Le colline vitate attorno all'azienda Le Manzane, a San Pietro di Feletto |
Il nome colpisce. Bombardati dagli spot televisivi come siamo,
di primo acchito si pensa al personaggio di una carne in scatola: Ringo. Ma no,
Sprìngo, in dialetto veneto, vuol
dire ragazzo sveglio, che capisce al volo. E, in inglese, richiama la primavera
(spring). È per questo che Ernesto
Balbinot, titolare de Le Manzane di San Pietro di Feletto (Treviso), l’ha
adottato per disegnare i vigneti e soprattutto i vini Prosecco che ne sarebbero
derivati. L’anno scorso ha creato e lanciato il Conegliano Prosecco Superiore
Docg Sprìngo Bronze Rive di Manzana Dry; quest’anno, in primavera, è stata la
volta del “medesimo” Prosecco, ma di un territorio attiguo, le Rive di
Formeniga, chiamato Sprìngo Blue, in versione Brut. Ambedue vini di collina
(nella parlata locale per rive s’intendono i vigneti posti su terreni scoscesi:
sono in tutto 43 le rive autorizzate nella zona Docg), da uve glera, ricche di
aromi e di adeguata acidità (grazie all’escursione termica giornaliera) e
raccolte manualmente. L’uva si trasforma in vino e prende la spuma nelle
autoclavi della cantina delle Manzane, letteralmente incastonata dentro una
collina, con un muro interno di contenimento impressionante in spessore e
altezza, continuamente controllato da sensori. Il nome è quello della fascia
collinare su cui si estendono i principali vigneti aziendali, fra Tarzo e
Conegliano Veneto, Manzana appunto, terreni fertilissimi, frutto di una
glaciazione detta wurmiana, rossastri (non a caso chiamati anche “ferretto”),
il cui colore però vira spesso sul bruno-giallastro a causa di alluvioni
argillose.
E gli Sprìngo, alla fin fine? “Di grande livello e spiccato
pregio”, per utilizzare una definizione della Fis, la Fondazione italiana
sommelier.
Il Bronze, dry, è di
un giallo paglierino luminoso, perlage fine, profumi intensi di lavanda e
glicine, e di frutta: pesche, pere, banane…fresco e vivace, cremoso e
amabilmente sapido. Da aperitivo, ma anche da dolci non molto zuccherati, a
fine pasto; da provare con i crostacei, per esempio uno spiedino di gamberi
tostati con mandorle, come lo fanno, con rara maestria, al ristorante Cà del Poggio, sempre a San Pietro di
Feletto.
Sprìngo, Prosecco femminile? |
Lo Sprìngo Blue è
invece abbastanza secco, pur nella freschezza e sapidità che contraddistingue
la tipologia, cremoso e fruttato, quasi agrumato. Il colore paglierino tende al
bianco platino, mentre al naso si esprime con profumi di mughetto e glicine, ma
anche di salvia, poi mela, agrumi, cenni minerali. Perfetto aperitivo da
cicchetti della tradizione veneta, esemplare coi bigoli con frutti di mare,
risotto alla zucca, totani ripieni.
Ma gli Sprìngo (non più di 25mila bottiglie) non sono che la
punta di una piramide formata da oltre 900mila bottiglie vendute ogni anno. Al
cui vertice va aggiunto almeno il Conegliano
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry 20.10 Millesimo, frutto di
una produzione ridotta, con trattamenti anch’essi ridotti al minimo e di un
mosto-fiore che riposa sui lieviti della prima fermentazione acquisendo così
maggiore struttura. Balsamico e fragrante, si rivela in bocca sapido, quasi
minerale, con un perlage molto fine e persistente. Ottimo con frutti di mare,
baccalà mantecato, filetti di rombo chiodato ai peperoni, sogliola alla mugnaia.
La gamma delle Manzane annovera ancora altri Prosecco Superiore
Conegliano Valdobbiadene e un esemplare spumante brut rosé, il Ròseo (da glera al 95%, più un 5% di
merlot, uve tutte raccolte nella zona Doc del Prosecco), fresco e sapido, da
pesce e carni bianche, rapporto qualità/prezzo vincente (5,50 € nel negozio
aziendale).
