Terra orgogliosa il Salento. E anche grande, visto che coincide con il tacco d’Italia, la parte meridionale
della Puglia. Di una sua sottozona, se così la vogliamo chiamare, la Terra d’Arneo, si è appena parlato (vedere post qui sotto). Ma un lembo di
Salento, lo si ritrova persino nel Nord Italia.
Il Brut Rosé di Rosa del Golfo |
A Milano,
nella via Solferino del Corrierone, al n. 44, poco oltre la storica Enoteca Cotti, si sta imponendo all’attenzione dei
milanesi un localino che non se la tira, che non è trendy, modaiolo, fighettoso
come ormai troppi in centro: I Salentini.
Il primo segnale è dato dal bere: non c’è l’ennesimo (più o meno autentico)
prosecco, ma “solo” vino del Salento. E se volete bollicine eccellenti, ecco
quelle realizzate col metodo classico del Brut
Rosé di Rosa del Golfo. Poi gli altri rosati fermi (un vanto della Puglia e
del Salento in particolare) di Vetrere, Apollonio, Mjere-Calò e Tormaresca; e i Primitivo, Negroamaro, Montepulciano e
Malvasia nera (in purezza o mixati), più o meno robusti, morbidi, sempre piacevoli,
dei medesimi produttori. Un rosso da bere freddo, veramente estivo? Il sapido Fichimori di Tormaresca (negroamaro e piccole
quantità di syrah), studiato apposta per poter essere gustato alla temperatura
di un bianco, 8-10°.
E ci sono anche i bianchi,
naturalmente, per lo più derivati dall'autoctona uva verdeca e da chardonnay.
Persino l'artigianale birra Birrozza (di Lu Sciarabbà), è salentina. A tanto buon bere, corrisponde analogo
buon cibo. Per cominciare, gli eccellenti salumi
di Santoro, produttore di Cisternino, uno dei borghi più belli d’Italia, in
quella valle d’Itria che fa parte del Grande Salento, l’antica Terra d’Otranto.
Sontuosi il capocollo di Martina Franca
(presidio Slow Food) e la soppressata, gustosi il filetto lardellato e la pancetta
arrotolata. Tutti sono marinati nel vin
cotto e poi leggermente affumicati con il legno degli arbusti della macchia
mediterranea. Fra gli altri antipasti, il caciocavallo podolico e la frisa salentina, la burratina di Andria e i filetti di palamita e sgombro con peperoni ripieni di alici; e la cosiddetta salumeria ittica, carpacci di pesce, dalla bresaola di spada alla mortadella di bottarga, al san daniele di tonno (qui si è un po’ ecceduto con le definizioni nordiste a capocchia, ma il risultato, al palato, è invece di tutto rispetto).
Capocollo di Santoro |
Poi, pesce cucinato, proveniente dai pescherecci di Gallipoli, dalla trippa di pescatrice ai gamberi rossi, alla julienne di seppia cruda. Tra i primi, il purè di fave e cicorie selvatiche (o gamberi viola), le orecchiette al pomodoro e cacioricotta, la parmigiana alla salentina.
Polpette di carne e ricotta
schianta o polpette di polpo al sughetto di mare, come secondo? Si può tagliare
il nodo gordiano, optando invece per i gamberoni al sale o i pezzetti di
cavallo al sugo. Dolce finale con il pasticciotto, accompagnato dal Carosello (liquore artigianale al
finocchietto); o con il cumbarazzu, sorbetto al cetriolo. Di dove? Ma
salentino, of course.
Info. Via Solferino 44, tel. 02.45498948. Orari: 11,30-15, 18,30-23,30 (chiuso
lunedì).
A pranzo, dal
martedì al venerdì si mangia con 12 € (due piatti). Prezzo medio 25-40 €.
C/credito: Ae, Mc, Visa.
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