lunedì 10 ottobre 2022

Vini d'Autunno / Da Vittoria nel Ragusano al vulcanico Etna, ai Colli Orientali del Friuli: bianchi, rossi e bollicine d'eccellenza, anche con 4/4 di nobiltà

Le vigne della Barone Beneventano in contrada San Giovannello/Salto del Corvo di Viagrande, sull'Etna. Sullo sfondo,
il Monte Ilice, un cono di vulcano inattivo. Le uve coltivate sono il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio.

Un rosso da bere con piacere sul pesce? La saggezza marinara (e contadina) lo contemplava e, seppure non molti, ci sono anche oggi vini dal bel colore rubino, adatti  alla bisogna o addirittura consigliati allo scopo.

Felice esempio ne è il Rina Russa, Frappato di Vittoria in purezza. Lo produce la cantina Santa Tresa, dei fratelli Stefano e Marina Girelli, già segnalata per il suo notevole Rosa, anch’esso da uve Frappato (e Nero d’Avola), ma appunto rosé (vedere il post del 9/7/2020, Rosa è una rosa è una rosa...). 

Sabbia rossa, significa Rina Russa in dialetto siciliano, con riferimento al colore rossiccio dei terreni sabbiosi (poveri di argilla e ricchi di minerali almeno in superficie; più sotto, si fanno rocciosi e ancor più giù argillosi) di Santa Tresa, 50 ettari nel comune di Vittoria, nel Ragusano. L’uva Frappato (da antichi cloni aziendali), raccolta a mano verso fine settembre in cassette, trascorre la prima notte in celle frigo che abbassano la sua temperatura a circa 7°, poi viene diraspata e pigiata. Fermentazione quindi a temperatura controllata, intorno ai 20°, per una decina di giorni, per poi proseguire con la malolattica. 
Il vino così ammorbidito riposa in serbatoi d’acciaio per 4-6 mesi, con frequenti rimontaggi e conseguenti movimentazioni delle fecce nobili, poi viene imbottigliato e dopo qualche settimana è pronto per la vendita. 
Di color rosso rubino, al naso presenta inconfondibili sentori di piccoli frutti rossi, fra i quali spicca la fragolina di bosco. In bocca risulta fresco, sapido, con tannini fini e abbastanza morbidi, rotondo. A che temperatura proporlo? Dipende. Se abbinato a piatti di carne, sui 17-18°. Ma nella zona di Vittoria viene servito volentieri sul pesce e allora la temperatura va abbassata financo ai 14°. 

Fa matrimonio d’amore con gli involtini di sarde a beccafico, con un ripieno di uvetta, pinoli e pangrattato, piatto popolare che voleva imitare l'uccellino, detto beccafico perché si nutriva di quei frutti, poi cucinato e apprezzatissimo dalla nobiltà ottocentesca.

Rina Russa, Terre Siciliane Frappato Igp 2021 (50.000 bottiglie, 12 €).

Abbinamento elettivo: Involtini di sarde a beccafico. 

Altri golosi abbinamenti: Zuppa di pesce, Filetto di tonno in crosta di pistacchi, Pesce spada arrostito.

INFO. Santa Tresa, contrada Santa Teresa, Vittoria (Ragusa), tel. 0932.1846555, www.santatresa.com .

 

Dalla piana ragusana alle contrade vulcaniche del Mongibello: un paio d’ore d’auto per 110 km e tutto cambia. Siamo appunto sull’Etna, comune di Viagrande: nella contrada Salto del Corvo/San Giovannello, a 650 m. slm., là dove s’incrociano gli adiacenti comuni di Trecastagni e Zafferana Etnea, c’è un piccolo appezzamento, una sorta di clos (come lo definirebbero in Francia, terreno chiuso da muretti) a terrazze, percorso da rasole (le antiche stradine) in pietra lavica. 

