giovedì 4 dicembre 2025

Quei 300 m di...differenza, che separano le due Vigne Kolbenhof e Rechtenthal. Quasi due mondi, secondo Martin e Niklas Foradori della Tenuta Hofstätter

 

Grappoli di Gewürtztraminer in maturazione

Trecento. Solo trecento metri separano le due vigne di Gewürztraminer.  Eppure, quale diversità alla fine del lungo processo di allevamento, vendemmia, vinificazione dell’uva e maturazione del vino bianco più aromatico del mondo. Siamo in Alto Adige, nella zona comunale di Termeno (Tramin in lingua tedesca: dice niente l’assonanza?).  “Un terroir unico, la cui geologia si manifesta come un varco naturale verso le Dolomiti”, sostiene Martin Foradori, patron della secolare tenuta J. Hofstätter: “Vi si fondono storie geologiche differenti: antiche rocce vulcaniche e metamorfiche, trasportate dai ghiacciai, dolomie locali e strati di terreno più giovani”. 

Suoli insomma prevalentemente sabbiosi, arricchiti da minerali argillosi, ideali per la coltivazione del Gewürztraminer. Come quelli che sottostanno alla Vigna Kolbenhof, già citata a partire da un documento del 1848, cuore delle vigne della famiglia Hofstätter (poi Foradori). 

È però “solo” dal 1987 che dalla Kolbenhof nasce un Gewürztraminer che ne porta il nome, ufficializzando così la provenienza da una singola parcella. Poco più a sud, l’altra Vigna, la Castel Rechtenthal: in tre centinaia di metri il profilo geologico cambia totalmente: prevalgono terreni a composizione dolomitica, ricchi di ghiaia e sabbia. 


Piantina delle Vigne di Gewürztraminer di Hofstätter

Ancora. Kolbenhof, ubicato sopra Termeno, in frazione Sella (versante occidentale della valle dell’Adige), gode di un microclima invidiabile. Il sole mattutino e i venticelli serali che scendono dai monti all’intorno agevolano la lenta e uniforme maturazione dei grappoli. La varietà dei terreni (sabbiosi, morenici e argillosi) lungo un pendio esposto a est tra i 360 e i 420 m d’altitudine conferisce al vino profondità aromatica e capacità di evoluzione nel tempo con lo sviluppo di aromi terziari (noce moscata, zenzero...).  Struttura, finezza aromatica ed eleganza sono gli atout che il Vigna Kolbenhof presenta nel bicchiere.

Cru nel cru, si potrebbe dire, o meglio, particella del Kolbenhof, la Vigna Pirchschrait, esposta a nord con la protezione naturale di una collina a sud, si avvale di un distinto ma prezioso microclima, cosicché l’equilibrio ecofisiologico che ne deriva conferisce al vino eccellente freschezza, aromi terziari importanti, eleganza ed eccezionale longevità. È dal 2006 che la sua uva viene vinificata separatamente, affinandosi in botti da 500 litri sulle fecce fini per ben dieci anni. Edizioni limitate a sole 1000 bottiglie l’anno. Prezzo: sui 130 € la bottiglia.

Alle pendici del monte Roen (2116 m., il più alto della zona) e sopra l’ottocentesco castello di Rechtenthal (in fraz. Sella) su ripidi pendii, ecco la Vigna Castel Rechtenthal, che sorge su un antico cono di detriti plasmato 32.000 anni fa (!) dal torrente Höllental e risorto dai ghiacciai “solo” 11.700 anni fa. L’esposizione a sud-est, l’ottima insolazione, le escursioni termiche e le correnti d’aria rinfrescanti favoriscono una maturazione ottimale, nonostante che le pendenze estreme e i suoli poveri d’acqua creino difficoltà allo sviluppo delle viti, conferendo però al vino vivacità e carattere.

 

Vigna Kolbenhof Gewürztraminer 2022

Colore giallo tendente al dorato ma con qualche riflesso verdognolo; aromi fruttati, dall’albicocca al passion fruit e al mango, con sentori di noce moscata. In bocca, secco, sapido, fruttato, di giusta acidità, accenni agrumati,  poi di mango, chiodi di garofano e zenzero.

Abbinamenti: ottimo aperitivo; Cappesante gratinate allo zenzero; piatti della cucina asiatica come Ramen miso, Pollo al curry, Nasi goreng; Zuppa d’aragosta; Cannelloni di scampi e champignon; Fegato grasso d’oca.

Prezzo: 35 € la bottiglia.

 

Vigna Castel Rechtenthal Gewürztraminer 2022

Colore giallo oro chiaro, scintillante. Aromi floreali di lavanda, fruttati di pesca, litchi, limone e una nuance di cioccolato al latte. In bocca secco, di corpo, aromatico, elegante, acidità ben integrata.

Abbinamenti: Sushi e Sashimi; Risotto ai frutti di mare; Rigatoni con gamberi alla catalana; piatti della cucina asiatica; Aragosta alle spezie (curry, coriandolo e zenzero). 

Prezzo: 30 € la bottiglia

 

Poteva essere una prefazione...E invece è un’appendice

In Italia, un piccolo ma importante numero di Doc e Docg, a partire dal 2010 con il Barolo, si sono Martin e dotate di una nuova suddivisione territoriale per le loro uve atte a divenire, appunto Barolo, Chianti Classico, Soave...Sono le Uga – Unità geografiche aggiuntive, nel Barolo Mga (Menzioni geografiche aggiuntive). In Alto Adige sono ben 86. J. Hofstätter ne “ha” almeno due, a Termeno-Sella e Mazon. 

Epperò Martin Foradori e suo figlio Niklas (rispettivamente, a dx e a sx nella foto sotto), alla guida dell’azienda di famiglia, non si accontentano. Considerano l’introduzione delle Uga solo “un primo, cauto passo verso il rafforzamento della cultura del terroir in Alto Adige”. A loro parere “è ancora la dicitura Vigna – la denominazione legalmente tutelata di una singola particella – l’unica indicazione d’origine capace di esprimere in modo inequivocabile la provenienza di un vino”. 

Ma che cosa rende unico un vigneto? Per rispondere a questa domanda i Foradori si sono rivolti al Gir, Geo Identity Research, uno dei principali istituti di ricerca sul terroir. Sono stati così studiati con metodi scientifici d’avanguardia i fattori geo-ecologici che influenzano la viticoltura: i suoli come le interazioni

microclimatiche, per meglio comprendere l’identità di ogni singola vigna. 

I primi risultati, definiti “sorprendenti”, hanno aperto prospettive inedite, svelando dettagli e connessioni inesplorate e confermando il legame profondo fra terroir e carattere di un vino. L’essenza di un vino insomma non è il lavoro di cantina,  pur importante, ma il suolo e il microclima di ogni particella di vigna. “Un percorso affascinante”, sostengono i Foradori, “che darà una nuova forma al nostro futuro”.


