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Il Rattin, marchingegno che scivolando su una rotaia circolare, accendeva velocemente il gas per illuminare la Galleria. |
Milano. Torna in Galleria il Topolino ottocentesco. Lo espone, a partire dal 30 aprile e fino al 28 maggio il Ristorante Biffi, che di anni ne ha di più della stessa Galleria Vittorio Emanuele II. Questa infatti fu inaugurata nel 1867, mentre il caffè e offelleria era stato aperto nel 1852 da Paolo Biffi, confetturiere di sua maestà il re d’Italia. Nel 1867 il locale, che si trovava poco distante, venne
immediatamente spostato in Galleria, occupando lo spazio di dieci vetrine dell’ottagono centrale e all’intorno, sotto l’affresco dell’Africa,
tratto da un dipinto di Eleuterio Pagliano.
El Rattin lo chiamarono affettuosamente i milanese, una sorta di Speedy Gonzales della fiamma, in realtà un marchingegno che permetteva di accendere quasi fulmineamente centinaia di ugelli del gas per illuminare la Galleria. Allora infatti non vi era la corrente elettrica a Milano (la prima centrale europea, e seconda al mondo, sarebbe stata inaugurata nel capoluogo lombardo solo nel 1883) e si dovette provvedere all’indispensabile illuminazione notturna con il gas.
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Il Biffi nell'Ottocento... |
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...e oggi. |
Si procedette installando una serie di ugelli alla base della cupola di vetro che insisteva a oltre trenta metri d’altezza sopra l’ottagono, dove si trovava anche il Caffè Ristorante Biffi. Ma per accendere le ben 600 fiammelle? Fu inventato un ingegnoso meccanismo a molla,
ideato dall’operaio Battista Morandi dell’Union des gaz di Parigi e dall’ingegner Gerolamo Chizzolini, che correndo lungo il perimetro della cupola su una rotaia ad anello, emetteva una fiamma alimentata da un piccolo serbatoio di liquido infiammabile, che accendeva così il gas che fuoriusciva dagli ugelli. Pareva, a chi guardava dal basso, una sorta di trenino con le sembianze di un topolino.
Uno spettacolo oggi irripetibile, se non con gli occhi della fantasia, che si apriranno su questo passato che sembrava dimenticato per sempre, grazie all’esposizione del marchingegno presso il Biffi (normalmente è conservato a Palazzo Morando - Costume, Moda, Immagine, di via Sant'Andrea).
Il Biffi, d’altra parte, non è più quello di una volta, oggi le vetrine si sono ridotte a due, come i locali interni che lo compongono: pur sempre un centinaio di coperti, comprendendo il dehors, e con una sua atmosfera piacevolmente retro, dovuta ad arredi che risalgono almeno al secolo scorso.
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Ossobuco con risotto |
Oggi è un solido ristorante di cucina milanese-italica, con piatti bene eseguiti, ma senza voli pindarici. In apertura la scelta spazia dalla caprese ai salumi, dalla bresaola con rucola e Parmigiano al cocktail di gamberetti, dalle ostriche alle lumache alla bourguignonne.
Risotti giallo o con scamorza e Champagne, commovente consommé e tagliatelle ai porcini fra i primi. Ovviamente
il risotto si può ordinare anche con il tradizionale ossobuco. Salmone, branzino, gamberoni e sogliola tra i secondi di pesce, mentre i piatti di carne vedono in primo piano la sempiterna cotoletta (ma sarebbe meglio dire: costoletta) alla milanese, giustamente col “manico” e poi i vari filetti di manzo, Chateaubriand, costolette d’agnello, persino la Paillard alla griglia e, giusto per épater les bourgeois, la bistecca di manzo al Sale (con la s maiuscola) dell’Himalaya. Tra i dolci, varie macedonie e gelati,
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Torta Garibaldi |
spicca la
Torta Garibaldi, ovviamente fra gli ospiti illustri del locale a suo tempo. In realtà gliela prepara Bindi, ma “artigianalmente”, garantiscono, con cioccolato, crema di caffè, pan di Spagna e marmellata di ciliegie. Conto non proprio leggero…Gallerie oblige.
Info. Ristorante Biffi, Galleria Vittorio Emanuele II, Milano, tel. 02.8057961. Orari: 12-24 (mai chiuso). Prezzi: antipasti, 17-27 €; primi, 8-24 €; secondi, 20-39 €; dolci 10-16 €; coperto, 6 €.
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