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Meleti sotto Casa La Gatta di Triacca, a Bianzone (Sondrio); al di sopra s'inerpicano i vigneti. |
Qual è il simbolo
gastronomico della Valtellina, la zona alpina della Lombardia? Un piatto di
pasta molto particolare, i pizzoccheri.
Si tratta di corte tagliatelle prevalentemente di grano saraceno, che vanno
cotte nelle stessa acqua assieme a verze e patate a tocchetti, per poi essere
scolate e condite, a strati, con i formaggi Valtellina Casera Dop a scaglie e
Grana grattugiato. Alla fine si versa sui pizzoccheri un soffritto di aglio e
burro e… via di pepe. Piatto meraviglioso, quanto robusto, cui
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I pizzocheri del ristorante Altavilla (con cipolla) |
abbinare a
tavola un Valtellina Superiore come il Grumello, caldo, armonico ed elegante o
magari osare anche il re dei vini valtellinesi, l’aristocratico Sfursat.
Quella riportata
sommariamente è la ricetta ufficiale dell’Accademia del pizzocchero di Teglio (www.accademiadelpizzocchero.it), località che ha dato i natali a questo piatto, poi
diffusosi in tutta la valle. Eppure le varianti (non “autorizzate”!) non
mancano. Due fra le più gustose le abbiamo provate di recente. A soli 6 km da
Teglio (sulla strada tra Sondrio e Tirano), Bianzone (444 metri s.l.m, 1300 abitanti) si può dire viva di due
glorie: i vigneti di alcuni produttori molto validi come il noto Triacca e
l’emergente Marcel Zanolari, e la trattoria con locanda (14 camere) Altavilla. La brava patronne ed esperta sommelier Anna Bertola dispensa
una cucina gustosa e varia, attenta alla migliore tradizione valtellinese. Ma
si è resa colpevole di lesa maestà pizzoccherica: somministra cioè al cliente
non ignaro (è avvertito dalla carta) i pizzoccheri “sbagliati” (mutuando, la
definizione in campo coctelistico, dal Negroni sbagliato). Cambia cioè un
ingrediente piccolo, ma fondamentale. Al posto dell’aglio versato alla fine col
burro sfrigolante, utilizza la cipolla. Veramente, la prima colpevole è la
madre di Anna, la Signora Lucinda,
una novantenne che porta i suoi anni in maniera sbalorditiva. Le dava fastidio
l’aglio e li ha sempre preparati così, quando stava ai fornelli. Ma è colpevole
anche la figlia, che li mantiene in carta tali e quali, orgogliosamente
definendoli proprio “Pizzoccheri alla maniera di mamma Lucinda (con patate,
verze e soffritto di burro con cipolla)”. Buoni? Meravigliosi, anche se a chi
scrive non danno alcun fastidio quelli all’aglio.
Del resto, lo stesso Mario Soldati, nel suo indimenticabile “Vino al Vino - viaggio per l’Italia alla
ricerca dei vini genuini”, cita i pizzoccheri come “specialità di Teglio, pasta fatta in casa, di grano saraceno: corte
fettuccine condite con verze, cipolla, erbe e formaggio” (pag. 88, ed.
Oscar Mondadori
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Saletta di Altavilla con orchidee |
del 1977, ma la prima edizione è del 1969).
“Alla moda del Padrone” li
preparano invece nel ristorante dell’Hotel
Sport di Santa Caterina Valfurva,
una settantina di km a est di Bianzone, vera montagna per gli sport invernali,
coi suoi 1738 metri d’altitudine. Il patron Norberto Pedranzini li ha voluti
così: tradizionali, con l’aglio, ma con un’aggiunta che li rende ancora più
ricchi: una buona salsiccia a pezzetti, rosolata.
Ma torniamo necessariamente
all’Altavilla di Bianzone. I piatti più tradizionali sono elencati a parte,
sulla carta, e sono cinque: oltre ai famosi pizzoccheri, i chisciöi con il
cicorino; le manfrigole di grano saraceno con cuore di formaggio d’alpeggio;
gli sciatt con il cicorino; e i taroz nel fagottino di pasta sfoglia e il
salame nostrano.