Info. Tenuta J. Hofstätter, piazza Municipio 7, Termeno (Bolzano), tel. 0471.860161, www.hofstatter.com

giovedì 20 novembre 2025

L'Aminta del Tasso e la Signora Anita. Storia di vino e di etichetta della Famiglia Cecchi. A Montalcino

 

La nuova Tenuta Aminta della Famiglia Cecchi: si trova in località Castelnuovo dell'Abate, a Montalcino.


Perduto è tutto il tempo / che in amar non si spende                                                                                                     Dal coro “O bella età de l’oro”, dell’Aminta di Torquato Tasso, favola pastorale (1573).    


      

 

Torquato Tasso
Andrea Cecchi
Chissà se la Famiglia Cecchi si è voluta ispirare al poeta e drammaturgo sorrentino per il nome da assegnare alla sua nuova azienda agricola di Montalcino?  “È così”, dice Andrea Cecchi, presidente e ceo, “ma solo in seconda, anzi in terza istanza”.  E spiega che la prima motivazione del nome è un omaggio a sua madre Anita Sardelli (Anita/Aminta), scomparsa nel 2017,
figura fortemente ispiratrice di più generazioni. La seconda, è un’assonanza con il monte Amiata (cambio di lettera), che domina il paesaggio e influenza il microclima della tenuta. Il riferimento all’Aminta del Tasso infine non è solo
poetico, ma in qualche modo anche concreto. Nella lirica la fonte ove si bagna la ninfa Silvia, di cui è innamorato il pastore Aminta, ha un ruolo fondamentale: lì Silvia viene aggredita da un satiro e lì viene salvata da Aminta; epperò fugge senza ringraziarlo. In un alternarsi di presunta morte della ninfa e di tentativo di suicidio del pastore disperato, i due giovani si reincontrano infine salvi e l’amore trionfa.

Ebbene, nella Tenuta Aminta esiste una fonte termale naturale ai margini del vicino bosco. 

E l’amore, almeno per il buon vino, trionfa anche oggi? Vediamo.

 

La Luigi Cecchi & Figli è un’azienda vitivinicola fondata nel 1893, che oggi produce circa 8,5 milioni di bottiglie, contando su oltre 300 ettari vitati nei territori di Castellina in Chianti (Siena), in Maremma (Grosseto) e in Umbria (Montefalco). Chianti Classico e Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano e Vernaccia di San Gimignano, Sagrantino e Rosso di Montefalco i Doc e Docg più gettonati.

La nuova Tenuta Aminta di Montalcino invece, produce da pochissimi anni i due vini classici del territorio di Montalcino, Brunello Docg e Rosso Doc, solo in qualche migliaio di bottiglie, e l’intenzione non è certo quella di incrementarne il numero, se non marginalmente. Ma di concentrarsi su un’estrema qualità, che tenga però conto della tradizione come delle istanze più attuali, dalla vigna alla cantina.

Si tratta di 6 ettari di vigneto Sangiovese, su tre corpi, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate, area sud-orientale di Montalcino: Pian Bassolino, Cantina e Caselle. Suoli compositi, basse rese per ettaro (70 qli), densità d’impianto di 4500 piante/ha sono i presupposti, insieme al sapiente mix di uve dai tre territori, per la scelta dei mosti più adatti alla produzione dei due vini ilciniani.

Ma vediamoli più da vicino, i “neonati”, partendo dal campo.

L’uva Sangiovese nel 2020, grazie anche a una primavera mite, buona soleggiatura fino a luglio e piogge sporadiche, si è presentata alla vendemmia in ottimo equilibrio tra acidità e zuccheri e grazie all’elevata escursione termica, nelle ultime settimane, con grande potenziale aromatico.

Il Brunello di Montalcino Docg 2020 Aminta (100% Sangiovese) è maturato due anni nel rovere (tonneau e botti da 20 hl), poi per altri due anni si è affinato in bottiglia. 

Il risultato nel bicchiere? Un bel colore rosso rubino carico, per iniziare. Profumi floreali appena accennati si dileguano in quelli più vividi di ciliegia e mora, con accenni di buccia d’arancia e note speziate. Sorso potente ma raffinato, fresco e complesso, tannini levigati, succulenza accentuata; finale persistente, con netti aromi speziati.

Abbinamenti: Pappardelle con sugo di lepre, Tortelli di patate con ragù di carne, Petto d’anatra in salsa di Brunello, Guancia fondente al cucchiaio con patate schiacciate.

Ne sono state prodotte 3120 bottiglie, più 250 magnum e 50 jeroboam (doppie magnum).

Prezzo: sui 55 € la bottiglia (in enoteca).

 

                                                                               



Il Rosso di Montalcino Doc 2023 Aminta (anch’esso 100% Sangiovese) è maturato 9 mesi in vasche di cemento e per altri 9 si è affinato in bottiglia. 

Appare di colore rubino brillante. Si avvertono al naso profumi di fragolina e ciliegia, violetta e chiodi di garofano. Fresco ed elegante in bocca, con una certa sapidità agrumata, tannini nobili e succosa mineralità.

Abbinamenti: Pici con salsiccia e funghi, Risotto con sugo di piccione, Bistecca alla fiorentina, Peposo, Brasato di manzo al vino rosso.

Ne sono state prodotte 3.117 bottiglie e 45 magnum.

Prezzo: 20 € (in enoteca).

Infine, una curiosità. Le belle etichette dei due vini sono state sviluppate ispirandosi a una serie di disegni di Anita Sardelli Cecchi (madre di Andrea Cecchi), scomparsa nel 2017, un anno prima dell'acquisto (e successiva ristrutturazione) dell'azienda vinicola, che poi avrebbe preso il nome di Aminta.


Info. Tenuta Aminta, Strada Provinciale di Sant'Antimo 55, loc. Castelnuovo dell'Abate, Montalcino (Siena) tel. 0577.54311, 340.6920885.

 

 

 

mercoledì 5 novembre 2025

Bianco o rosso? Rosato o arancio? I colori del vino (e i suoi profumi e sapori) si estendono. Una carrellata in giro per l'Italia. Con un focus sul Chianti Classico



Bianco o rosso?, ti chiedeva una volta l’oste. Poi, da oltre un ventennio, la domanda di prammatica è stata spesso aggiornata: Bianco Rosato o Rosso? E negli ultimi dieci anni il nostro oste moderno alias sommelier dovrebbe chiedere: “Il Signore desidera un bianco, un rosé, un orange o un rosso?”. Certo, molto dipende dalle occasioni, dei piatti da abbinare, dalla voglia di provare vini diversi e, magari, di stupire gli amici... Sia come sia, qui su Il MoncalVini, non si fanno discriminazioni: se non quelle sulla serietà dei produttori, sulla “bontà” dei vini, pur discutibile, sull’originalità del vino in questione alla ricerca del bello, buono e giusto per il nostro palato, il nostro cuore e la mente, sapendo che ognuno di essi è diverso da quelli degli altri. 

