Non è che per forza si voglia bere bianco d'estate e rosso d'inverno, bianco sul pesce e rosso sulla carne, no. È che si vuol bere bene, tutto qui. Ed ecco, a prescindere dalla stagione estiva, i 4 assi: bianchi ma per ogni stagione. Tutti un po' insoliti. Di piccoli produttori. Affidabili e bravi. Dal Veneto alla Lombardia, dall'Umbria alla Sicilia. Prosit.
Al vertice Col Fondo
Avete presente il Muscadet de Sèvre et Maine sur lie? È un
vino francese della Loira, eccellente con i frutti di mare (ostriche, in
particolare), pétillant, cioè leggermente effervescente, secco ma floreale e
fruttato, affinato sur lies. Suona bene, no? Ma che cosa sono le lies? Nient’altro
che i lieviti.
E il Prosecco Col fondo (scritto anche tutto attaccato:
Colfondo)? È più o meno la stessa cosa, ma come suona meno affascinante! Lo
avessero chiamato “sui lieviti” avrebbe un altro appeal. Ma la verità è che è
una tradizione produrre prosecco col fondo, quasi dimenticata, ma oggi rinata
come correntina del mare magnum dei prosecchi. Fa parte di questa nicchia produttiva anche il Vino
Frizzante Col Fondo di Mongarda, piccola azienda vinicola di Col San Martino (Treviso), che produce anche due Prosecco Superiore di Valdobbiadene di gran classe, Brut ed
Extra dry. Torniamo al nostro Frizzante col fondo (e con tappo corona, anch'esso tradizionale e che certo non danneggia il vino). Che cosa lo differenzia dal
Prosecco classico? Il fatto di non prendere la spuma in autoclave, ma
direttamente in bottiglia, quasi come uno Champagne o un metodo classico. Però
i lieviti esausti non vengono espulsi con la procedura della sboccatura e
neanche, quindi, il vino viene rabboccato, magari con un certo dosaggio di
zucchero. Qui abbiamo un vino frizzante (non arriva cioè a 3 atmosfere di
sovrapressione, altrimenti sarebbe uno spumante) completamente secco, nature,
pas dosé si potrebbe dire, diritto, di profumi tenui, floreali, con ricordi di
frutta esotica e qualche spunto agrumato, bellissime e persino abbondanti e
minute bollicine. Certo, alla vista non è brillante: a causa della presenza del
fondo si presenta, com'è giusto, velato.
Martino Tormena è il giovane produttore che, sulle orme del padre Bruno, da 11 ettari di vigne di glera, verdiso e altre vecchie varietà autoctone, piantate su uno strato sottile di argilla sopra roccia conglomerata calcarea, ricava l’uva con cui produce non più di 30mila bottiglie l’anno delle tre tipologie. Le pratiche agricole non prevedono diserbi né l’uso di concimi chimici e prodotti di sintesi. La raccolta è manuale, in cassette da 20 kg; poi si procede alla pressatura soffice con separazione del mosto fiore, decantazione per 18-24 ore, fermentazione in vasche d’acciaio, innestata da un pied de cuve prodotto con le loro uve (il che evita difetti e fermentazioni parassite, donando originalità organolettica al vino). Dopo la maturazione in vasche d’acciaio e cemento e l’imbottigliamento del vino, la presa di spuma avviene grazie all’aggiunta in primavera di mosto fresco messo da parte in vendemmia. Un vino originale e insolito, per chi non è della zona, che nella bottiglia di Mongarda si esprime al massimo della sua tipologia, con una carica di simpatia per l’allure genuina, contadina, da non sottovalutare.
Martino Tormena è il giovane produttore che, sulle orme del padre Bruno, da 11 ettari di vigne di glera, verdiso e altre vecchie varietà autoctone, piantate su uno strato sottile di argilla sopra roccia conglomerata calcarea, ricava l’uva con cui produce non più di 30mila bottiglie l’anno delle tre tipologie. Le pratiche agricole non prevedono diserbi né l’uso di concimi chimici e prodotti di sintesi. La raccolta è manuale, in cassette da 20 kg; poi si procede alla pressatura soffice con separazione del mosto fiore, decantazione per 18-24 ore, fermentazione in vasche d’acciaio, innestata da un pied de cuve prodotto con le loro uve (il che evita difetti e fermentazioni parassite, donando originalità organolettica al vino). Dopo la maturazione in vasche d’acciaio e cemento e l’imbottigliamento del vino, la presa di spuma avviene grazie all’aggiunta in primavera di mosto fresco messo da parte in vendemmia. Un vino originale e insolito, per chi non è della zona, che nella bottiglia di Mongarda si esprime al massimo della sua tipologia, con una carica di simpatia per l’allure genuina, contadina, da non sottovalutare.