Il vigneto è circondato dai monti Ilice e Gorna, due coni di vulcano inattivi, e si apre sullo Ionio con vista magnifica, avendo come riferimento la barocca Acireale, qualche km più in basso. Non lontano, in pieno Parco dell’Etna e a 800 m. slm, nel comune di Tre Castagni, un altro vigneto in forte pendenza, difficile da lavorare, sempre sorvegliato a distanza dall’Ilice e dal Gorna in un paesaggio d’incanto. In loco anche un palmento del 18° secolo, sulla via del recupero onde riportarlo alle antiche funzioni. 
Queste due piccole proprietà sono da qualche anno passate alla famiglia di radici siciliane dei Beneventano della Corte, distributori di vini, Champagne e distillati di qualità con la loro società milanese Steinbrüch Italia. Roberto Beneventano e il figlio 36enne Pierluca (foto a destra) sono tornati alle origini acquistando questi vigneti e facendoli rivivere con il “marchio” di famiglia, Barone Beneventano della Corte, appunto. Perché baroni, i Beneventano lo sono davvero, almeno da quando al trisavolo Giuseppe Luigi (1840-1934,  foto qui sotto a sx)) venne riconfermato l'antico titolo nobiliare "della Girte" (cinquecentesco) dal re d’Italia Vittorio Emanuele III. Personaggio straordinario, Giuseppe Luigi fu prima deputato e poi senatore a vita, pur avendo votato, fra i pochi del Partito liberale, contro la Legge Acerbo del 1923, che favorì con un esagerato premio di maggioranza elettorale l’ascesa del fascismo al potere. 

Giuseppe Luigi sostenne con generosità, al contrario della maggior parte dei possidenti siciliani, le sue

maestranze contadine e operaie, nonché, da sindaco di Lentini, la realizzazione di importanti opere pubbliche.
Tornando ai giorni nostri, i terreni della proprietà sono di matrice vulcanico-sabbiosa, molto drenanti, il che aiuta a evitare la proliferazione di peronospora e oidio. Per cui, come racconta Pierluca Beneventano “facciamo solo tre trattamenti all’anno in regime biologico, in via di certificazione”. Le vigne sono tutte ad alberello (4 ettari coltivati attualmente, su un totale di 10, gli altri in fase di reimpianto), con pali di sostegno in castagno. Il lavoro è completamente manuale e la produzione (annata 2018, attualmente in commercio) è stata di 6500 bottiglie della Doc Etna, fra Rosso, Bianco e Rosato.

L’Etna Rosso 2018 (2.700 bottiglie, 22 € in cantina e sullo shop del sito, sui 25-30 € in enoteca) deriva da uve Nerello Mascalese (80%) e Nerello Cappuccio (20%), il cui mosto è stato vinificato e poi è maturato per un anno in grandi tini inox da 10-20 hl. 
Dai 2mila litri di vino in acciaio, ne sono stati poi estratti 1450 (dunque circa ¾), che sono finiti in legni relativamente “vecchi” per un altro anno: 2 tonneau da 500 lt di castagno (1000 litri) e in 2 barrique di rovere francese da 225 lt l’una, gli ultimi 500 litri. Dopo di che i vini nel legno sono tornati a riunirsi per alcuni mesi a quanto era rimasto in acciaio e quindi si è proceduto all’imbottigliamento. Il vino si è affinato ulteriormente nel vetro per almeno 6 mesi.

Alla vista L’Etna Rosso 2018 si presenta di colore rubino scarico. Leggeri profumi di piccola frutta rossa con tratti minerali vulcanici, cui si aggiungono sentori speziati e di sottobosco. In bocca, vena sapida, tannini ben integrati, fragrante, setoso e persistente, ricco di personalità, con sensazioni gustative coerenti con le olfattive. Finale lungo. 

Abbinamento elettivo: Filetto di maiale nero dei Nebrodi con riduzione di mosto cotto e castagne. 