E stavolta il classico Prosit (traduzione dal latinorum: Sia di giovamento) lo auguriamo all’inizio.  Cosicché possiate acconciarvi per le prossime Feste!

 

Dal bianco al rosato...

Martin Foradori guida una delle aziende vitivinicole più importanti dell’Alto Adige e, per qualità, anche fra le migliori del resto d’Italia: la J. Hofstätter di Termeno. Esemplare è il suo raffinato Pinot Bianco Alto Adige Doc 2024, vinificato in acciaio, di una finezza rara, che viene attribuita dal produttore ai suoli calcarei di collina come pure all’escursione termica fra giorno e notte, che permette lo sviluppo di profumi sottili quanto soavi: fiori di campo, mela verde, pera...Acidità vivida ma equilibrata e struttura elegante preludono in bocca a una chiusura asciutta, sapida e  delicati aromi di frutta e noci nel finale.

Da aperitivo; per accompagnare al meglio anche antipasti di salumi (Prosciutto cotto alla tirolese, Salamini di cervo...). E poi, con primi altoatesini come gli Spätzle agli spinaci conditi con speck e burro, i Canederli al formaggio grigio; fra i secondi, Coniglio alle erbe, Faraona all’arancia, Cous cous; piatti di pesce e crostacei, come Trota alla mugnaia, Spaghetti alle vongole, Lasagne con gamberi e ricotta

Prezzo: 12,70 € la bottiglia.

Info. Tenuta J. Hofstätter, piazza Municipio 7, Termeno (Bolzano), tel. 0471.860161, www.hosfstatter.com  

 


Un vino per certi versi sorprendente. LeMoss è un rosato da uve rosse: 90% Pinot nero, 10% Raboso,  da vigne coltivate in Veneto, a San Polo di Piave, su un suolo argilloso. 

Gli acini, pressati in maniera soffice, macerano per 12 ore a contatto con le bucce, poi il mosto fermenta (ma non del tutto) grazie a lieviti indigeni, a 15-17°. Ha quindi luogo una seconda, lenta fermentazione in bottiglia sui lieviti (sur lie, si direbbe in Francia). La fermentazione in inverno si arresta per riprendere in primavera (con l’aumento della temperatura) e con essa si avvia la presa di spuma. È il cosiddetto Metodo Ancestrale. I lieviti esausti non vengono espulsi ma lasciati depositare sul fondo della bottiglia, anche se alcuni rimangono in sospensione: da qui una certa torbidezza del vino. 

Questo tipo di frizzanti (al massimo 2,5 atm) vengono spesso chiamati in Veneto con l’appellativo finale “Col fondo” e chiusi con tappo corona. Non fa eccezione il LeMoss (10,5° alcolici - il nome viene dal dialetto trevigiano: “è mosso”). Perlage breve e un po’ grossolano, che tende a esaurirsi non molti secondi dopo che il vino è stato versato. Fresco e profumato, piuttosto secco nonostante abbia sviluppato la malolattica; sentori gentili, di crosta di pane, e, accennati, di frutta rossa.  Vino semplice, se vogliamo, eppure intrigante.

Si abbina bene con piatti saporiti: salumi (Prosciutto di Sauris, Mortadella, Salame di Felino); formaggi sapidi, anche stagionati (Asiago Mezzano, Piave vecchio selez. Oro). Fra i primi: Pastasciutta alle vongole, prezzemolo e aglio; Orecchiette con cime di rapa. Fra i secondi: Sarde in saor; Fegato alla veneta.

Prezzo: sui 10 € la bottiglia.

Info. Società agricola Lemoss, via del Carmine 2/2, San Polo di Piave (Treviso), tel. 0422.855885, www.cadirajo.it .

 

...All’arancio

A dispetto del nome scherzoso e dell’etichetta spiritosa, Orange-utan è un serissimo vino dal colore aranciato, che però, come tutti gli Orange wine, deriva da uve bianche. Biologico e vegan-friendly, ha alla base un 80% di Inzolia e il restante 20% di Zibibbo. 

Nell’azienda agricola Cortese dei fratelli trentini Marina e Stefano Girelli, vignaioli appassionati del territorio ragusano, che nella loro fattoria mantengono le migliori tradizioni dell’enologia siciliane, pur con sapienti tocchi innovativi, le uve vengono raccolte manualmente in piccole cassette per mantenere al massimo l’integrità del frutto e i suoi valori aromatici. 

La vinificazione è quella tipica degli Orange: si procede prima alla macerazione sulle bucce a temperatura contenuta fra i 17 e i 19°, separatamente: l’Inzolia per 2-3 settimane, lo Zibibbo per sei, con follature delicate quotidiane (una procedura che consiste nello spingere verso il basso, rompendolo, il cappello di vinacce che si forma in superficie durante la fermentazione, per favorire l’estrazione di
colore e aromi). 

Si procede quindi all’assemblaggio dei due vini, che si affineranno per tre mesi sulle fecce “nobili”. L’Orange-utan, col sul bel colore d’arancia, ha buona struttura (13° alcolici), è fresco, elegante, dotato di una complessità aromatica che spazia fra pesca, albicocca e agrumi come chinotto e arancia. In bocca, sapido, persistente, con note floreali e fruttate e accenni balsamici.

Buon aperitivo, si sposa bene con Sushi, Carpaccio di spada al pepe rosa, Tartare di ricciola, Caponata; con primi come Ravioli di zucca, Pasta alla Norma; fra i secondi: Pollo alla marocchina, Coniglio a’stimpirata con scorze di agrumi.

Orange-utan, Terre siciliane Igp 2024

Prezzo: sui 13 € la bottiglia.

Info. Azienda agricola Cortese, c.da Sabuci, SP3 km 11, Vittoria (Ragusa), tel. 0932.875615, www.agricolacortese.com

 

Non resta "che" il rosso

Last but not least, il vino rosso. Quattro toscani di vaglia e un curioso marchigiano.

Il primo è il poco noto Ciliegiolo, maremmano, la cui uva omonima però può entrare in piccole percentuali anche nella composizione del Chianti Classico.