Da notare che il cicorino è
da condire “con la nostra selezione di oli e aceti”. E che selezione. Una
trentina di extravergini da tutte le
regioni d’Italia, tutti di gran valore perché Anna Bertola ne è appassionata
intenditrice. In tavola ovviamente ne vengono portati da tre a cinque, ma si
può andare a scegliere dall’apposito tavolo. Ci ha colpito, in particolare, uno
valtellinese, davvero sorprendente, l’Olio
dell’Elfo, una microproduzione da
olive leccino dell’Azienda agricola Folini di Ardenno, profumato e
fragrante, con equilibrato finale amarognolo e piccantino, alla pari organoletticamente
con bottiglie ben più famose. Fra gli aceti,
è un fuoriclasse il Sirk della
Subida, friulano, ottenuto non direttamente dal vino, ma da uve del Collio
trasformate appositamente in vino per ricavarne aceto e invecchiato in piccole
botti. E tutto questo solo per condire il cicorino che accompagna chisciöi e sciatt, piatti
che (pizzoccheri a parte) fungono da antipasto o, volendo, da secondo.
Fra
gli altri antipasti, la bresaola la fa da padrona: da sola o in carpaccio coi
porcini, coi salumi della valle e la giardinera fatta in casa, o, ancora, coi
formaggi valtellinesi; ma c’anche un prosciutto della Foresta nera con mela
della Valtellina e il petto d’oca affumicato.
Se
proprio non si vogliono i pizzoccheri, si può optare, fra i primi, per gli
ottimi tagliolini al ragù di selvaggina o per le tagliatelle ai mirtilli con
ragù di cervo; per un risotto alle rape rosse e Robiola di
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Salumi, funghi e i vini di Marcel Zanolari |
Roccaverano, o gli
gnocchi su fonduta di Castelmagno; o ancora, per un piatto di mare come le
lasagnette con gamberi, salmone, branzino e crema di zafferano.
Saltiamo
il capitolo zuppe (cinque comunque) per segnalare, fra i secondi l’eccellente
lombata di cervo su crostone di pane nero con salsa al ginepro, pera al vino
Sassella e mirtilli rossi in confettura; l’agnello in crosta di pistacchio (di
Bronte, of course); e la salsiccia alla griglia servita nel lavécc (pentola in pietra ollare) con
porcini trifolati e polenta mugna (una sorta di taragna con più farine).
Bisognerebbe
farci una vacanza culinaria di tre giorni da Altavilla, sotto da mane a sera,
per provare tutto, nella bella saletta adorna di orchidee, in quella, più
intima, avvolta dalle bottiglie di vino o, rara avis, nella sala per fumatori. E
ne varrebbe la pena. Per esempio, come andarsene senza aver assaggiato il
“Trionfo dei formaggi con le mostarde”? O senza cimentarsi nella degustazione
verticale di Bitto, il re dei caci valtellinesi (di 2, 5, 7 e 10 anni)?
Gran
selezione di vini in una carta che ne propone di tutte le regioni, ma con
giusta prevalenza valtellinese: tra i più noti, Nino Negri e Ar.Pe.Pe, Fay e
Mamete Prevostini. Ma il genius loci impone di assaggiare i vini di due
produttori, pur diversissimi, di Bianzone: Triacca e Marcel Zanolari.
La
Tenuta La Gatta dei fratelli Triacca
(http://www.triaccavini.eu/it/la-gatta/la-tenuta), dominata dalla
residenza nobiliare un tempo appannaggio della famiglia de Gatti, ex-convento
cinquecentesco contempla su 13 ha a vigneti di nebbiolo, che concorrono (con
altri in comuni vicini) a una produzione di circa 350mila bottiglie, fra cui
spiccano il Valtellina Superiore Prestigio, lo Sforzato San Domenico, Il
Monastero e il Casa La Gatta.
Solo
su 7 ha insiste invece il vigneto di Marcel
Zanolari, con la sua Azienda San
Siro (www.marcelzanolari.com), ma tutto biologico o biodinamico e
sempre teso all’alta qualità e alla sperimentazione.