Altri golosi abbinamenti: Peperoni abbottonati (ripieni alla siciliana), Pasta alla Norma, Coda alla vaccinara, Petto d’anatra al finocchietto.


Etna Bianco 2018 (2.450 bottiglie, 22 € in cantinasullo shop del sito, sui 25-30 € in enoteca).

Da uve Carricante (60%), Catarratto (30%) e Minnella (10%, vitigno tipicissimo dell’Etna), viti di 30-40 anni coltivate nelle contrade di Salto del Corvo e Carpenere, laddove venti montani e marini s’incontrano, influenzando, con l’escursione termica, gli aromi. Il vino bianco trascorre un anno nei tini d’acciaio, dopo di che viene imbottigliato e rimane da 6 mesi in su ad affinarsi nel vetro.
Alla vista è di un bel giallo paglierino carico, tendente al dorato. Al naso, profumi floreali (magnolia, glicine) e fruttati (mela, passion fruit). In bocca, secco, sapido con note agrumate e di erbe aromatiche; finale saporito e persistente.

Abbinamento elettivo: Pasta con le sarde (con mollica tostata e finocchietto selvatico). 

Altri golosi abbinamenti: Crudo di ricciola con salsa di mango e lime, Risotto ai frutti di mare, Gamberoni con salsa all’arancia, Frittura di totani e calamari.

INFO. Barone Beneventano, via Salto del Corvo 62, Viagrande (Catania), tel. 327.7336548, www.baronebeneventano.com , https://steinbruck.it .

 






Dall’estremo Sud all’estremo Nord. 

A 2 passi dal fiume Piave, in Veneto, si trovano 3 giovani fratelli, Fabio, Alessio e Simone Cecchetto (foto sotto, a destra), alla guida della Cantina Ca’ di Rajo. E a 123 km, a Treppo Grande, in Friuli, la nuova azienda agricola e cantina Aganis, acquisita e reinventata di recente da loro. Un nuovo progetto, per il quale sono stati impiantati nuovi vigneti, preservando “un ecosistema già perfetto, dove la viticoltura si integra nell’habitat naturale, costituito anche da boschi e incorniciato da vette”, come spiega Simone Cecchetto.

Aganis è il nuovo nome dell’azienda agricola, sulle orme di una precedente da tempo dismessa: le agane sono figure della mitologia alpina, che abiterebbero intorno ai corsi d’acqua e in effetti accanto ai vigneti scorre il fiume Cormòr. Siamo ai piedi delle Alpi Giulie, a ridosso della zona vinicola dei Colli Orientali, tra i 200 e i 250 m. slm., in una natura percorsa da caprioli e altri animaletti selvatici, che qualche volta

scorrazzano tra filari e fiori d’ogni tipo. I fratelli hanno puntato sulle varietà autoctone, attualmente coltivate su 22 ettari di terreni caratterizzati da arenaria e marna (altri 15 sono a bosco). Dunque, viti di Friulano, Malvasia e Ribolla gialla fra i bianchi, Refosco, fra i rossi, ma il progetto prevede anche Pinot nero (per un rosé), Merlot, Cabernet Sauvignon e ancora due bianchi, Chardonnay e Sauvignon.
Tra i vari obiettivi, non del tutto svelati, uno strizza l’occhio al cicloturismo: “Vogliamo creare un luogo che rappresenti una sosta piacevole per i ciclisti che percorrono la vicina Ciclovia Alpe Adria (collega Salisburgo a Grado) e che offra un’evasione sensoriale a chi visita l’Ippovia e il parco botanico del Cormòr”, proclamano i tre Cecchetto. E quindi, si costruiranno camere e spazi per un’ospitalità les pieds dans les vignes.

Ma ecco alcuni dei loro vini più convincenti.

 

Peteç, Ribolla gialla spumante brut Friuli Doc 2021 (6.000 bottiglie, circa 14 € la bottiglia).