Il Ciliegiolo è vino dai sentori fruttati, con tocchi di speziatura, e una sua morbidezza che si sposa bene con piatti di pesce salsati, per esempio il suntuoso Cacciucco della costa ligure (come mare) e livornese, (come territorio). D’estate fa la sua buona figura su piatti non impegnativi di carne, ma anche d’autunno ha da dire la sua con Tagliatelle ai porcini, Risotto con salsiccia e zucca, Zuppa di castagne, Ribollita; e ancora, Pollo alla cacciatora, Saltimbocca (scaloppine) alla romana (con prosciutto crudo), per non dire di formaggi mediamente stagionati e salumi quali il Prosciutto crudo al pepe e la Finocchiona

Il Nàcchero, Toscana Igt 2024 di Grillesino, Ciliegiolo in purezza, è un ottimo esempio di questo rosso dal colore rubino (che “invecchia” bene per 3- 4 anni, accentuando la sua tinta verso il granato), profumi che rimandano alla prugna e ai piccoli frutti rossi; in bocca è secco e morbido al contempo, di carattere spiccato (ha una gradazione di 13,5°), fresco e sapido, di beva assai piacevole.

Ma come è fatto il Nàcchero? Il vigneto di Grillesino poggia su un suolo calcareo/argilloso (e ghiaioso) posto a 220 m s.l.m.; la vendemmia si svolge solitamente a fine settembre e i mosti dopo la pigiatura-diraspatura vengono immessi in tini d’acciaio per la fermentazione alcolica; due settimane più tardi il vino nuovo viene travasato e conservato in acciaio a temperatura controllata in modo che si sviluppi anche la fermentazione malolattica. Dopo 4 mesi, viene imbottigliato e dopo altri tre di affinamento nel vetro, è pronto per la vendita.

Prezzo: 15 € la bottiglia.

Info. Grillesino – Compagnia del vino, Magliano in Toscana-San Casciano Val di Pesa, tel. 055.244357,  www.compagniadelvino.com 

 

Mondo Classico

È un mondo il Chianti Classico, con una lunga tradizione alle spalle e un rinnovamento accentuato che si è sviluppato a partire da un progetto 25ennale, che oggi ha segnato un punto d’arrivo (e di ripartenza) importante. Non possiamo qui farne tutta la storia, proviamo a fissarne alcune date importanti.  

Nel 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III stabilisce i confini della zona di produzione del vino Chianti. Nel 1924 nasce il Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti, con simbolo il Gallo nero. Nel ’32 si aggiunge il suffisso Classico per distinguere il Chianti delle origini da quelli nati al di fuori del territorio codificato nel Settecento. 

Nel 1984 il Classico ottiene la Docg; e dal 2010 vige il divieto di produrre altri Chianti nel territorio storico del Classico. Tre anni dopo viene modificato il Disciplinare con l’aggiunta alle già esistenti versioni, Annata e Riserva, della Gran Selezione. Che cosa differenzia quest’ultima dalle prime due? Grado alcolico minimo più alto (13°), invecchiamento minimo maggiore (30 mesi), estratto minimo (26 g/l), maggiore eleganza e speziatura, struttura, finezza e bilanciamento fra tannini e acidità, longevità e spessore maggiori.

Nel 2021 nascono le Uga, Unità geografiche aggiuntive, zone di coltivazione più ristrette e omogenee, distinguibili per una combinazione di fattori naturali (microclima, suoli) e umani (storia culturale, tradizioni locali). Sono 11 le Uga che si possono trovare segnalate sulle bottiglie di Chianti Classico: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio.

Ma forse l’azione umana più significativa degli ultimi 35 anni, che ha portato a un necessario rinnovamento della viticoltura del Gallo Nero è il Progetto Chianti Classico 2000, elaborato dal suo Consorzio a partire dal 1984, in tre Cicli, con 16 vigneti sperimentali su 25 ettari, 5 cantine per verificare le singole tesi sperimentali, 10 stazioni agrometeorologiche. E sei Tematiche: a) di riscontro del comportamento agronomico e del valore enologico di alcuni cloni di vitigni neri (Sangiovese, Canaiolo, Colorino e Malvasia nera), già compresi nel possibile uvaggio del Chianti Classico; 

b) sulle caratteristiche dei portainnesti in rapporto all’ambiente pedoclimatico; 

c) su quale potesse essere la migliore densità di piantagione per ettaro; 

d) sulle forme di allevamento; 

e) riguardo alle tecniche di gestione del suolo; 

f) relative alla selezione clonale dei principali vitigni. 

Si sono individuati così 239 presunti cloni, dai quali sono stati selezionati 24 di Sangiovese, 8 di Canaiolo, 3 di Colorino; dopo ulteriori controlli e verifiche si è giunti all’omologazione di 7 nuovi cloni di Sangiovese e 1 di Colorino, che dagli anni Duemila in poi sono stati in gran parte già adottati dalla maggioranza dei produttori, con enorme giovamento sulla sanità e congruità delle uve.

 

Nel corso della recente degustazione “Chianti Classico 2000 Venticinque” (11 bottiglie di diverse annate, produttori e tipologie) si sono potuti constatare quanti passi avanti siano stati fatti nella qualità dei vini Chianti Classico. A parere di chi scrive, gli 11 campioni assaggiati si sono dimostrati tutti molto buoni; eccellente fra i Chianti Classico Annata il Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa 2021, 100%
Sangiovese, vigne sui 500 m s.l.m. su suolo sassoso, a Castellina in Chianti. Matura in barrique e tonneau. Grandi profumi di sottobosco, spezie dolci, tannini vellutati, profondo, energico, persistente, dai sentori minerali. 

Prezzo: sui 19 € la bottiglia.

Info. Nittardi, loc. Nittardi, Castellina in Chianti (Siena), tel. 0577.740269, https://nittardi.com

 


Fra i Chianti Classico Riserva  predilezione per Le Baroncole 2021 della Fattoria San Giusto a Rentennano di Gaiole in Chianti. Vino biologico, da uve Sangiovese (97% e Canaiolo (3%), ha fatto 20 mesi in botti da 5 hl e in fusti di rovere francese da 2,25 hl; affinamento in bottiglia di 6 mesi. Bel colore rosso rubino, profumi evidenti di erbe aromatiche, rosa, viola e frutti di bosco. Secco, ma morbido con grata corrispondenza naso-palato, lungo; in due parole: veramente buono. 

Prezzo: 36 € la bottiglia.

Info. Fattoria  San Giusto a Rentennano, loc. San Giusto a Rentennano 20, Gaiole in Chianti  (Siena), tel. 0577.747121, www.fattoriasangiusto.it

 


Infine, le Gran Selezione. Ve n’erano in assaggio sette su 11 vini totali. Non facile sceglierne una per tutte, v’erano bottiglie di vendemmie a partire dal 2015 e fino al 2023. 