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Lombata di cervo, salsa di ginepro, pere al
Sassella e confettura di mirtilli, da Altavilla |
Così, nella piccola
cantina, da cui escono circa 30mila bottiglie l’anno, si trovano diversi vasi
vinari, da quelli in acciaio per la fermentazione, naturale (con i lieviti
delle uve stesse) alle piccole botti, alle anfore
di argilla e cemento. In sostanza l’anfora sembra conferire al vino in
maturazione una rotondità particolare, non molto dissimile da quella del legno,
senza ovviamente rilasciarne i tipici sentori. Comunque Marcel Zanolari fa
spesso il vino in due versioni: Lo Sforzato e Lo Sforzato Le Anfore, Pinot nero
e Pinot nero Le Anfore, Cabernet sauvignon e Cabernet Le Anfore: tutti vini
interessantissimi e diversi, ma molto buoni. Ci sono anche un bianco da uve
pinot nero (quasi un rosato-ramato), il Vagabondo bianco da uve riesling e
moscato, un Traminer e un Pinot bianco nelle due versioni. Una produzione
tradizionale ed eclettica, per l’uso di diversi materiali e vitigni, di un
piccolo produttore rigoroso e qualitativo, da provare assolutamente e da tenere
d’occhio per il futuro.
Bormio: terme, formaggi e pizzocchero sferico
Da
Bianzone a Bormio, solo 55 km ma
un’ora e mezza d’auto: si sale da poco più di 400 m. fino a 1200 metri
d’altitudine. Centro di sport invernali nonché termale (molto suggestivi e
funzionali gli stabilimenti QC Terme
Bagni Vecchi e Bagni Nuovi, con annessi hotel a 4 e 5 stelle),
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Pizzocchero sferico dell'Umami di Bormio |
si
fa valere anche per i suoi atout culinari: la rivista inglese The Telegraph Ski and Snowboard per esempio,
cita Bormio in quanto cittadina “altamente
raccomandata”
come “Gastronomic Resort of the Year”. Vanta
anche un ristorante stellato dalla guida Michelin, l’Umami di Antonio Borruso
(chef napoletano, ma con esperienza decennale in Valtellina, noto fra l’altro
per il suo pizzocchero sferico, palla
di pizzoccheri con l’aggiunta di un poco di Bitto, impanato e fritto. (www.umamirestaurantbormio.com). Gode di giusta
considerazione anche il ristorante Al
filò, in un ex-fienile e stalla, con volte di pietra risalenti al Seicento
(www.ristorantealfilo.it). Qui lo
chef Max Tusetti propone in prevalenza piatti della tradizione, a volte
rivisitati con mano sicura. Come gli gnocchi di polenta su salsa di melanzane
affumicate, salsiccia, Casera e pomodorini; la grigliata bastonata (con tre
tipi di carni arrotolate sul bastone: cervo, maiale e manzo); o, ancora, i filetti
di trota salmonata su spremuta di erbe aromatiche all’aceto di mele. E, alla
fine, visto che “la boca no l’è straca se non la sa de vaca”, una composizione
di formaggi d’alpeggio e confetture, irrinunciabile: si parte con lo Scimudin
“casereccio” e un Casera giovane, si prosegue con Bitto e Casera di 2 e 4 anni,
si termina con il Grana grosino e un Pecorino stagionato.

Tutti formaggi che si trovano in vendita, assieme a molto altro,
nel negozio de La Latteria (via De
Simoni 22, cell. 320.0754648, www.gustovaltellina.it , acquisti
anche on-line), creatura di Enrico Fattor, di professione ottico, ma
appassionato cultore e selezionatore di formaggi e gourmandise. Nel grandioso
assortimento spiccano lo Storico Ribelle
(già Bitto storico), presidio Slow Food, un Bitto, anzi il “vero Bitto della
Val Gerola”, secondo i produttori, fatto in alpeggio fra i 1400 e i 2000 m., con
le regole più tradizionali: 80% latte di mucca, 20% capra, con stagionatura
minima di 12 mesi. In Latteria lo si trova anche di 2, 3 e 4 anni e, qualche
volta, fino ai 10 di invecchiamento. Blu
di Occhi è un meraviglioso erborinato di capra inventato dallo stesso
Fattor: viene affinato con pezzi di mele e vaniglia in crosta, e un trito di
gelsomino, karkadè, bacche di rosa canina e rum. Il Bastardissimo è un altro blu
di capra, che si affina per un anno avvolto in un soffritto di cipolle.
Presenti ovviamente tutti i formaggi valtellinesi e molte chicche regionali ed
extra, come il Bagoss, il Montébore, il Testùn. Magnifiche slinzeghe e bresaole
(anche di cervo) fra i salumi, birre artigianali della valle, vino di
produttori selezionati. Non ultime, le interessanti degustazioni didattiche di
formaggio, più volte la settimana (gratuite, ma occorre prenotarsi).
