venerdì 18 marzo 2022

Riesling top: la sfida degli Alsaziani. Tre vini basic o quasi alla prova d'assaggio. Risultato? Nulla da invidiare ai famosi vini della Mosella. A prezzi contenuti

Il vigneto alsaziano

I Riesling della Mosella tedesca (regione Mosel-Saar-Ruwer) sono probabilmente i migliori al mondo, o almeno i più famosi, ma anche i cugini francesi d’Alsazia non scherzano. La rivalità è antica e destinata a proseguire. La Mosella per altro è un fiume che nasce in Francia, nel massiccio dei Vosgi, continua il suo percorso per oltre 300 km, fa poi da confine fra Lussemburgo e Germania, vi entra, gettandosi quindi nel Reno a Coblenza. Fino a non molti anni fa i tedeschi accusavano i produttori alsaziani di fare dei Riesling troppo corposi rispetto ai loro, più esili ma più “minerali”, con quei caratteristici sentori di idrocarburi che

tanto soddisfano la “weltanschauung” di certi intenditori. Poco eleganza, troppo residuo zuccherino, era l’accusa. Quanto a zuccheri residui, in quelli tedeschi ce n’è spesso in abbondanza, ma lì l’abilità sta nel bilanciarla (parlando ovviamente di Riesling secchi) con l’acidità elevata che esprime l’uva.

In realtà oggi è difficile imputare con prove gli alsaziani di fare vini sbilanciati. La verità sta sempre un po’ nel mezzo: in ambedue le zone ci sono vini meravigliosi, vini buoni e discreti, con medie qualitative elevate e punte eccezionali (e prezzi, nell’ultimo caso anche di centinaia di euro la bottiglia).

Ho assaggiato ultimamente tre Riesling alsaziani, basic o quasi, e li ho trovato buoni o molto buoni; e di prezzo umano, il che non guasta.

Ecco gli appunti di degustazione. Con qualche utile premessa. 


L’Alsazia si trova al confine con la Germania (alla quale per vicende storiche è più volte appartenuta) e 500 km a oriente di Parigi. A ovest è protetta dalla catena montuosa dei Vosgi, che riparano in gran parte i vigneti dai venti freddi, tal che il clima, almeno rispetto ad altre zone alle medesime latitudini, risulta più secco e caldo, con piogge meno serrate. È famosa per i suoi vini da uve bianche aromatiche, Gewurztraminer (che gli alsaziani scrivono senza l’umlaut, cioè la dieresi sulla “u”), Riesling e Moscato.  Ma vi si producono anche Pinot bianco e grigio, Sylvaner e Crémant d’Alsace (spumante metodo champenois) e discreti rossi da uve Pinot nero.

Stando sempre sulle generali, si può aggiungere che i terreni su cui sorgono i vigneti sono molto diversi e questo naturalmente influisce sul carattere dei vini. Gli esperti sottolineano che ai piedi dei Vosgi il terreno, di origine alluvionale, è normalmente poco adatto alla vite, mentre nel resto del territorio si hanno campi caratterizzati da marna e argilla, da cui nascono vini di buona struttura,  ma un po’ a scapito  della finezza ed eleganza che segna i vini provenienti delle terre calcaree e sabbiose. Il famoso “sentore minerale”, tanto

apprezzato dagli intenditori, è più riscontrabile nei Riesling che nascono su terre scistose e ricche di ardesia.

Tornando all’eterna contesa, la vera differenza tra i Riesling alsaziani e quelli tedeschi, secondo Romina Romano (foto a destra), country manager Italia di Famille Helfrich, un grosso proprietario di Domaine in varie zone della Francia, consiste nel fatto che «In Alsazia - contrariamente a quanto accade in Germania - lo zucchero dell'uva è completamente trasformato in alcol, dando vita quindi a vini più corposi rispetto a quelli tedeschi. E, per la maggior parte, secchi mentre quelli tedeschi si declinano su diverse quantità di zuccheri residui». 

Se c’è un fil rouge che unisce Francia e Germania nella produzione di Riesling è, per Romano, «la scelta di non utilizzare botti - se non raramente - e di evitare la fermentazione malolattica, con lo scopo di preservare il carattere di ogni varietà».

Ma ecco i tre alsaziani alla prova bicchiere.

 

Riesling Klipfel 2020

Il vino. Il via alla degustazione lo dà il Riesling Klipfel 2020, un vino “base”, da bere giovane, come del resto segnala il tappo sintetico che, appunto, non permette alcuno scambio di ossigeno con l’ambiente esterno alla bottiglia, dato che sarebbe inutile e forse dannoso mantenerla in cantina oltre un paio d’anni. 