Glera Frizzante col fondo, 10 €.
Soc. Agr. Mongarda, via Canal Nuovo 8, Col San Martino
(Treviso), tel. 0438.989168, www.mongarda.it.
Vagabondo in Valtellina
Dal Veneto alla Valtellina, la zona settentrionale e montana
della Lombardia, per un altro piccolo produttore emergente, Marcel Zanolari. A Bianzone, graziosa località vinicola a 37 km da Sondrio, Marcel, nella sua Fattoria San Siro,
coltiva su 10 ettari nebbiolo e pinot nero, cabernet sauvignon e pinot bianco, traminer
e riesling. Tutto secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica. Nella raccolta cantina di
Bianzone, i vasi vinari sono di materiali diversi: si va dall’acciaio dei
fermentini alle pièce e barrique, alle anfore di argilla e cemento naturale da 660 litri (ognuna pesa, da vuota circa 1200 kg). Sì, perché
Zanolari presenta sovente due versioni
dello stesso vino: maturato nel legno o in anfora. Così è per lo Sforzato, il vino principe della Valtellina, il Pinot nero, il Cabernet, il Pinot bianco. E per il Vagabondo Bianco, Terrazze Retiche di Sondrio Igt, un Riesling in purezza (anzi, per il vero, uvaggio di cloni differenti di riesling), che, nella versione Le Anfore, viene vinificato appunto nelle anfore di argilla, sabbia e quarzo a contatto con le bucce fino a conclusione della malolattica, ove poi rimane per 5-7 mesi. Affinamento successivo in bottiglia per circa un anno.
dello stesso vino: maturato nel legno o in anfora. Così è per lo Sforzato, il vino principe della Valtellina, il Pinot nero, il Cabernet, il Pinot bianco. E per il Vagabondo Bianco, Terrazze Retiche di Sondrio Igt, un Riesling in purezza (anzi, per il vero, uvaggio di cloni differenti di riesling), che, nella versione Le Anfore, viene vinificato appunto nelle anfore di argilla, sabbia e quarzo a contatto con le bucce fino a conclusione della malolattica, ove poi rimane per 5-7 mesi. Affinamento successivo in bottiglia per circa un anno.
Il
Vagabondo Bianco 2015 ha colore giallo pieno, tendente all’oro antico; bouquet
distinto, fine, con sentori floreali e fruttati; un bel sapore secco, sapido,
con richiami fruttati e sentori finali minerali. Vino da pesce e magari anche
per carni bianche. Un consiglio per gustarlo in loco? Alla Trattoria Altavilla, sempre a Bianzone (www.altavilla.info), su un piatto di lasagnette con gamberi, salmone, branzino
e crema di zafferano.
Vagabondo
Bianco Le Anfore biodinamico, Terrazze Retiche di Sondrio Igt 2015, 33 €.
Marcel
Zanolari, Azienda San Siro, via Teglio 6/10, Bianzone (Sondrio), tel.
0041.81.8443434, www.marcelzanolari.com.
Son Grechetto epperciò Umbro
Per decenni l’uva grechetto
è stata poco considerata anche nella sua terra d’origine, l’Umbria. Poco curata
la pianta, poco il vino, ne risultavano bottiglie di un bianco senza gran carattere, da bere ben fresco, soprattutto d’estate e con qualche piatto
non troppo impegnativo. Ma negli ultimi tempi i produttori più avveduti si sono
accorti che, curando meglio le vigne, si potevano ottenere prodotti
interessanti, in cui riscontrare non solo freschezza ma anche struttura e una
certa complessità. La Cantina Roccafiore
di Todi, guidata dal giovane Luca Baccarelli
e dall’enologo Hartmann Donà e che produce solo vini autoctoni e biologici, ha
deciso di puntare anche su questo vigneto. E ha selezionato appositamente un
clone poco diffuso, il cosiddetto G5: grappolo piccolo e spargolo (aperto, con
acini radi), foglia a cinque punte, forma troncoconica. Queste caratteristiche
ampelografiche sono in grado di donare al vino maggiore struttura e alta
componente glicerica. L’enologo Donà, forte di un’acquisita esperienza coi
bianchi dell’Alto Adige, riesce ad
estrarre anche vari aromi fruttati. Così il vino non va subito in bottiglia, ma
è in grado di sostare per un anno intero in grandi botti di rovere di Slavonia,
acquisendo personalità e complessità. Una sfida vinta, perché il Grechetto
Umbria Igt 2015 si presenta con colore paglierino tendente all’oro, profumi
minerali, fruttati (dal pompelmo rosa alla mela golden, alle erbe aromatiche),
sapore secco, sapido, elegante, di carattere, con finale morbido.
