutale, è: al di là del fascino del contenitore
(e del fatto apparentemente tecnico ma importante, di un minore utilizzo dei
solfiti), non si sarebbero raggiunti gli stessi risultati con l’acciaio e/o con
l’affinamento nel vetro della bottiglia, anziché nel vetro-argilla della barrique?
Vigna Usilio. Bel rosso
vigoroso, in cui l’espressione tannica iniziale si evolve poi in bocca e
soprattutto a tavola in una morbidezza aromatica ben delineata.
Due vini, insomma, piuttosto
diversi, difficili da confrontare, nonostante la comune matrice viticola e
territoriale. Ma con una nota in comune, la più importante: si bevono e
ribevono con gusto, con vero piacere. Provare per credere.
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