Preferenza di un’incollatura alla Badiola 2021 del Castello di Fonterutoli, 100% Sangiovese, da vigne ventennali allevate a 500 m s.l.m. a Radda in Chianti, su terreni di galestro, arenaria e scheletro misto, che godono di un clima molto fresco. 

Vinificato in tini troncoconici d’acciaio, elevato 5 mesi in vasche di cemento, e ancora 16 mesi in tonneau e affinato ulteriormente in bottiglia per 8 mesi. Fresco, fine, elegante, al naso profumi di mora e gelso con note di sottobosco, e ancora, di cacao, pepe, cuoio. In bocca, tannini delicati, sapidità, sentori corrispondenti a quelli olfattivi e anche agrumati; lunga persistenza.

Prezzo: sui 60 € la bottiglia.

Info. Castello di Fonterutoli, via Ottone III di Sassonia 5, loc. Fonterutoli, Castellina in Chianti (Siena), tel. 0577.73571, https://mazzei.it

 

La Vernaccia è anche rossa

C’è la Vernaccia di Oristano Doc (sarda) da uve omonime e la Vernaccia di San Gimignano Docg (toscana) anch’essa da uve sue omonime almeno per l’85%, ambedue vini bianchi. E poi ci sono i molto meno conosciuti Vernaccia di Serrapetrona Docg, spumante, e Serrapetrona Doc, fermo. Questi due vini marchigiani non sono bianchi, ma rossi. Le relative uve si riescono a coltivare bene solo nella zona di Serrapetrona, provincia di Macerata; tentativi in varie parti del mondo, comprese Sonoma e Napa Valley, hanno sortito effetti deludenti. Se la versione Vernaccia di Serrapetrona Docg, spumante dolce, è la più tradizionale (con un metodo di vinificazione e spumantizzazione unico, che contempla ben tre fermentazioni successive), si fa strada tuttavia una versione secca, di sorprendente carattere. Come quella proposta dalla cantina agricola VerSer, dell’enologo Matteo Cesari de Maria, che ne è proprietario assieme ai genitori e alla sorella Sandra. Cantina giovane – vigneti impiantati fra il 2019 e il 2020 - si è data quel nome come sintesi di Vernaccia e Serrapetrona.

I vigneti si trovano, come consente il disciplinare, a San Severino Marche, località Carpignano, territori confinanti a sud con Serrapetrona. Sono disposti in una valle dove prevale l’argilla. Si tratta di 2,2 ha di Vernaccia nera e di 0,5 ha di Pecorino. 

Matteo Cesari de Maria, laureato a suo tempo con una tesi sperimentale proprio sulla Vernaccia, fa quasi tutto da solo per controllare in prima persona ogni fase, avvalendosi, quando sia il caso, di tecniche e attrezzature avanzatissime. 

Realizza così cinque vini. Il Serrosé, Marche Rosato Igt, 100% Vernaccia nera, molto piacevole; l’Oh Pè, Marche Bianco Igt, 100% Pecorino, elegante e floreale; e due simpatici frizzanti chiamati Reból (Marche Igt): un rosé da Vernaccia nera 100%, con rifermentazione in bottiglia e un bianco – 100% Pecorino – una sorta di metodo classico non sboccato, fresco e fragrante. 

Però il vino più interessante di VerSer è il Clemè, rosso da Vernaccia nera, Serrapetrona Doc. La vigna
posa su terreno franco argilloso a un’altitudine media di circa 300 m s.l.m. Dopo la vendemmia settembrina viene vinificato con una pigiadiraspatura soffice, con fermentazione su lieviti selezionati e affinamento per 8 mesi in acciaio (con rimontaggi mensili).

Clemè, Serrapetrona Doc 2023 ha un bel colore rubino brillante, profumi che ricordano rosa canina, violetta, piccoli frutti rossi e una speziatura di pepe bianco. In bocca: secco, con tannini levigati, ottima corrispondenza naso-palato e lieve nota vegetale.

Matrimonio d’amore in tavola con i Crostini col Ciauscolo; i suntuosi Vincisgrassi, tipici delle Marche; Tacconi(tagliatelle marchigiane di farina di fave) con sugo di fave fresche, guanciale e pomodorinibrasato con le castagne; filetto di maiale al rosmarino.

Prezzo: 22 € la bottiglia.

Info. Cantina VerSer, loc. Carpignano 114, San Severino Marche (Macerata), tel. 0733.1550675,  www.agricolaverser.it


 

 

 

 

 

 

martedì 21 ottobre 2025

Il 24 ottobre è lo Champagne Day. Le iniziative In Italia del Comité Champagne e i ristoranti dove gustare le famose bollicine in abbinamento con piatti succulenti


 Il villaggio di Romery nella Marne, zona dello Champagne caratterizzata dalle vigne di Pinot Meunier

Gli abiti da lavoro bianchi, le mani ricoperte di farina, anch’esse quasi candide, il mugnaio, anche nell’immaginario collettivo, è il conduttore del mulino, dove si prepara la farina per il pane.

Al mugnaio (in francese meunier) deve un pezzo del suo nome quel Pinot, appunto Meunier, che è parte della cuvée più tradizionale dello Champagne.

 

Pinot Meunier
Perché mugnaio? Perché l’uva, scura, è affiancata da foglie ricoperte nella parte inferiore da una lanuggine bianca. L’altro Pinot presente nella cuvée è il Noir, di cui il Meunier risulta essere una mutazione. La terza uva è la Chardonnay, bianca. Il Meunier è sempre stato la cenerentola nell’uvaggio, benché la Vallée de la Marne, dove viene coltivato ricoprendo oltre il 70% della superficie vitata (caratterizzata da vitigni argillosi e calcarei), dia all’uva e quindi ai vini che ne derivano un sapore fruttato e rotondo, ma leggero, delicato; epperò poco adatto all’invecchiamento. 

Solo recentemente una piccola schiera di produttori è riuscita a valorizzare a fondo il vitigno, tanto da aumentare la sua presenza accanto ai maggioritari Chardonnay e Pinot nero, da pochi decimi percentuali financo, in qualche caso, alla maggioranza o addirittura al 100%: come per esempio il vitivinicoltore Jérôme Prevost (nessuna parentela con papa Leone) col suo Champagne Extra brut Los Béguines.

Più complessa e forse meditata la scelta di Sébastien e Valentin Tribaut, quarta generazione della maison Tribaut-Schloesser ubicata in una zona appartata della Marne, a Romery, Vallée du Brunet, alle spalle della famosa Montagne de Reims. Qui, grazie a una collocazione geografica di confine fra le due grandi regioni della Champagne – Montagne de Reims appunto e Vallée de la Marne, possono sfruttare al meglio le peculiarità dei territori, i terreni gessosi come quelli argilloso-calcarei, nonché il felice orientamento delle vigne al sole del sud/sud-est.