Da segnalare anche alcuni vini fermi, come il caratteristico Verdiso, un bianco asciutto e delicato,
con ricordi di mela verde, retrogusto amarognolo, da piatti di pesce non troppo
salsati, ma anche risotti alle erbe. Il Manzoni
bianco, pur secco in bocca, che al naso e al retrogusto presenta sentori
aromatici intensi, in particolare di ginestra in fiore. Da provare con sauté di
cozze o paccheri con vongole e zucchine. Ancora, due buoni rossi della Marca
Trevigiana, il Kaberlò (uvaggio di Cabernet e Merlot) e un Cabernet in purezza.
Ultimo ma non ultimo, L’eccellente
Marzemino (ricordate il Don Giovanni
di Mozart: “Versa il vino! Eccellente Marzemino!”), in versione passita, un
Colli Trevigiani Igt dal profumo di more, dolce con retrogusto amarognolo: perfetto
con crostata di prugne, torta sbrisolona e persino formaggi come l’elettivo
Millefoglie al Marzemino o il Formajo Ciock al vino rosso della Latteria Perenzin (per altre info, vedi sotto).
Dietro questa produzione, che varia, qualitativamente, dal molto
buono all’eccellente, non ci sono solo vigne coltivate come giardini e una
cantina tecnologicamente all’avanguardia, laboratorio compreso, ma persone
vere: la famiglia Balbinot, dal fondatore Osvaldo con la signora Elsa al figlio
titolare Ernesto con la moglie Silvana, al nipote Marco, appena entrato nello
staff, con sua sorella Anna, in procinto di farlo. Tre enologi, due enotecnici
e un agronomo, più la forza vendita, per una distribuzione che si rivela in aumento
di anno in anno, al ritmo, ultimamente, di 100mila bottiglie l’anno, grazie
anche all’export: 65% del fatturato totale, proiettato anche in Africa e Asia,
oltre che in Europa, Usa, Canada e Brasile. Si pensa anche alla salute del
consumatore, tutelata dal Protocollo vinicolo della Docg, osservando le
apposite linee guida dedicate fra l’altro alla salvaguardia del territorio di
produzione e del paesaggio (candidato, come Terre del Prosecco, a entrare a far
parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco). Per non dire della Vendemmia benefica, in cui il ricavato
di una specifica raccolta va ogni anno a sostegno di progetti di solidarietà. O
delle 250mila bottiglie di Prosecco Superiore Extra Dry e Brut che ogni anno
vengono distribuite con un’etichetta supplementare stampata in Braille per i
non vedenti.
Info, indirizzi, manifestazioni
Azienda
agricola Le Manzane, via Maset 47/b, San Pietro di Feletto (Treviso), tel.
0438.486606, www.lemanzane.com. Qualche prezzo di vendita al Wine shop aziendale: Sprìngo, 8,30 €; Prosecco 20.10, 7,30 €; Ròseo spumante, 5,50 €; Manzoni bianco, 5,20 €; Verdiso, 4,70 €; Marzemino passito in astuccio, 14 €.
Dormire e
mangiare
Marco Stocco, chef di Ca' del Poggio |
Relais Ca’
del Poggio, via dei Pascoli 8, San Pietro di Feletto (Tv), tel.
0438.486795, www.cadelpoggio.it. Tra i
colli e le vigne del Prosecco Superiore, prospicente la salita battezzata Muro
di Ca’ del Poggio, teatro di tappe del Giro ciclistico d’Italia, ristorante ed
hotel sono raccolti, eleganti, gestiti familiarmente ma con professionalità
dalla famiglia Stocco. L’hotel è un 4 stelle con belle camere, alcune con vista
panoramica e balcone. Il ristorante è specializzato in pesce: fra i piatti più
gustosi: mantecato di baccalà e calamari, tagliolini al Verdiso con gransoporo,
zuppa di fagioli e moscardini, risotto Prosecco e mare, rombo al cartoccio. Prezzo medio: 60 €.