Lo
chef di Fiorfiore (stesso nome del vino), il ristorante che si trova all’interno del Country Chic Resort Roccafiore, inserito
armoniosamente tra le colline insieme
alla cantina, consiglia di abbinarlo con primi piatti come strangozzi al ragù
bianco di coniglio e timo con crema di rape rosse, rustichelli, e anche
ovviamente coi crostini alla norcina, a base di fegatini di pollo, acciughe e
tartufo nero. Ma non disdegnerei di gustarlo su una sontuosa catalana di
crostacei.
Fiorfiore,
Umbria Grechetto Igt 2015, 18 €.
Cantina
Roccafiore, Voc. Collina 110a, Fraz. Chioano, Todi (Perugia), tel. 075.8942746, www.roccafiorewines.com.
Un Grillo...della Madonia!
Dopo il G7 di Taormina, ecco il G’16 di Gangi. Sempre in Sicilia
siamo, ma le similitudini finiscono lì. G’16
è un vino Grillo, prodotto nella piccola Tenuta
San Giaime a Gangi, nella
Madonie, un paese di 8mila abitanti, 1000 metri d'altitudine, che nel suo sito internet inalbera
orgogliosamente i gagliardetti virtuali di "Comune Gioiello d’Italia 2012", "Uno dei Borghi più belli d’Italia", "Borgo dei Borghi 2014", "Les plus Beaux villages de la terre"…
Nei dintorni, la Tenuta San Giaime produce vino in quantità quasi
lillipuziane, ma di qualità eccellente. Titolare è il siculo-milanese Salvatore
Cicco, imprenditore al Nord e appassionato vignaiolo al Sud, assieme al figlio
Alessio e con il cognato Franco Mastrandrea, cantiniere di lunga esperienza. Consulente, un enologo del calibro del piemontese
Gianfranco Cordero.
Sono solo 3 gli ettari di vigneto attualmente e poche migliaia
le bottiglie prodotte, ma “fra tre o quattro anni contiamo di raggiungere il
break even con 8 ha produttivi, 50mila bottiglie e una nuova cantina”, racconta Salvatore Cicco.
Due i vini, biologici certificati, un Syrah di cui è uscito l’anno scorso la prima
annata 2015 (Vedere il post “Rossi d’inverno/Dalle Alpi alle Piramidi…etnee”,
del 27/2/2016), e un Grillo 2016. E presto sarà la volta
di Pinot nero e Nerello Mascalese.
La proprietà è antica, affonda le radici nell’800 e pare che il
syrah già fosse presente, forse addirittura importato nel Medioevo dai
pellegrini che transitavano in Sicilia provenienti dal Medio Oriente (Siria -Syrah) e diretti
al Santuario di Santiago di Compostela, in Spagna. Da poche settimane è uscito
il primo bianco, un Grillo in purezza, il G’16 appunto: “40 q.li d’uva, grazie
a un’ottima vendemmia, nonostante le piogge estive, ci hanno dato 3500 bottiglie
di superlativa qualità”, sostiene Cicco. Ed è vero. Alla vista, G’16 si presenta di
un bel colore giallo paglierino; al naso, note vegetali che ricordano il fieno
e il tè verde, ma anche floreali, di fiori bianchi; il sapore è equilibrato,
armonico con una delicata acidità: pronto da bere, ma ricco di promesse anche a
seguito di un ulteriore affinamento in bottiglia. Il vino ha fatto 6 mesi in
tini d’acciaio e altri tre in vasche di cemento. Particolarmente consigliabile
con primi piatti a base di verdure, con i frutti di mare, pesce al forno. Ma anche
con un bel carpaccio cosparso di pezzettini di sedano, finocchietto, olio e
pepe. Altro che G7…
G’16, Grillo Terre Siciliane Igt 2015, sui 14 €. Tenuta San Giaime, contrada San Giame, Gangi (Palermo), tel.
0921.564005, www.tenutasangiaime.it.
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