La maison produce 11 diversi Champagne su varie linee. Vi sono le tre cuvées della Vallée du Brunet, da uve biologiche; un Extrabrut Premier cru (dai terreni di Ay ed Écueil); i tre Autentique, prodotti in quantità limitata e composti da vini-base lungamente maturati in grandi botti e poi sui lieviti in bottiglia per almeno 5 anni, tutte Extra brut, compreso un rosé.  

                                               


Infine, ma non certo ultime, le quattro cuvée 8 Terroirs, le cui uve provengono da 4 villaggi della valle del Brunet, e da altri 4 della Montagne de Reims e della Marne come armonioso completamento della miscela. Ne abbiamo scelto uno per tutti, lo Champagne 8 Terroirs Origine Brut (foto qui sopra).

I vitigni che gli danno vita sono Pinot Meunier al 50%, Chardonnay al 30% e Pinot Noir al 20%. 

Un 20% della cuvée è composto da vini di riserva, maturati in grandi botti di rovere (prima della presa di spuma), che conferiscono note di sottobosco ai primari sentori di prugna Mirabelle e di pera. La maturazione sui lieviti dura almeno 24 mesi, prima della sboccatura. 

Nella flûte la bollicina continua ed esuberante risulta poi in bocca fresca, fruttata, di bella gioventù. Il sapore vero e proprio è secco, armonico, con un perfetto equilibrio tra finezza e struttura. Un grande Champagne da bere in semplicità, come aperitivo. Ma anche con frutti di mare come cappesante e ostriche; e, ancora, sushi, tartare di branzino, risotto ai funghi porcini, foie gras. E persino su un gustoso osso buco in bianco. 

Prezzo: 35 € la bottiglia.

Info. Tribaut-Schloesser, 21 rue Saint Vincent, Romery, tel. +33.3.26586421, champagne.tribaut.wine (Distribuito da Ca' di Rajo Group, San Polo di Piave [Treviso], tel. 0422.855885).


Una bella occasione per brindare con l’Origine Tribaut-Schloesser potrebbe essere – senza aspettare le feste canoniche di dicembre – lo Champagne Day, che quest’anno si terrà fra pochi giorni, e precisamente venerdì 24 ottobre in tutto il mondo. Sul sito

 https://champagneday.champagne.fr/it vengono proposte tutte le iniziative di degustazione legate all’argomento, in Italia e all’estero, e chiunque può comunicare la propria, fosse pure un brindisi casalingo, registrandosi.

Se ne segnalano qui alcune. Innanzitutto quella del Bureau du Champagne in Italia (sede a Milano, tel. 02.43995767, info@champagne.it) che il 20 ottobre, in anticipo sulla data ufficiale, ha promosso con un panel di giornalisti, una degustazione di Champagne di varie tipologie da abbinare a salumi italiani, per individuare per quanto possibile i migliori pairing. 


                                                            


Sotto la guida, competente e ”democratica” di Marco Chiesa, da 15 anni ambasciatore europeo dello Champagne, wine consultant, formatore e organizzatore di eventi relativi alle famose bollicine francesi, si sono assaggiati sei Champagne di varie tipologie cercando di abbinarne ciascuno a un salume italiano (foto qui sopra). Non senza un dibattito vivace e non proprio unanime, i migliori pairing sono parsi i seguenti.

Lardo di Arnad – Pommery 1874 Blanc de Blancs Grand ApanageBrut, 100% Chardonnay, assemblaggio di vini base 2014, 2016 e 2018: pulito, nervoso, ma non troppo acido (8g/l di zucchero), bilancia bene il sapore molto salino e aromatico del lardo.

Mortadella con pistacchi – Cattier Brut Icône. Assemblaggio di Pinot Meunier (50%), Pinot Noir (30%) e Chardonnay (20%), dosage di 6 g/l (brut), 2 anni di affinamento: fresco e fruttato, grazie anche ai vini di riserva e due anni di cantina esprime fra l’altro note di pasticceria e ben si armonizza con un salume pacioso e rassicurante come la mortadella.

Coppa – Lanson Le Black Réserve, assemblaggio di Pinot Noir (50%), Chardonnay (35%) e Pinot Meunier (15%), con un terzo di vini di riserva, 5 anni di affinamento sui lieviti, 7 g/l di zucchero nel dosage. Una coppa  con venature di grasso “importanti”, note di cantina quasi terrose a cui questo brut (senza malolattica), energico, di abbastanza alta  acidità, ma anche setoso, si abbina piacevolmente.

Salame gentile – Gustave Goussard Purnoir. 100% Pinot Noir, Pas dosé (0 g/l di zuccheri), uve della Côte des Bar. Accostamento forse un po’ eccessivo di un vino molto secco, “spinto”, rispetto alla normalità di un buon salame senza fronzoli, rassicurante.

Prosciutto crudo – Castelnau Rosé. Lo Champagne è un assemblaggio non comune di Pinot Meunier (50%), Chardonnay (30%) e Pinot Noir (20%), con un dosaggio di 8 g/l, 2 anni sui lieviti. Il prosciutto è un buon Parma di 24 mesi, saporito al punto giusto, anche con una sua complessità, cui bene risponde questo rosato giustamente giovanile, nervosamente pacioso (se l’ossimoro non è troppo azzardato).

Finale scoppiettante, un crostino di pane sormontato da un leggera spalmatura di ’Nduja, il piccante salume calabrese. La proposta quasi provocatoria di Marco Chiesa è caduta su...

Crostino con ’Nduja  di Spilinga – Delavenne L’Île. Assemblaggio di Pinot Noir (60%) e Chardonnay (40%), ambedue della Montagne de Reims, basato sulle vendemmie 2015 e 2016, con un dosage di ben 32 g/l: dunque un Demi-sec (in Italia diremmo: Amabile). La ’Nduja, piccante, salata, affumicata comporta rilevanti problemi di abbinamento col vino. Il gioco è stato quello di addomesticare questi sapori così decisi, avvolgendoli nella semidolcezza di uno Champagne  appunto demi-sec. Scelta coraggiosa, interessante, che ha diviso il panel.

 

Ma ecco ora qualche suggerimento, rivolto a tutti gli appassionati gourmet, di ristoranti aderenti allo Champagne Day. 

In Lombardia, a Castione della Presolana (Bergamo), il ristorante Al Caminone dell’Hotel Milano

Alpen Resort & Spa propone per la serata di venerdì 24 ottobre (h 20) una cena con musica dal vivo e una sfilata di piatti invitanti abbinati a Champagne poco noti ma di vaglia (a sx la sala da pranzo).