S. Caterina Valfurva: calma, sport e voluttà
Da Bormio si sale a Santa
Caterina Valfurva in circa 20’ (sono circa 13 km di distanza), elevandosi sino
a 1738 metri. Gli abitanti di questa frazione di Valfurva sarebbero solo 200,
ma diventano molti di più d’inverno e d’estate, benché non vi sia gran mondanità,
ma solo paesaggi, natura, piste innevate da
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L'Hotel Sport di S. Caterina Valfurva: eccelente
rapporto prezzo/qualità |
godere l’inverno, sentieri da
percorrere d’estate verso cime e rifugi. Tutto nel cuore del Parco nazionale
dello Stelvio, uno dei più antichi d’Italia, che tutela il paesaggio del
maestoso gruppo montuoso Ortles-Cividale, la sua flora e la fauna. È la patria
di Deborah Compagnoni, cui è intitolata anche una pista e non a caso quasi
tutti gli anni vi si svolge almeno una gara di Coppa del mondo.
Non ci sono grandi alberghi a Santa Caterina, ma buoni tre
stelle. Come l’Hotel Sport, un 3***
Superiore, in centro e a poche decine di metri dagli impianti di risalita;
rinnovato negli ultimi anni, è dotato di buone camere e servizi, ampia hall,
bar aperto agli esterni e ristorante di cucina tradizionale.
Anche la sala ristorante è aperta ai clienti esterni e, menu
fisso a parte (in realtà tre menu di 4 piatti con Prosecco come aperitivo a 22
€: eccellenti costolette d’agnello) propone un menu alla carta molto
tradizionale. Da una porta s’intravede la cantina, piccola ma di tutto
rispetto, con un'eccellente selezione di vini valtellinesi, ma anche di altre regioni,
compresi alcuni top wine come Sassicaia, Solaia, Brunello di Montalcino. Tra
gli antipasti, apprezzabili gli sciatt con cicorino (col difetto però di essere
ordinabili solo a partire da 4 persone), l’ottima bresaola di cervo col burro
al ginepro e il misto della casa (con bresaole di cervo e manzo, cacciatorino, funghi
porcini e caprino).
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Il wine-cellar dell'Hotel Sport |
Tra i primi, si può optare per i pizzocheri tradizionali o per
quelli “alla moda del padrone”, con in più la salsiccia a tocchetti; per le tagliatelle
di castagne ai funghi, risotto con Bitto e bresaola o con i porcini. Buona la minestra d’orzo alla
grigionese come pure i canederli tirolesi. Tra i secondi, chi ama la caccia
punta sul salmì di cervo o sulle costolette, sempre di cervo, all’antica con
salsa al ginepro; o sulla sua tagliata; altrimenti, filetti di manzo in varie
maniere, Robespierre ai funghi, filetto di trota alle mandorle (ottimo) o
salmone alla griglia. Notevole la panna cotta alla Bormina, con un goccio di
Braulio. E poi subito via sulle ciaspole, sugli sci o in fat e-bike a digerire...
Info. Trattoria e
locanda Altavilla, via ai Monti 46,
Bianzone (So), tel. 0342.720355, www.altavilla.info. Chiuso
lunedì. Prezzi (4 piatti alla carta): 38-45 €. Camera doppia b&b 70-80 €.
Al filò, via Dante
6, Bormio, tel. 0342.901732, www.ristorantealfilo.it. Chiuso
lunedì e martedì mattina. Menu del Buon Ricordo: 40 €. Alla carta, 40-60 €.
Hotel Sport, via
Magliaga 2, Santa Caterina Valfurva, tel. 0342.925100, www.hotelsport.info. Ristorante.
Prezzi: 4 piatti con contorno, 38-63 €. Albergo.
Fino al 18/3 e dal 18/3 al 25/3, pacchetti
di 5 e 7 giorni, rispettivamente a 330 € e 450 € a persona in ½ pensione, con
un’uscita pomeridiana in Fat bike, 1 serale con le ciaspole, avvicinamento allo
sci di fondo, skypass a tariffa speciale (gratuito il pacchetto per bambini
fino a 8 anni, ridotto dai 9 anni).
Dall’8 al 18/4, in ½ pensione e a testa, 4 giorni 356 €; 6
giorni 510 €.
Fat bike Emotions: Andrea, cell. 347.4875041