Come “al solito” (siamo alla
sesta edizione), un programma-monstre, per ricchezza e numero degli eventi, caratterizza
la nuova edizione di Olio Officina
Festival, alle Stelline di Milano (corso Magenta 61) dal 2 al 4 febbraio. Fra le tante iniziative, due spiccano,
apparentemente minori, brevi, eppure cariche di significato, visionarie e
concrete allo stesso tempo. Sono quelle di Poste
Italiane: due semplici annulli filatelici, in programma dalle 11 alle 17 di
venerdì 3 e sabato 4.
Energia! Olio in movimento è il tema del festival e i due annulli – bozzetti circolari dell’illustratore Valerio Marini - si slanciano nel futuro, preconizzandolo. Il primo è dedicato all’oleologo, una figura che ancora non esiste, almeno ufficialmente, un auspicio che, come prospera da tempo l’enologo nel
campo del vino, si estenda e sia riconosciuta la mansione
professionale dell’esperto di olio, un condimento-alimento molto più complesso
di quanto l’immaginario collettivo dei consumatori riconosca.
Basti pensare solo alla tematica dell’olio monocultivar (assimilabile al vino di un solo tipo di vitigno, per esempio, un “merlot in purezza”) e dell’olio blend (tipo il famoso, sempre in campo enoico, “taglio bordolese”, cabernet e merlot). Meglio l’uno o l’altro, meglio l’olio tradizionale o biologico? E si possono ottenere buoni oli anche con olive di altri paesi mediterranei? La risposta è analoga a quella che si poneva nel mondo del vino, risolta con la professione dell’enologo (certo, in collaborazione con l’agronomo). Esistono ottimi olii monocultivar e ottimi blend, una stessa cultivar può essere oleificata in purezza o mescolata. Ma ci vuole chi abbia conoscenze tecniche e sensibilità organolettiche, un vero professionista.
Una professione indispensabile insomma quella dell’oleologo, per la modernizzazione di un settore che dopo aver mietuto allori per decenni, ora si ritrova un po’ in crisi, stretto da altre produzioni olivicole e non, da Paesi esteri, che hanno fatto grandi passi in avanti sulla strada della qualità (dalla Spagna alla Grecia alla Tunisia: ebbene sì, quasi provocatoriamente, quest’ultima, Paese ospite del Festival). E appare inutile mettere la testa sotto la sabbia invocando sempre e comunque l’italianità delle olive, quando il Bel Paese consuma 1 milione di tonnellate di olio d’oliva all’anno (quasi tutto extravergine),
riuscendo a produrne solo 200mila da materia prima italiana...
Energia! Olio in movimento è il tema del festival e i due annulli – bozzetti circolari dell’illustratore Valerio Marini - si slanciano nel futuro, preconizzandolo. Il primo è dedicato all’oleologo, una figura che ancora non esiste, almeno ufficialmente, un auspicio che, come prospera da tempo l’enologo nel
Basti pensare solo alla tematica dell’olio monocultivar (assimilabile al vino di un solo tipo di vitigno, per esempio, un “merlot in purezza”) e dell’olio blend (tipo il famoso, sempre in campo enoico, “taglio bordolese”, cabernet e merlot). Meglio l’uno o l’altro, meglio l’olio tradizionale o biologico? E si possono ottenere buoni oli anche con olive di altri paesi mediterranei? La risposta è analoga a quella che si poneva nel mondo del vino, risolta con la professione dell’enologo (certo, in collaborazione con l’agronomo). Esistono ottimi olii monocultivar e ottimi blend, una stessa cultivar può essere oleificata in purezza o mescolata. Ma ci vuole chi abbia conoscenze tecniche e sensibilità organolettiche, un vero professionista.
Una professione indispensabile insomma quella dell’oleologo, per la modernizzazione di un settore che dopo aver mietuto allori per decenni, ora si ritrova un po’ in crisi, stretto da altre produzioni olivicole e non, da Paesi esteri, che hanno fatto grandi passi in avanti sulla strada della qualità (dalla Spagna alla Grecia alla Tunisia: ebbene sì, quasi provocatoriamente, quest’ultima, Paese ospite del Festival). E appare inutile mettere la testa sotto la sabbia invocando sempre e comunque l’italianità delle olive, quando il Bel Paese consuma 1 milione di tonnellate di olio d’oliva all’anno (quasi tutto extravergine),
riuscendo a produrne solo 200mila da materia prima italiana...