Ed ecco il Menu.

Come amuse bouche, Mortadella alla brace con senape di Dijon alla lavanda e Champagne brut Blanc de blancs Premier cru, Hugues Godmé

Segue Patata di Rovetta glassata con jus di coniglio, spuma di Blu di capra – pasta sfoglia e caviale siberiano, accompagnati dallo Champagne Les Quatre Terroirs brut Blanc de blancs Grand cru, Pertois-Moriset

Primo piatto: Raviolini di scampi, brodetto di acqua di vegetazione di pomodoro, porro alla brace e basilico fresco, con Champagne brut Grand cru, Franck Bonville

Secondo: Trancio di branzino pescato confit, aria di oliva taggiasca – spuma di broccoletto alla napoletana, pinoli all’umeboshi, con Champagne Montruguet Premier cru Extra-brut 2021, R. Pouillon

Dessert: Il nostro babà al rum, crema pasticcera alla vaniglia del Madagascar, finocchietto selvatico

Prezzo: 140 € a persona. 

Info:   Al Caminone, via Pellico 3, Castione della Presolana (Bergamo), tel. 0346.36236, www.hotelmilano.com/mangiare-bere/al-caminone.

 

Roma, il ristorante Anima, nel Quartiere Trevi, dal 20 al 26 ottobre propone l’abbinamento di vari Champagne a calice con i piatti alla Carta (divisi in alcuni menu), grazie al sistema Coravin, che permette di estrarre da una bottiglia la giusta quantità di Champagne direttamente nella flûte, senza ossidare in alcun modo il vino rimanente.

Due i piatti “iconici” dello chef Antonio Gentile: Cacio e pepe con gamberi (“Un contrasto silenzioso

fra terra e mare, semplicità e raffinatezza” - foto a sinistra) - 25 €; 

Spaghetto al pomodoro con pomodorini gialli del Vesuvio (“Brillante nei sapori, povero in acidità”) – 30 €.

Prezzi. A pranzo, mediamente, 4 piatti dall’antipasto al dolce, da 85 €. A cena, sempre 4 piatti, da 100 €.

Ma ecco gli Champagne che si potranno degustare al bicchiere durante la settimana dedicata e il loro prezzo a calice. Per l’abbinamento più azzeccato con le bollicine francesi, ci si potrà confrontare con il competente sommelier Aires Da Silva.

Comte de Montaigne “Edition Label” – Côte des Bar, 20 €
Bollinger Rosé – Aÿ, 25 €.
Charles Heidsieck Brut Réserve – Reims, 30 €
Ruinart “R” Brut – Reims, 30 €
Ruinart Rosé – Reims, 30 €
Dom Pérignon Vintage 2013 – Épernay, 80 €
Perrier-Jouët “Belle Epoque” 2014 Brut – Épernay, 75 €
Krug 171ème Grande Cuvée – Reims 85 €
Jacquesson “746” Extra Brut – Dizy, 60 €

 

Info. Ristorante Anima, Salita di San Nicola da Tolentino 14, Roma, tel. 06.45249000, www.animaristoranteroma.it

 

Infine, un consiglio...campano.

Visita ai siti archeologici di Pompei venerdì 24...E poi tutti a cena (h 20) al Lira Restaurant, a brindare con lo Champagne Michel Rocourt Brut che accompagna gli antipasti di Quiche Lorraine, patate fritte al tartufo, Bun farcito con guancia di maiale e cavolo viola. 

La flûte di Amis De Bauregard Brut fa poi matrimonio d’amore con le Pappardelle al ragù di cortile, salsa alla carota e mirepoix tostata in polvere

Mentre lo Champagne Fresne Ducret Brut tiene il passo con classe al succulento Manzo al Coteaux Champenois su cremoso di patate arrosto alle erbe.

Al dessert, Tarte au chocolat con ganache al caramello salato, accompagnata dall’inconsueto Ratafia Champenois Prophète  [una sorta di dolce liquorino – 18° - a base di mosti d’uva Pinot Meunier (60%) e Pinot Noir (40%) miscelati con una dose di Cognac Fine de Champagne - foto a sinistra].

Prezzo della cena: 60 €.

Info. Lira Restaurant, via Capone 35, Pompei (Napoli), tel. 081.8505536, www.lirarestaurant.it

 

 

 

 

 

  

martedì 8 luglio 2025

Il vino come un Romanzo: una nuovissima cantina dei Colli Tortonesi, propone una degustazione di 4 suoi vini a prezzi abbordabili in due locali milanesi. Fino al 15 luglio



 

Vigne e papaveri nei Colli Tortonesi, patrie del vino Timorasso.

È sempre una festa quando nasce su un territorio vocato alla produzione del vino di qualità un nuovo produttore. E il segno, ambiguo, del successo è dato anche dall’arrivo in loco, da altre lande, di cantine già affermate. Non diversamente sta succedendo per la zona del Tortonese, provincia di Alessandria, Piemonte orientale. Qui negli ultimi 25 anni c’è stato il boom progressivo di un vino quasi dimenticato: il Timorasso. Già vi si producevano buone Barbera e discreti Cortese; ma la riscoperta e il rilancio di un moderno Timorasso (Doc Derthona), dovuta all’inizio all’opera intelligente e caparbia del vitivinicoltore Walter Massa (foto a sx) e successivamente anche di altri vignaioli innovatori, ha suscitato le mire di gruppi vinicoli esterni all’area, come i langaroli Borgogno, La Spinetta, Roagna, Vietti...

Un riconoscimento, se vogliamo, prestigioso per un vino di nicchia, ricreato quasi dal nulla; ma nello stesso tempo, secondo alcuni, un’invasione indebita di magnati del vino, quasi dei devastatori delle dolci colline tortonesi. Tutto questo ricorda, in nuce, tanti casi simili, primo fra tutti forse quello di Montalcino, dove a partire degli anni Settanta iniziarono gli investimenti americani e del resto d’Italia: due su tutti: quelli dei Mariani (Banfi) e quello del compianto ex-broker d’assicurazione Gianfranco Soldera (Case Basse).   

È la forza del successo, bellezza e tu non puoi farci proprio niente - verrebbe da dire - parafrasando l’Humphrey Bogart del film L’ultima minaccia. Suscita interesse particolare in questo quadro sfaccettato, la nascita a Montemarzino, di una nuovissima cantina (formalmente: Srl agricola) chiamata Romanzo del vino, il cui claim proclama: “Una Nuova Storia di Passione sui Colli Tortonesi”. 

