venerdì 4 novembre 2022

Là dove il fiume Arbia si tinse di rosso durante una famosa battaglia, il colore richiama oggi un presente di pace e sapori. Grazie ai vini chiantigiani di Selvole

 

Panorama dei vigneti al Castello di Selvole


Selvole, frazione di Castelnuovo Berardenga, provincia di Siena, Toscana. Altitudine: 504 m. Abitanti: poche decine.

Vi scorre intorno il fiume Arbia, che Dante disse essersi tinto di vermiglio, tanto era il sangue versatovi durante la famosa battaglia di Montaperti tra i Guelfi fiorentini e i vincitori Ghibellini senesi, che diedero luogo a “lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso” (Divina Commedia, Inferno, Canto X).

Un tempo, attorno ai primi anni del Duecento, a Selvole abitavano da 300 a 400 persone e il Castello e i territori circostanti erano proprietà di una facoltosa famiglia senese, quella dei Malavolti: era l’ultimo baluardo di fronte a Brolio e Cacchiano, allora fiorentine. 

Hashimoto e Busetto
Dopo alterne vicende storiche, del castello, più volte semidistrutto e poi ricostruito, oggidì  rimangono visibili parti delle mura e una bella torre, proprio dirimpetto al Castello di Brolio, a pochi km di distanza in linea d’aria.

Una ventina d’anni fa Selvole fu acquistata da un giornalista di lungo corso, Guido Busetto (ha lavorato a La Stampa, Il Messaggero, L’Espresso, il Sole-24Ore, Tg della Rai, Radio Svizzera italiana, anche come corrispondente da Tokyo e Parigi) e da sua moglie Nobuko Hashimoto, giapponese, anche lei giornalista (Wall Street Journal, Cnn). Insieme, in Francia dove si sono conosciuti, si appassionano al vino, frequentano corsi di specializzazione a Bordeaux, diventano amici dell’enologo Ives Glories. Tornano quindi in Italia e, una volta acquistata la tenuta di Selvole, diventa quasi naturale “utilizzare” l’amico wine-maker quale consulente per ricreare vigne e vini, piantando nuove barbatelle, in particolare dei due Cabernet e Merlot, ad alta densità di piante per ettaro.

La piscina dell'agriturismo
Oggi la proprietà si presenta con le vesti di una villa padronale a pianta rettangolare, costruita in gran parte sulle fondamenta dell’antico maniero. I sotterranei risalgono ad epoca medievale e qui l’azienda vitivinicola ricreata dai coniugi Busetto mantiene un centinaio di barrique di rovere francese, dove maturano alcuni dei suoi vini più importanti. Trenta ettari di vigna circondano la villa e le case coloniche (adibite oggi anche ad agriturismo con una ventina di appartamenti, piscina e ristorante); altri 130 ettari sono stati serbati a bosco. 

Scomparso prematuramente pochi anni fa Ives Glories, la consulenza vitivinicola è stata assegnata al noto enologo goriziano Gianni Menotti, il quale ha sostenuto fin dall’inizio della sua collaborazione che i vini di Selvole debbano contenere “il sole del Chianti classico, la purezza del territorio e la mineralità del terroir”.

Attualmente la produzione annua si aggira attorno alle 130mila bottiglie, vendute per il 70% all’estero (principale mercato gli Usa) e per il restante 30% in Italia, con buone presenze a Milano, Roma e altre grandi città.


Nove vini per tre Linee. Quella del Chianti classico Docg è naturalmente un must: ci sono l’Annata, la Riserva e la Gran Selezione.

La Linea Monovitigni Toscana Igt comprende un Cabernet franc, un Cabernet Sauvignon e un Merlot.

Infine i cosiddetti Vini da meditazione: il Frescolaia Igt (Sangiovese con aggiunte di Merlot e Cabernet franc), il Barullo, da sole uve “francesi” e l’autentico vino da meditazione, il Vin santo del Chianti classico

Docg, da uve  Trebbiano e Malvasia, maturato e affinato per oltre 20 anni nei caratelli (botti da circa 50 lt) e in bottiglia, il quale, oltre che a svolazzanti pensieri, si abbina magnificamente a formaggi erborinati e dolci particolari. 
I nostri Selvole preferiti? Eccoli.


Chianti classico Gran Selezione Ponte Rosso 2016: rubino brillante, ha profumi che richiamano il ribes e la marasca, nonché la viola: in bocca, corposo, profondo, equilibrato e di bella persistenza. Perfetto per accompagnare lo Stracotto toscano, l’Arrosto di maiale, selvaggina varia come la Lepre in salmì e formaggi ben stagionatiPrezzo: 40 € (sullo shop del sito aziendale)

Poi il Barullo 2019. Un vino francese in terra toscana? Così parrebbe, l’assemblaggio contempla infatti il tipico taglio bordolese tra il Merlot e i due Cabernet, ma profumi e sapori, ad occhi chiusi “sanno” di Toscana, addirittura di Chianti, benché non vi sia una goccia di sangiovese. Vino particolare, quasi contraddittorio: austero e gioioso ad un tempo. 

Abbianamenti: Coq au vin, Faraona ripiena, Stinco di maiale al ginepro, cinghiale in dolce fortePrezzo: 49 € (sullo shop del sito aziendale).


Dulcis in fundo, il Vin Santo del Chianti classico 1996. Vino da meditazione per eccellenza, ma da provare assolutamente con pâté di fegato e formaggi erborinati (Blu Mugello, Castelmagno invecchiato, Gorgonzola, Bleu d’Aosta); matrimonio d’amore con torta di noci, crostata al rabarbaro, castagnaccioPrezzo: 98 € (sullo shop del sito aziendale).

Info. Castello di Selvole, Winery e Agriturismo, Strada di Selvole 12, Castelnuovo Berardenga (Siena), cell. 333.9983925, www.selvole.com . Acquisti in loco: sconti del 20% sui prezzi del sito Internet.

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