Un vino da approccio al mondo del Riesling, di grado alcolico “basso” (12°), di un sorprendente colore giallo, quasi dorato; i profumi sono delicati, fruttati (soprattutto agrumi – limone candito), con la famosa nota minerale d’idrocarburi, che ricorda (non è identica) il petrolio o i solventi. Buona corrispondenza naso/palato, per il fruttato e la mineralità; secco, vivace, di giusta acidità, che fa ben salivare. 

La tenuta. Di 40 ettari vitati, si trova a Barr, nel Basso Reno (cioè a nord) ma comprende vigneti che si estendono per 150 km da Marlheneim, ancora più a settentrione di Barr, fino a Thann, nell’Alto Reno, a sud. Creata quasi due secoli fa da Martin Klipfel con l’acquisizione del rinomato Clos Zisser, nel 1921 vede un precursore assoluto nel figlio Eugène che decide di produrre le famose Vendemmie tardive e le Selezioni di
acini nobili 60 anni prima dell’ufficializzazione delle menzioni. L’unione di una discendente, Andrée Klipfel con André Lorentz, membro dell’Accademia del vino di Francia, accresce poi la notorietà dell’azienda. Fino al 2016 guidata da Jean-Louis Lorentz-Klipfel e dalle sue tre figlie, è poi passata alla famiglia enologica e pur sempre alsaziana di Joseph Helfrich.

Gli abbinamenti: pesce, frutti di mare e con la famosa choucroute alsaziana (carne di maiale varia, - carré, pancetta, salsicce - crauti e patate), che il Riesling giovane contribuisce a sgrassare piacevolmente in bocca.

Voto: 7,5. Prezzo: 11 € la bottiglia.

 

Riesling Domaine viticole de la Ville de Colmar 2020

Il vino. Il colore è giallo limone. Al naso, risaltano maggiormente i sentori di fiori bianchi (mimosa, biancospino) e meno quelli di agrumi. La nota di idrocarburi si fa più elegante. Secco ma fresco, saporito, con un accenno di morbidezza vivace e finale lungo.

La tenuta. Anche questa casa vinicola ha una lunga storia, essendo stata creata nel 1895 da Chrétien Oberlin, un famoso ampelografo, che fondò anche un istituto per studiare trattamenti efficaci contro la fillossera e che creò pure un nuovo vitigno d’uva nera, tuttora coltivato, l’Oberlin. Alla sua morte vigne e cantina passarono al comune. Il vigneto di riferimento, il Clos Saint Jacques, copre oggi 28 ettari. Negli anni Settanta del Novecento il Domaine divenne impresa commerciale privata, passando successivamente alla Famille Helfrich nel 2011. Oltre l’80% delle vigne sorge su un mosaico di suoli differenti, dal granito al calcare, dall’argilla all’arenaria. L’età media dei vigneti è di 35 anni, e tra i più anziani molti sono quelli del Riesling.

Gli abbinamenti: oltre ai frutti di mare e ai crostacei, coq (galletto) al Riesling, formaggi di capra e pecora.

Voto: 8,5. Prezzo: 12,90 € la bottiglia.

 

Riesling Domaine André Lorentz 2020

Il vino. Bellissima l’etichetta della bottiglia (qui sotto a sinistra), che rappresenta i clos (vigneti diversi circondati da mura). Il colore del vino è giallo paglierino con qualche riflesso dorato. Profumi di fiori bianchi e di agrumi molto fini, ampi, eleganti; risaltano anche la mela verde e l’ananas. In bocca secco, ampio, ricco, con sentori minerali e una leggera mandorla salata.


La tenuta. L’unione di Andrée Klipfel (un’erede dell’omonima azienda) con André Lorenz, di cui si è detto
a proposito dei vini Klipfel, ebbe anche altre conseguenze vinicole. Lorentz si dedicò ampiamente alla valorizzazione dell’azienda della moglie, ma non dimenticò certo la tenuta di famiglia, che infine fu 
acquisita dal gruppo della Famille Helfrich. Si tratta attualmente di 30 ettari ubicati a Barr, con viti di età media di 20 anni, in una tarsia di suoli con differenti esposizioni.
Gli abbinamenti: pesce, sogliola alla mugnaia in particolare, cozze al gratin, coq au vin.

Voto: 8,5. Prezzo: 20 € la bottiglia.

 




Info. Famille Helfrich - Les Grands Chais de France, www.facebook.com/gcfcollectionitalia , www.groupegcf.com/our-terroirs/alsace.html

 

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