H. Bogart
A parte forse l’eccesso di maiuscole, c’è del vero. Si tratta di un progetto che ha preso corpo negli ultimissimi anni e che ha portato alla creazione della cantina nel 2024. Qui la sinergia tra territoriali ed esterni sembra funzionare a meraviglia. Un gruppo di professionisti di varia provenienza - architetti, avvocati, commercialisti ed altri liberi professionisti -, tutti appassionati del vino e del territorio tortonese, si sono associati con otto piccoli viticoltori locali per dar vita, nella produzione e nel racconto, a ciò che chiamano un “romanzo liquido”. Guida il progetto, ormai realtà sia pure agli inizi, l’avvocata  Carolina Bruno, anche degustatrice esperta dell’Onav, originaria di Volpedo, il paese del Tortonese che diede i natali al grande Pellizza. 

Ognuno dei 20 membri ci mette del suo, dalle competenze ai finanziamenti, alle uve, selezionate con attenzione nei terreni dei soci agricoli situati in comuni come Montemarzino (ove è collocata anche la nuova cantina, dotata di tecnologie avanzate), Monleale, Avolasca, Viguzzolo, Villaromagnano e altri. Cuore della produzione è ovviamente il Timorasso, Derthona Doc bianco, ma sono già in vendita alcune Barbera di diversa maturazione e un rosato. Il tutto avviene con la consulenza affettuosa – un po’ dietro le quinte – di Walter Massa.

Per i milanesi c’è un’occasione di degustazioni imperdibile fino a martedì 15 luglio, organizzata da EustachiOra byAnamCommunication ( www.anamcommunication.it ) . “3 vini + 1” alla prova d’assaggio in due locali della zona orientale di Porta Venezia. Il “percorso” prevede una prima tappa da Sapori Solari Cocktail Bistrot di via Stoppani 11 (aperto dalle 18), ove viene proposto un calice del Rosato Grande Airone (nome dedicato a Fausto Coppi, il grande ciclista di Castellania (paesino dei Colli tortonesi) e uno di Derthona Timorasso. Qui e nel successivo locale non solo si degusteranno i vini, ma se ne potrà parlare con dei responsabili della cantina o con gli stessi titolari. Ci si sposterà poi a piedi nel vicino Polpetta D.O.C. di via Eustachi 8 (aperto dalle 17,30), dove si assaggerà il rosso Fotoromanza, a base di Barbera con una pennellata di Croatina (che nel Tortonese è diversa da quella dell’Oltrepò pavese, essendo pià strutturata e complessa dal punto di vista aromatico). E il “+1”? Il quarto vino, sempre da Polpetta, è costituito da un secondo bicchiere del Fotoromanza. 

Il ticket totale è di 15 euro, acquistabile nel primo locale di partenza. Per informazioni immediate in loco si può anche inquadrare il QR presente sul ticket.

Abbiamo provato in anteprima i tre vini. Ed ecco le impressioni d’asseggio. Con un

paio di premesse. Le bottiglie utilizzate  per tutti sono delle borgognotte leggere, del peso di 410 gr (il peso solitamente si aggira fra i 500 e i 900 gr), con evidente risparmio in termini di sostenibilità ambientale. Tutte le fermentazioni si sviluppano con lieviti indigeni (cioè già presenti nel mosto) e non con i “selezionati”, che vengono aggiunti al mosto per orientare meglio la fermentazione, rischiando però una certa standardizzazione. Infine le bottiglie sono tutte chiuse con tappo a vite, ma di diversa fattura, per permettere in alcuni casi una certa osmosi con l’ambiente esterno. 

 

Grande Airone, Vino Rosato d’Italia 2024. L’uvaggio è costituito da Barbera (50%) Dolcetto (30%), Croatina (10%) e Uva rara (10%).  Dopo la pressatura soffice e la filtrazione, il vino si affina in bottiglia
per qualche mese. Il colore rosa ricorda quello di certi accesi tramonti marini o anche la buccia di cipolla; al naso tenui sentori di lampone e ribes; in bocca, secco, fresco, ancora un po’ acidulo, di discreta persistenza. Un vino da bere ben fresco, “estivo”, che potrebbe acquisire un minimo di complessità in più nel biennio.
Abbinamenti consigliati: Salame cotto; Salame delle Valli tortonesi; pizze semplici, come la Margherita; Orata in guazzetto; Sauté di cozze al pomodoro.

10.800 bottiglie. Prezzo: 11,50 € la bottiglia.

 

Derthona, Colli Tortonesi Doc 2023. 100% Timorasso, cuvée di uve coltivate in varie località, da Avolasca a Viguzzolo, da Monleale a Montemarzino. La vinificazione avviene tramite macerazione pellicolare (bucce a contatto col mosto) per un giorno, a 10°. Il vino sosta poi per un anno sulle sue fecce nobili, in tini d’acciaio e si affina quindi per almeno 5 mesi in bottiglia. 
Il colore è di un bel paglierino intenso; profumi appena accennati di frutta estiva (pesca, albicocca); in bocca, secco, mediamente sapido e persistente, promette di evolversi bene ancora per qualche anno. Data la relativa gioventù non si avvertono i caratteristici sentori minerali (idrocarburi), che hanno fatto pensare, a volte, ai Riesling della Mosella.

Abbinamenti consigliati: primi piatti a base di frutti di mare (anche risotti); Coniglio alla ligure; formaggi saporiti, in primis il magnifico Montebore, tipico del Tortonese.

8.400 bottiglie. Prezzo: 18,50 € la bottiglia.

 



Fotoromanza, Vino Rosso d’Italia 2024. Barbera al 95%, più un 5% di Croatina. Le uve provengono dal territorio di Villaromagnano, da un vigneto esposto a meridione. La vinificazione ha luogo tramite una macerazione di circa 9 giorni, segue la fermentazione, con stabilizzazione a freddo; il vino si affina in bottiglia per circa 4 mesi.

Bel colore rosso rubino, con qualche riflesso viola; al naso si riconoscono la violetta e poi la marasca; in bocca secco, fresco, tannini delicati, che possono permettere anche qualche inusuale accostamento, per esempio con fragole o lamponi. 

Abbinamenti consigliati: Salame Nobile del Giarolo; agnolotti al sugo d’arrosto; Vitello tonnato; Pollo al curry; tra i formaggi: Raschera, Montebore, Robiola di Roccaverano.

4.000 bottiglie. Prezzo: 13 € la bottiglia.


Info.   Romanzo del vino, loc. Il Castellazzo, Montemarzino, https://tastederthona.com

Sapori Solari-Cocktail Bistrot, via Stoppani 11, Milano, tel. 02.36513702. Polpetta D.O.C., via Eustachi 8, tel. 02.29517983. Anam Communication, www.anamcommunication.it.