L’altro annullo postale,
rappresenta la tecnica di innesto – un albero con una “barbatella” innestata,
una speranza per il futuro del’ulivicoltura pugliese, una sperimentazione in
atto che si auspica possa dare una spinta decisiva per debellare la terribile
malattia degli ulivi, la xilella.
L'importanza del saper distinguere fra olio e olio è sottolineata anche dall'annuncio del presidente dei sommelier Ais Antonello Maietta, che ha comunicato l'avvio di corsi sull'olio in alcune regioni (Umbria, Calabria e Toscana; per Milano bisognerà attendere il 2018).
L'importanza del saper distinguere fra olio e olio è sottolineata anche dall'annuncio del presidente dei sommelier Ais Antonello Maietta, che ha comunicato l'avvio di corsi sull'olio in alcune regioni (Umbria, Calabria e Toscana; per Milano bisognerà attendere il 2018).
Tutto il folto programma del
festival è consultabile sul sito: www.olioofficina.com.
Qui si dà solo qualche accenno e suggestione. La giornata di giovedì 2 febbraio è dedicata
all’inaugurazione, con presentazione di libri, conferimento di premi, conferenza-spettacolo:
Il cibo nella letteratura; premi per la cultura dell’olio; l’Arte è servita –
le mostre di OlioOfficina 2017; e una conferenza-spettacolo sull’Amore, con lo scrittore
A. Pascale e il musicista R. Sinigallia.
Alle 15, una tavola rotonda
su Olio e ristorazione: come viene
utilizzato l’olio nelle cucine, è utile la carta degli oli, quanto conta
l’origine, quanto incide il prezzo dell’olio su quello del piatto…Interrogativi
cui daranno risposta l’ideatore di OOF e oleologo ante-litteram Luigi Caricato,
chef come Claudio Sadler e Roberto Carcangiu, rappresentanti di oleifici come Giovanni
Zucchi. Alle 17, degustazione di oli
italiani.
Cogliendo fior da fiore,
secondo il parere personale di chi scrive e solo per titoli. Venerdì 3: Quale design per un
prodotto antico come l’olio d’oliva; Neomamme in cerca di olio, la corretta
alimentazione nei bambini. A sorpresa e a dimostrazione dell’apertura mentale
del festival: Buono e gustoso. In difesa
del burro; e: L’olio di palma non è
nemico della salute; Degustaperitivo (fingerfood e olio); Blending experience (farsi l’olio da soli, miscelandone alcuni e portarselo a casa). Olio nel bicchere, sessioni
di assaggio di oli in purezza; Olio d’Artista, mostra collettiva; Inno all’Olivo, di Giovanni Pascoli.
"Suor Intingola", la cuoca di D'Annunzio |
Ancora. Cuochi sull’orlo di una crisi di nervi (con l’autore Valerio Visintin e Ilaria Santomanco); Xilella, tra ragione e sentimento; L’olio nel bicchiere. Sessioni di assaggi; L’olio e la carne, guida agli abbinamenti; le olive taggiasche e altre olive similari; Energia! Gli oli vulcanici all’assaggio; Gli oli della Tunisia sono sorprendenti; Olio e Yoga, energia viva;
Infine, ma non ultimi, vari
reading di poesia, con letture pubbliche.
L’olio, frutto di coltura, suscita
cultura. Non è un merito da poco.
Info. OlioOfficina Festival, 2-4 febbraio, Palazzo delle
Stelline, Corso Magenta 61, Milano, www.olioofficina.com. Ingresso: 1 giorno, 15 €; 2 giorni 30 €. Giovedì 2, solo su invito; gli abbonati per i
due giorni successivi si considerano invitati. Ulteriori informazioni e
iscrizioni sul sito.
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