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Le colline del Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene |
Cari miei 25 lettori, non ho Promessi Sposi da narrarvi, però forse qualcosa di più prosaico. Terra terra. Ma solo perché il vino nasce dalla vite e dunque “terra terra”. Non so se avete notato, ma da qualche anno nel mondo del vino di qualità sono nate nuove denominazioni, che vanno oltre le famose Doc e Docg. Sono le Uga o Mga. Che significano questi acronimi e che cosa designano? Le Uga in Toscana sono le Unità geografiche aggiuntive, individuate nella zona del Chianti Classico, quella storica: aree di
vigneto più ristrette, che possono insistere sul territorio di un solo comune o trasversalmente anche di un paio. In Piemonte vengono chiamate Mga, cioè Menzione geografiche aggiuntive: sono in vigore nelle zone del Barolo e del Barbaresco, ed equivalgono ai concetti francesi di climat o di cru. Altre Mga sono presenti in Veneto, principalmente per la denominazione Soave Doc e Soave Docg. E, da qualche anno (2019), anche nella zona del Prosecco Superiore Docg di Conegliano e Valdobbiadene abbiamo una specie di Uga o Mga, che però qui vengono chiamate Rive. Le Rive (43) sono sparse su 15 comuni e indicano anche in questo caso una sorta di cru, per dirla alla francese, di territorio ristretto alle pendici di colline scoscese con un loro peculiare suolo e microclima, particolarmente interessanti poiché esprimono vigneti per tradizione fra i più vocati alla qualità. Ma quali sono i riscontri di questa affermazione? Il primo lo testimonia il direttore del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Diego Tomasi, spiegandone il successo con un dato incontrovertibile: “Nei primi quattro mesi del 2025 le certificazioni hanno registrato un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2024, con un picco del 37% per le Rive”. Le cui bollicine sono mediamente più costose delle altre.Se n’è avuta ulteriore prova nel corso di una degustazione tenutasi a Milano pochi giorni fa, organizzata anche per presentare i primi risultati della vendemmia 2024, possibili da esaminare visto che stanno iniziando i primi imbottigliamenti. Sempre Tomasi ha raccontato le difficoltà dell’ultima annata, già
difficile fin da maggio/giugno per le continue precipitazioni, quindi con temperature basse, poi quasi di colpo alzatesi. Il peggio sono state però quelle notturne estive, sui 22/23°, troppo elevate per una corretta escursione termica, quindi dannose per ottenere un’equilibrata acidità.L’acidità è importante per gli aromi dell’uva e quindi del futuro vino.
Si sa, il vignaiolo in queste condizioni entra in fibrillazione, vuole magari vendemmiare al più presto, ma gli esperti del Consorzio, consigliando saggiamente di rinviare la raccolta di una decina di giorni, hanno saputo cogliere il ripristinarsi di una temperatura notturna più bassa. Convincendo tutti a vendemmiare non prima del 10 settembre e anche oltre.
In questo modo si è potuti arrivare a una maturazione ottimale delle uve, anche se con una produzione 2024 inferiore alla media. In compenso, come si è potuto costatare dal wine tasting, i vini stanno dimostrando finezza ed eleganza, meno struttura ma ottima armonia. Ma ecco, almeno secondo il giudizio di chi scrive, alcuni fra i Prosecco più interessanti, scelti in un panel di otto bottiglie di produttori e tipologie differenti.
Il Valdobbiadene Extra brut Rive di San Pietro di Barbozza 2021 (ebbene sì, un Prosecco di tre anni e mezzo!), di Rivaluce, ha svelato un colore intenso, buon perlage, profumi di frutta matura, sorso sapido e fresco. Lo stesso vino, ma dell’annata 2024 si è rivelato più floreale al naso (acacia, glicine),
più aromatico ed effervescente. Ambedue diversamente eleganti.Molto interessante anche il Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra dry Rive di Collabrigo-Costa 2024, di Il Colle. Si distinguono nel bicchiere aromi leggermente speziati (salvia, macchia mediterranea), un certo fruttato (mela verde), ma non il floreale; buon corpo, pieno, fresco, anche lungo.
Cartizze è una sottozona nel comune di Valdobbiadene, che si trova fra le colline più scoscese di San Pietro in Barbozza, Santo Stefano e Saccol: solamente 107 ettari di vigneto, su suoli di calcarenite pura (la stessa dei territori dello Champagne e della Borgogna), ma di altissima qualità per la combinazione felice tra vecchi terreni e microclima. Da quelle uve prende vita, ad esempio, il Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry (cioè il più dolce e tradizionale fra le varie tipologie, con un residuo zuccherino tra 17 e 32 gr/litro). Naturalmente esistono anche versioni brut ed extra brut. Il Cartizze di Bruno Agostinetto (uve Glera in purezza) ha colore paglierino scarico e begli aromi fruttati (dalla pera alla mela, dagli agrumi alla pesca); più tenui i floreali. Morbido in bocca, succoso, dolce, ma non stucchevole, grazie alle sensazioni finali sapide. Spumante tipicamente da dessert (crostate di frutta, piccola pasticceria).
Insomma, è sempre un gran bel bere con queste bollicine di collina. E pensare che qualcuno li chiama ancora "prosecchini". Sigh!
INFO. Consorzio di tutela del vino Conegliano Valdobbiadene, piazza Libertà 7, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), www.prosecco.it/consorzio
Rivaluce, strada di Barbozza 1, Valdobbiadene (Treviso), www.rivaluce.it
Il Colle, via Colle 15, San Pietro di Feletto (Treviso), www.proseccoilcolle.it
Bruno Agostinetto, strada Piander 7, Saccol, Valdobbiadene (Treviso), www.agostinetto.com
Gregoletto, via San Martino 81, Premaor, Miane (Treviso), www.gregoletto.com