Significa “chiacchiera” in friulano Peteç, bollicine fatte apposta per conversare amabilmente, magari con cicchetti e fette di prosciutto San Daniele come aperitivo. Le uve, vendemmiate a settembre, e pressate sofficemente, una volta vinificate prendono la spuma nelle grandi autoclavi, senza fretta, con metodo Charmat lungo, che ne prevede la sosta in acciaio da 120 a 150 giorni. Poi l’imbottigliamento. La Ribolla gialla si è rivelata negli anni vitigno molto azzeccato per questi tipi di bollicine, fresche e fruttate.
All’occhio, bella fontanella di bollicine continue, abbastanza fini e persistenti. Giusta corrispondenza naso-palato negli aromi, con sentori di macedonia di frutta, evidenza di pesca gialla, susina, mango e scorza di agrumi. Sorso brioso, vivido e stuzzicante.

Abbinamento elettivo: Insalata di baccalà con olive e sedano. 

Altri abbinamenti: Terrina di pesce, Fiori di zucchine fritti, Fagottini di ricotta e scarola.

 







Flôr, Malvasia dei Colli Orientali del Friuli Doc 2021 (6.000 bottiglie, circa 14 € la bottiglia).

Flôr come fiore in friulano, fiori selvatici che si trovano a profusione negli spazi agricoli e forestali della tenuta. Le uve di Malvasia friulana vengono vinificate a settembre, poi con pressatura soffice si ricava il mosto e quindi, grazie a una fermentazione condotta a non più di 17°, il vino. Che per il 20% matura per 4 mesi in barrique (le piccole botti di rovere da 225 litri) e per il resto in acciaio. Il vino viene poi riunito e lasciato affinare ancora parecchie settimane nei tini inox e quindi nel vetro delle bottiglie.
All’occhio risulta di un classico colore giallo paglierino. Al naso sorprendenti profumi di biancospino e tiglio, pesca e ananas, mughetto e bacche della macchia mediterranea. In bocca, secco, fresco, vividamente sapido; finale con ritorni piacevolmente fruttati. 

Abbinamento elettivo: Spaghetti con fasolari e pomodorini.

Altri abbinamenti: Carpaccio di ricciola, Tagliolini con gamberi profumati al timo, Tortino di zucchine e alici, Seppioline ai ferri con passata di ceci.

 

 

Po’ Folc, Refosco dal Peduncolo rosso dei Colli Orientali del Friuli Doc 2020  (3.500 bottiglie, 14-15 € la bottiglia)

Il Refosco è considerato da molti il re degli autoctoni friulani rossi, la strana denominazione deriva 

dal fatto che la colorazione del pedicello (o peduncolo) muta poco prima della data della vendemmia e diviene appunto rossa. Po’ Folc in friulano significa invece Poi il Fulmine,   non si sa se con riferimento ai temporali estivi o alla sorpresa del bevitore novizio al primo assaggio del vino...L’uva viene raccolta a settembre inoltrato, pressata sofficemente e viene poi lasciata in macerazione con le bucce per 2-3 settimane; quindi si avvia la fermentazione, compiuta grazie a lieviti selezionati, alla temperature di 20-24°. La maturazione del vino ha luogo in acciaio, tranne che per un 20% che si affina in barrique per 4 mesi, e ulteriormente nel vetro delle bottiglie per settimane o mesi. 
Colore rosso rubino intenso. Al naso, tipico sentore di violetta, poi di marasca e ancora more e ribes nero; ricordi di spezie dolci e pepate. In bocca, secco e morbido, con cenni sapidi, tannini levigati e finale lievemente ammandorlato.

Abbinamento elettivo: Muset e brovada.

Altri abbinamenti: Tagliatelle al ragù di cinghiale, Polenta con salsiccia, Capriolo in salsa di mirtilli, Stinco di maiale alle prugne, Pizza con mozzarella, salsiccia e peperoni.

INFO. Società agricola Aganis, via Cocul 2, Treppo Grande (Udine), tel. 0422.855885, https://aganis.wine

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