martedì 22 gennaio 2019

Con l'Ovum e con la lava si fanno i grandi vini. Palmento Costanzo, una storia emblematica sui versanti dell'Etna

La botte francese Ovum (da 2000 litri) accanto ad altre botti più grandi nella cantina di Palmento Costanzo
Castrileonis, castello del leone (intendendo il felino come sinonimo di regalità): è il toponimo antico di Castiglione di Sicilia (3mila abitanti circa) e risale al 1092. Oggi Castiglione, che si estende dalle pendici settentrionali dell’Etna fino alla cima, fa parte del network dei Borghi più belli d’Italia e delle Città del Vino. Ed è proprio il vino dell’Etna il protagonista di questa storia che si svolge tuttora in una frazione di Castiglione, il piccolo borgo di Passopisciaro (502 abitanti). Anche questo nome è singolare, in italiano significa passo del pescivendolo, denominazione legata a una torbida leggenda del periodo borbonico, secondo la quale il brigante Ciccu Zummu per raggirare un Capitano di giustizia di Randazzo, coinvolse un povero pescivendolo, che però rimase ucciso. Da cui il nome del luogo, in dialetto Passu du pisciaru, poi Passopisciaro. 
Valeria Agosta
Qui, in contrada Santo Spirito, fin dalla fine Settecento, c’era un palmento, una costruzione in pietra lavica che serviva per la vinificazione. Una decina di anni fa gli attuali coniugi proprietari Valeria Agosta Mimmo Costanzo decisero di ristrutturare il palmento abbandonato, conservandone la struttura e le caratteristiche storiche, secondo i principi della sostenibilità ambientale. E qui è rinata la nuova cantina, chiamata appunto Palmento Costanzo, basata su 12 ettari di vigneti distribuiti lungo il versante settentrionale del vulcano. Si tratta dei classici della zona, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i rossi, Carricante e Catarratto per i bianchi. 
Un passo indietro. La tradizione vinicola dell’Etna è pressoché millenaria, ma quella più recente risale all’Ottocento, quando molti contadini s’insediarono sul territorio e poi, durante il Regno d’Italia, nacque Passopisciaro. Il paese ebbe un notevole sviluppo agricolo grazie anche alla ferrovia Circumetnea (1895), che favorì l’esportazione di Nerello Mascalese come vino da taglio di vini francesi e anche di Chianti e Barolo.
Una vite coltivata ad alberello
etneo, sostenuta dal palo di castagno 
Ma come sono le vigne oggi al Palmento Costanzo? Sono solo le quattro citate, autoctone, coltivate ad alberello e c’è anche un vigneto a piede franco e cioè non innestato su barbatelle americane, come impose la fillossera fra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Come mai questo vigneto ha resistito alla fillossera? Perché i terreni vulcanici, abbastanza acidi, sovente non permettono alla fillossera di viverci. Si è constatato che un vigneto a piede franco e uno innestato differiscono grandemente per la longevità, quindi maggior concentrazione dei profumi nelle uve e in sostanza per una qualità migliore a favore delle viti prefillossera
Il paesaggio è davvero suggestivo, con un sottofondo inquietante: le viti ad alberello spuntano da centinaia di terrazzamenti dai suoli vulcanici di colore bruno, tra fiori di ginestra gialla, viole e altre erbe selvatiche. La coltivazione è biologica. In vendemmia si selezionano i grappoli in vigna, prima e poi ulteriormente in cantina con l’ausilio del nastro vibrante. Le uve appena raccolte (a mano, in piccole cassette) vengono pigiate al più presto e messe a fermentare nei tini, poi per caduta, senza macchinari, scendono nelle vasche d’acciaio; quindi il vino ridiscende ancora nella bottaia per la maturazione o l’affinamento. Nella cantina vi sono tonneau da 500 litri e botti più grandi, da 3mila e 5mila litri. In più, la curiosità enologica dei quattro Ovum, botti da 2mila litri la cui forma consente un bâtonnage (rimescolamento delle fecce fini con la massa del vino) per così dire spontaneo, grazie ai moti convettivi dei liquidi, determinati dalla forma ovale.  
Mofete Rosato
La produzione di quasi 100mila bottiglie è suddivisa in due linee, più una terza in fieri. Mofete è la linea più giovane di Etna Doc, dal sorso fresco, da vigneti relativamente giovani (arrivano fino a 30 anni, però). Comprende un Bianco, prevalentemente Catarratto, un Rosso da Nerello Mascalese in prevalenza e, sempre dal Mascalese al 100%, un Rosato dal colore tenue ma dal bouquet composito, sapido e ricco al palato, pieno e vellutato. La linea di Sei prende il nome dalla classificazione dell’Etna nella mappa scientifica dei vulcani attivi nel mondo, 6 appunto. Comprende un Bianco di Sei (Carricante 70%, Catarratto 30%) dai sentori di fiori bianchi ed erbe aromatiche per un gusto sapido e speziato; e un Rosso di Sei (Nerello Mascalese 80%, N. Cappuccio 20%) ricco, succoso e vellutato. 
L'Etna Contrada Santo Spirito, il vino
più prestigioso di Palmento Costanzo
Infine,  la nuova linea Contrade, una sorta di cru, una scelta delle migliori uve di una determinata zona. È appena uscito sul mercato il primo vino, il Contrada Santo Spirito Etna Rosso Doc 2015. Il vigneto relativo cresce su un terreno al 70% composto da sabbie vulcaniche e per il resto da sassi e rocce effusive (cioè prodotte dalla solidificazione della lava). Le viti si trovano sui terrazzamenti più elevati (700-800 metri), con una resa per ettaro di circa 40 q.li, quindi molto bassa. La buona escursione termica fra notte e giorno dona finezza al futuro vino, così come i terreni conferiscono alcuni sentori minerali. Dopo la macerazione sulle bucce il mosto fermenta negli Ovum e il vino continua ad affinarsi per un paio d’anni. 
Alla vista il Contrada Santo Spirito è di un bel rosso rubino con qualche nuances granata, mentre al naso prevale la ciliegia, seguita da note di agrumi e una sottile speziatura che rimanda alla noce moscata, nonché una sfumatura di pietra focaia. In bocca rivela subito un corpo robusto ma equilibrato, un austerità sia pure contenuta, tannini “galoppanti”, ma già dotati di morbidezza, bella persistenza finale, salina. 
Sia grazie a Dio. E allo Spirito Santo.
Info. Palmento Costanzo, Contrada Santo Spirito, Passopisciaro (Catania), tel. 0942.983239, www.palmentocostanzo.com. Qualche prezzo (a bottiglia). Vini della Linea Mofete, sui 14 €. Vini della Linea “di Sei”, sui 22-32 €.  Contrada Santo Spirito sui 40 € (in enoteca).

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