Da non perdere sabato 9
luglio nel giardino del Relais, la manifestazione Prosa – Prosecco&rosa: oltre 50 aziende vinicole del territorio
presentano i loro Prosecco e i vini rosati. Orari: 17-24. Degustazione libera
dei vini, abbinati a piatti del ristorante, 35 €. In camera doppia, prima
colazione, spa e parcheggio compresi, 95 € in totale. www.proseccoerosa.it.
Rosette di pasta alle rosoline di campo |
Al Capitello, via San
Francesco 1, Corbanese di Tarzo (Tv), tel. 0438.564279, www.ristorantealcapitello.com. Nel bel giardino
esterno si può prendere l’aperitivo e anche pranzare. All’interno, nell’antico canevòn (cantina) con muri di pietra, camino e capriate in legno, si
assaporano piatti territoriali, spesso arricchiti da erbe spontanee, dalle
ortiche ai bruscandoli, dal tarassaco agli asparagi selvatici, colti dalle
stesse mani dei titolari, lo chef Tiziano Poloni e sua moglie Fiorella. E in
autunno subentrano castagne e funghi (russole, alberelle, steccherini e poi
ovuli e porcini). Da provare in questo periodo almeno le rosette di pasta
fresca alle rosoline di campo, ricotta di capra e semi di papavero e i
muscoletti di vitellone ai funghi di bosco e polenta. C’è anche un menu completamente
vegetariano. Sui 30 €.
Comprare
Latteria
Perenzin, via Cervano 85, San Pietro di Feletto, tel. 0438.34874, www.perenzin.com. Qui non solo nascono
formaggi straordinari, a volte unici, grazie al perfetto binomio tradizione-sperimentazione,
ma nel grande negozio-cheese bar-ristorante Per-percorsi enogastronomici di ricerca, li si può acquistare,
provare, abbinare ai grandi vini del territorio, infine assaggiare in piatti
cucinati con estro e rigore sotto la direzione dello chef Flavio Brisotto.
L’anima di tutto sono Carlo Piccoli, che si definisce “creatore di formaggi” ,
e sua moglie Emanuela, che non solo hanno sempre le mani in pasta
(di cacio),
ma organizzano corsi, visite guidate, e viaggiano per il mondo per far
conoscere la loro produzione. Tra i formaggi più intetressanti, la serie dei
cosiddetti ubriachi, come la bufala al Glera, il millefoglie al Marzemino (di
capra), il capra al Traminer e il Formajo Ciock, al vino rosso (di vacca). Non
da meno il tradizionale Montasio, il Castel Formaggio medievale, le caciotte
nel fieno, la robiola biologica…e mille altri.
Formaggi in affinamento in cantina |
Il libro
La cosa
migliore è andarci. Conegliano, la Urbs picta, patria del famoso pittore Cima, nella sua Contrada Granda
presenta tracce evidenti, a volte maestose, dei dipinti che la arricchirono fra
il ’400 e il ’600. In particolare sulla facciata del Duomo e all’interno (sopra
l’altar maggiore, una pala del Cima). E poi nella straordinaria Sala dei
Battuti, sopra il porticato, con le pareti affrescate da Francesco da Milano e da
un altro misterioso pittore flandro-veneto, un notevole soffitto a cassettone e
arazzi “fiamminghi” di pregio, del ’500, in una sala adiacente. Le bellezze di
Conegliano sono illustrate con parole e foto nel bel libro di Maurizio e Michele
Potocnik Conegliano con il gusto in bocca
e gli occhi all’insù (Club Magnar Ben Editore, tel. 0438.21574, www.magnarben.it, pagg. 152, 19,80 €). Bellezze ma anche bontà culinarie, come si evince dal titolo: 12
affreschi, raccontati dall’architetto Michele Potocnik, “abbinati” a 12 piatti
di altrettanti ristoranti e a 12 vini del territorio: una tripla guida, se vogliamo,
con testi anche in inglese, preziosa e divertente allo stesso tempo.